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Calcio & Business

Viva i soldi di Messi

Maurizio Crippa

Populismo calcistico sul contratto (550 milioni in quattro anni) della Pulce. Ma il Barcellona, a parte altri disastri, ne ha spesi 395 in tre anni per tre mezzi flop. Invece Leo Messi, dopo gli addii di Xavi, Iniesta e altri big ha tenuto su la squadra praticamente da solo. Le star costano, ma rendono

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Tu schiaccia la pulce, tanto è piccola e il gioco è facile. Tu schiaccia la pulce, se ci riesci, perché prima devi riuscire a prenderla. E la Pulce sa fare i numeri, eccome se li sa fare, e i numeri sono dalla sua parte. Tutti, quelli sul campo ma anche quelli sul contratto. In tutta Europa il calcio-business corre in discesa verso l’ultimo stadio (vuoto) del suo tracollo, maledetta pandemia ma non solo quella: il pallone si era bucato tanto tempo prima. Entro la fine del 2021 (un anno e mezzo di stadi chiusi) i top club europei perderanno due miliardi di euro, dati di Deloitte Football Money League. Come rimediare non lo sa nessuno, per ora si lavora a tagliare il tetto ingaggi, che è la cosa più facile, e a risparmiare sugli acquisti, ed era ora. Il resto è buio come quando spengono le luci a San Siro, e allora tu dai la colpa alla Pulce. Il madrileno El Mundo ha pubblicato (cherchez la manina) l’ultimo contratto quadriennale e in scadenza nel 2021 di Leo Messi, il più grande calciatore del mondo degli ultimi quindici anni (assieme, secondo una narrazione ricorrente, al suo gemello diverso e quasi altrettanto pagato) e la cifra del contratto è monstre: 555 milioni di euro.

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Tu schiaccia la pulce, tanto è piccola e il gioco è facile. Tu schiaccia la pulce, se ci riesci, perché prima devi riuscire a prenderla. E la Pulce sa fare i numeri, eccome se li sa fare, e i numeri sono dalla sua parte. Tutti, quelli sul campo ma anche quelli sul contratto. In tutta Europa il calcio-business corre in discesa verso l’ultimo stadio (vuoto) del suo tracollo, maledetta pandemia ma non solo quella: il pallone si era bucato tanto tempo prima. Entro la fine del 2021 (un anno e mezzo di stadi chiusi) i top club europei perderanno due miliardi di euro, dati di Deloitte Football Money League. Come rimediare non lo sa nessuno, per ora si lavora a tagliare il tetto ingaggi, che è la cosa più facile, e a risparmiare sugli acquisti, ed era ora. Il resto è buio come quando spengono le luci a San Siro, e allora tu dai la colpa alla Pulce. Il madrileno El Mundo ha pubblicato (cherchez la manina) l’ultimo contratto quadriennale e in scadenza nel 2021 di Leo Messi, il più grande calciatore del mondo degli ultimi quindici anni (assieme, secondo una narrazione ricorrente, al suo gemello diverso e quasi altrettanto pagato) e la cifra del contratto è monstre: 555 milioni di euro.

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Così il gioco dei più fessi è dire “scandalo”, e di quelli appena più informati, ma neanche troppo, è dire che il tracollo del Barça (che da anni corre in solitaria incoscienza verso il miliardo di debiti) è colpa di Leo Messi. Facile come un gol a porta vuota. Ma tu prova a prenderla, la Pulce. La verità invece è che Messi, in questi suoi ultimi quattro anni di contratto (che, spalmati, fanno cento e rotti l’anno) ha giocato da solo. E che in pratica ha tenuto su da solo, a furia di gol e dribbling e assist e magie e persino merchandising, l’ex regina del calcio degli ultimi vent’anni. La migliore società per visione e gestione degli ultimi decenni. Ha vinto ancora due campionati nel 2018 e 2019 e due Coppe del Re, 2017 e 2018 e ancora un Pallone d’oro nel 2019, si parva licet. Anche se l’ultima Champions, di quattro che ha vinto, è del 2015. Ovvero dell’ultimo anno di Xavi, il più grande.

    

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Poi anche gli altri grandi se ne sono andati. Dani Alves ha detto addio nel 2016, Don Andrés salutò nel 2018, e persino Neymar è emigrato per 222 milioni nel 2017. Negli ultimi anni, anche a occhio nudo, il mitico Barcellona Més que un club s’è rimpicciolito a squadra normale, anzi a tendenza scarsa, e se è rimasto a galla nei posti alti lo deve soprattutto a lui.

 

Anche i soldi “buttati” per il suo contratto si ridimensionano, se si pensa agli ultimi mercati forsennati: Dembélé fu pagato 130 milioni nel 2017, Coutinho 145 milioni nel 2018 e Griezmann 120 nel 2019. Fanno 395 milioni in tre anni per tre non certamente chiaviche, ma che con indosso la maglia blaugrana si sono dimostrati tre evidenti flop. Il resto lo hanno fatto una gestione dissennata delle finanze e del settore tecnico, nonché il prosciugamento della mitica Cantera, da cui negli ultimi  anni sono usciti pochi talenti, costringendo ad acquistarli altrove.

 

Ma in tutto questo la colpa è di Messi. Perché esiste anche il populismo calcistico e fa danni pure quello, e come quello politico viene di solito evocato per coprire le magagne delle cose che non funzionano (la guerra di potere e di cordate dentro al club è la cronaca di un suicidio annunciato).

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Per fare il paragone più ovvio, il suo gemello-rivale diverso, CR7, è costato alla Juventus oltre 300 milioni in quattro anni, nelle stime più strette. Se vincerà quest’anno quello che doveva già aver vinto, saranno stati soldi ben spesi, altrimenti saranno stati soldi ben spesi lo stesso. Perché le star costano come star. E gli stadi chiusi non sono colpa di Messi.
 

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