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Il Foglio sportivo - that win the best

Un brindisi a Mou, che rende più simpatici persino gli astemi

Jack O'Malley

La scommessa di Tuchel e le sconfitte degli Spurs. Dopo il virus, su Tokyo 2021 si abbatte il femminismo

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Siamo sinceri: ma dove lo trovate un altro come José Mourinho, uno che ha la capacità di trasformare qualsiasi cosa lo riguardi in spettacolo, notizia, divertimento, chiacchiera da pub. Il fatto è che pure quelli che lo incrociano migliorano, avendo a che fare con lui. Prendete Tottenham-Chelsea di giovedì sera: una partita decisamente brutta e noiosa come un’intervista a Zingaretti, decisa da un rigore per i Blues a metà del primo tempo. Alla vigilia Mou aveva stuzzicato il neo allenatore della sua ex squadra, il tedesco Thomas Tuchel, dicendo che al Chelsea è facile vincere, dato che dopo di lui lo avevano fatto anche Ancelotti, Conte e Sarri. Non esattamente il capo dei simpatici, Tuchel ha spiegato che per una vittoria contro gli Spurs avrebbe addirittura bevuto un gin tonic. Il manager tedesco è infatti vegetariano e astemio (spero per lui non anche europeista e liberal), ma ha capito che per far parlare di sé più che dello Special One doveva spararla grossa.

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Siamo sinceri: ma dove lo trovate un altro come José Mourinho, uno che ha la capacità di trasformare qualsiasi cosa lo riguardi in spettacolo, notizia, divertimento, chiacchiera da pub. Il fatto è che pure quelli che lo incrociano migliorano, avendo a che fare con lui. Prendete Tottenham-Chelsea di giovedì sera: una partita decisamente brutta e noiosa come un’intervista a Zingaretti, decisa da un rigore per i Blues a metà del primo tempo. Alla vigilia Mou aveva stuzzicato il neo allenatore della sua ex squadra, il tedesco Thomas Tuchel, dicendo che al Chelsea è facile vincere, dato che dopo di lui lo avevano fatto anche Ancelotti, Conte e Sarri. Non esattamente il capo dei simpatici, Tuchel ha spiegato che per una vittoria contro gli Spurs avrebbe addirittura bevuto un gin tonic. Il manager tedesco è infatti vegetariano e astemio (spero per lui non anche europeista e liberal), ma ha capito che per far parlare di sé più che dello Special One doveva spararla grossa.

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Risultato? Ha vinto, si sbronzerà con un cocktail anni Ottanta e tutti torneremo a parlare ancora di Mou. A cui l’altro giorno hanno “regalato” una coppa di carta: con i soldi vinti grazie alla scommessa sulla vittoria del Brighton contro il Tottenham, un tifoso indiano ha comprato una pagina pubblicitaria dell’Enfield Independent con disegnato un trofeo, “probabilmente l’unico che vincerai quest’anno”. Meno male che c’è Mou, anche se sconfitto e dileggiato resta una delle poche certezze in cui nemmeno le grandi verità della vita trovano più spazio. Clamorosa in questo senso la vicenda di Yoshiro Mori, il capo del comitato organizzatore delle Olimpiadi di Tokyo 2021. Come se non bastasse la pandemia, sui Giochi si è abbattuto anche il femminismo: Mori è colpevole di avere detto che le riunioni a cui partecipano le donne tendono a dilungarsi perché parlano troppo, e avendo un forte senso di rivalità si sentono in dovere di intervenire tutte se una di loro prende la parola.

 

Non aspettando altro, chiunque ha iniziato ad attaccare Mori dandogli del maschilista sessista retrogrado. Umiliato anche dalla moglie, che lo ha definito “nemico delle donne”, il presidente del comitato organizzatore delle olimpiadi giapponesi ha dovuto fare la faccia triste di uno a cui è morto il pesce rosso e chiedere pubblicamente scusa, mentre sui social (e dove se no?) era trending la richiesta di dimissioni, c’era chi approfittando dell’indignazione diceva che bisogna avere rispetto per l’uguaglianza tra generi e per le persone con disabilità, e i giornali raschiavano il fondo del barile per trovare sue dichiarazioni poco corrette nel passato. Per ora Mori resiste, i media di Pavlov di tutto il mondo hanno attivato il generatore automatico di articoli contro il sessismo e lo hanno dipinto come un Jack lo Squartatore olimpico con gli occhi a mandorla. Io alzo la mia bionda, brindo a Mou e a Mori (e anche un po’ a Tuchel, dai).

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