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Il Foglio sportivo - il ritratto di Bonanza

La solitudine dei numeri 1

Alessandro Bonan

Quello che accomuna Diego Armando Maradona, Lionel Messi, Pelé e Cristiano Ronaldo

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La solitudine degli eroi è un tema ricorrente nella storia, nella letteratura e perfino nell’arte, qualsiasi essa sia. E come non considerare arte anche il calcio, una nobilissima e popolare forma d’arte, che tanto ci appartiene e ci tiene uniti o divisi da pareti di vetro come quelle del tifo, attraverso le quali ci guardiamo in finto cagnesco per poi ritrovarci come le star a bere del whisky in qualche bar (o almeno succedeva prima del Covid). Le star del tifo siamo noi, con le nostre debolezze per gli eroi, appunto, i calciatori simbolo di ogni epoca. I numeri uno, che soli in teoria non dovrebbero essere mai eppure a volte ci sembrano tali, nonostante l’affetto della gente. Ma è un affetto distante, impalpabile, che quando si avvicina è spesso falso e ingannevole. Basti pensare a Diego Armando Maradona, il numero uno di sempre, di cui si leggono in questi giorni ulteriori dettagli sulla miseria che lo circondava senza che lui se ne accorgesse, o forse sapendolo così tanto da lasciarsi andare, morire.

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La solitudine degli eroi è un tema ricorrente nella storia, nella letteratura e perfino nell’arte, qualsiasi essa sia. E come non considerare arte anche il calcio, una nobilissima e popolare forma d’arte, che tanto ci appartiene e ci tiene uniti o divisi da pareti di vetro come quelle del tifo, attraverso le quali ci guardiamo in finto cagnesco per poi ritrovarci come le star a bere del whisky in qualche bar (o almeno succedeva prima del Covid). Le star del tifo siamo noi, con le nostre debolezze per gli eroi, appunto, i calciatori simbolo di ogni epoca. I numeri uno, che soli in teoria non dovrebbero essere mai eppure a volte ci sembrano tali, nonostante l’affetto della gente. Ma è un affetto distante, impalpabile, che quando si avvicina è spesso falso e ingannevole. Basti pensare a Diego Armando Maradona, il numero uno di sempre, di cui si leggono in questi giorni ulteriori dettagli sulla miseria che lo circondava senza che lui se ne accorgesse, o forse sapendolo così tanto da lasciarsi andare, morire.

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E viene in mente il numero uno dopo El Diez, Lionel Messi, portato in strada e spogliato come un peccatore a cui tirare le pietre, da voci agitate chissà da quale mente sofisticata in grado di orientare l’opinione pubblica sulla sua ombra, ora che il club per eccellenza, il famoso Barcellona, naviga in acque piene di debiti e fango. Messi, con quella faccia interdetta che mai è facile interpretare, chiedendoci se sia felice o triste, Gioconda del pallone. Lionel, che prigioniero dei suoi stessi soldi fa fatica ad espatriare da una regione-stato, la Catalogna, e sembra quasi abbandonato sopra un letto di fantastiliardi come un Paperone preoccupato.

 

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Sopra di loro veglia un certo Pelé che fu numero uno prima di tutti ma che recentemente trema, si fa per dire, vista la solidità un po’ torpida – sia detto con affetto – dell’uomo. Trema perché il suo record di gol fatti, quello su cui noi signori abbiamo fin da piccoli dipinto affreschi di fantasia, sta per cadere sotto i colpi di un altro numero uno, il Cristiano più incline all’isolamento che c’è: Ronaldo. La suggestione carica il pensiero e lo arricchisce di concetti inadeguati come probabilmente questo, la solitudine di CR7. Ma uno che quando segna va rintanarsi verso l’angolo, saltando come un ginnasta nel corpo libero, uno che prende il virus a pallate di neve, uno che quando gli viene chiesto di cambiare ruolo, cambia il mister, e quando lo cambia il mister (quello nuovo) chiede perché tocchi a lui e non a qualcun altro, ci sembra che voglia giocare una partita circondato soprattutto da se stesso. Vincente si, ma in solitudine.

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