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Il Foglio Sportivo

Tokyo prepara la bolla: "I Giochi si fanno"

Francesco Gottardi

Quattro scenari per le Olimpiadi, dal tutto chiuso al quasi normale. “Ma nessun piano B per rinviarle”, dice il Cio

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Chiamatelo pure World Olympic Forum. Non è Davos ma Tokyo, la città virtuale del webinar organizzato da Aips – l’Associazione internazionale della stampa sportiva. Obiettivo dichiarato al 26 gennaio: “Far svolgere i Giochi più sicuri di sempre”, garantisce Lucia Montanarella, responsabile delle operazioni media del Cio. Doppio sospiro di sollievo, dunque, sul fronte a cinque anelli: se l’Italia ha evitato in extremis l’infamante sospensione dal Comitato olimpico grazie al decreto salva-autonomia del Coni, in quelle stesse ore anche l’allarme generale più temuto – “Il Giappone pronto ad annullare tutto”, annunciava il Times – è stato disinnescato. Il quadro è come sempre più complicato degli slogan, ma non per questo spinge al pessimismo: “Non siamo nella stessa, proibitiva situazione dello scorso marzo”, spiega il portavoce delle Olimpiadi ai 300 partecipanti collegati da tutto il mondo. “Da allora la ricerca scientifica ha fatto passi da gigante, lo sport ha ripreso a funzionare, anche senza pubblico, e noi abbiamo cercato di immaginare la vita al 23 luglio 2021”, giorno della cerimonia di apertura. “Preparandoci di conseguenza”.

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Chiamatelo pure World Olympic Forum. Non è Davos ma Tokyo, la città virtuale del webinar organizzato da Aips – l’Associazione internazionale della stampa sportiva. Obiettivo dichiarato al 26 gennaio: “Far svolgere i Giochi più sicuri di sempre”, garantisce Lucia Montanarella, responsabile delle operazioni media del Cio. Doppio sospiro di sollievo, dunque, sul fronte a cinque anelli: se l’Italia ha evitato in extremis l’infamante sospensione dal Comitato olimpico grazie al decreto salva-autonomia del Coni, in quelle stesse ore anche l’allarme generale più temuto – “Il Giappone pronto ad annullare tutto”, annunciava il Times – è stato disinnescato. Il quadro è come sempre più complicato degli slogan, ma non per questo spinge al pessimismo: “Non siamo nella stessa, proibitiva situazione dello scorso marzo”, spiega il portavoce delle Olimpiadi ai 300 partecipanti collegati da tutto il mondo. “Da allora la ricerca scientifica ha fatto passi da gigante, lo sport ha ripreso a funzionare, anche senza pubblico, e noi abbiamo cercato di immaginare la vita al 23 luglio 2021”, giorno della cerimonia di apertura. “Preparandoci di conseguenza”.

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Perché questa è la posizione ufficiale: “Non c’è nessun piano B”, per un ulteriore rinvio dei Giochi al 2022. “Abbiamo invece creato quattro differenti scenari in cui ci potremmo verosimilmente trovare quest’estate: dalle massime restrizioni di viaggio e circolazione delle persone nei singoli paesi a una condizione di quasi-normalità. Lo status quo, la pandemia più o meno severamente ancora fra noi, è molto simile a una delle opzioni nel nostro spettro”. Minimo comune denominatore: “In nessun caso stiamo considerando la variabile vaccini, né per l’intera popolazione coinvolta né per gli atleti”, sottolinea Montanarella. Un modo per tutelarsi da ulteriori shock negativi e riuscire a programmare anche nel worse-case scenario. “Siamo consapevoli dell’enormità della sfida: creare una bolla all’interno del villaggio olimpico”, sulla falsariga degli esemplari playoff Nba 2020. E non a caso, appena sentita scricchiolare la candidatura nipponica, la Florida in settimana si era fatta avanti rapace. Ci è voluto l’intervento di Thomas Bach per smentire le voci e dare un segnale di solidità: “Le speculazioni fanno male a chi sta lavorando duro per questi Giochi”, ha dichiarato il numero uno del Cio. “Il Giappone, il Comitato organizzatore e gli atleti: hanno tutti il nostro supporto”.

 

A Orlando comunque si trattò di circa 1.000 persone, tutte già negli Stati Uniti. Per le Olimpiadi sono attesi oltre 11 mila partecipanti da 206 paesi. Senza contare il gigantesco indotto degli addetti ai lavori disseminati per Tokyo: “E infatti – torniamo su Zoom – il loro numero purtroppo sarà drasticamente tagliato, a partire dalla stampa e dai fotografi che avranno mobilità ridotta anche all’interno del villaggio. Abbiamo ridisegnato gli impianti per garantire il distanziamento sociale – due metri fra atleti e non-atleti, uno altrimenti – e non è l’unica novità logistica: per la prima volta nella storia della manifestazione i medaglisti rilasceranno dichiarazioni in videoconferenza”. Prepariamoci a qualcosa di diverso: “Saranno delle Olimpiadi contingentate”, tira le somme Montanarella. “Ma oltre alla frustrazione c’è il fascino dell’impresa: la semplice immagine di avere comunque i Giochi dovrà essere più forte degli spalti vuoti”.

 

  

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Anche il Giappone non si chiama fuori, nonostante le difficoltà e la pressione dell’opinione pubblica: “C’è scetticismo diffuso”, ammette Shinsuke Kobayashi, amministratore delegato dell’ufficio stampa olimpico e secondo panelist della conferenza. “Il paese sta vivendo le settimane peggiori della pandemia e questo si ripercuote sulle Olimpiadi”: secondo un recente sondaggio di Kyodo News, quasi l’80 per cento dei giapponesi le vorrebbe cancellare o rinviare. “È verosimile che lo stato di emergenza verrà prorogato oltre la data prefissata del 7 febbraio, ma sono convinto che al primo miglioramento cambierà in fretta anche il sentimento popolare”. Un altro mese in apnea. Poi a marzo il momento clou: “I test event per i Giochi, la ripartenza della torcia olimpica da Fukushima. Se questi andranno a buon fine sarà una grande spinta verso Tokyo 2020”. Per ora i nervi dell’organizzazione nipponica tengono. E pazienza per le perdite attese: fino a 19 miliardi di euro nel caso di un’Olimpiade senza pubblico (ma 35 se dovesse saltare tutto), le ultime stime della Kansai University di Osaka. “Ormai non ne facciamo tanto una questione di deficit o guadagni – il commento molto zen di Kobayashi – in ballo c’è soprattutto l’orgoglio dei Giochi. E il Cio sta facendo di tutto per preservarlo”.

 

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È il filo conduttore che ha tenuto insieme il webinar, all’insegna dell’intraprendenza: dagli Stati Uniti il fotoreporter David Kemper lancia la suggestione del “creative shooting”, a cui gli operatori dovranno ricorrere date le rigide postazioni negli impianti, mentre Donna De Varona – che a Tokyo 1964 vinse due ori nel nuoto – insiste sulle implicazioni sociali di queste Olimpiadi: “L’umanità che si riunisce nello sport e nella gioventù è il messaggio più forte che possiamo dare, a un mondo che da un anno combatte un nemico invisibile”. Le fa eco Gianni Merlo, presidente di Aips: “Non è questione di se, ma di come avvicinarci ai Giochi. Che siano la luce in fondo al tunnel”.

 

 

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