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Verso l'89a edizione

Il Rally di Montecarlo 2021 "sarà mortificante", ci dice Miki Biasion

Massimiliano Vitelli

Le leggi anti Covid hanno stravolto la corsa. Per l'ex campione, due volte vincitore nel Principato "la mia Montecarlo era una festa di tutti. Oggi, amputare i luoghi simbolo del circuito lo svuoterà della sua essenza". 

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Centodieci anni fa, mentre a Roma Giovanni Giolitti inaugurava il suo quarto Governo e a Belfast avveniva il varo del Titanic, a Montecarlo il principe Alberto di Monaco I realizzava il sogno di veder sfrecciare tra le suggestive strade della città delle vetture sportive, in una competizione rallystica destinata a diventare simbolo di velocità, azzardo e fascino. In tre parole il “Rally di Montecarlo”. La gara del Monte, infatti, non è solo una delle tante del circuito, ma quella che ne ha costruito più delle altre la fama, grazie alla magia dei luoghi, al mescolarsi di leggende e realtà, al sempre contagioso charme di principi e principesse.

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Centodieci anni fa, mentre a Roma Giovanni Giolitti inaugurava il suo quarto Governo e a Belfast avveniva il varo del Titanic, a Montecarlo il principe Alberto di Monaco I realizzava il sogno di veder sfrecciare tra le suggestive strade della città delle vetture sportive, in una competizione rallystica destinata a diventare simbolo di velocità, azzardo e fascino. In tre parole il “Rally di Montecarlo”. La gara del Monte, infatti, non è solo una delle tante del circuito, ma quella che ne ha costruito più delle altre la fama, grazie alla magia dei luoghi, al mescolarsi di leggende e realtà, al sempre contagioso charme di principi e principesse.

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Il Rallye Automobile Monte Carlo, questo il nome ufficiale, è una corsa fiabesca che ha attraversato più di un secolo di storia monegasca, tra pettegolezzi reali e agevolazioni fiscali, racconti di puntate alla roulette del casinò più famoso del mondo e la tragedia della morte di Grace Kelly.

 

Miki Biasion da Bassano del Grappa, uno dei più grandi piloti italiani di sempre, ha vinto questo rally due volte. Correvano gli anni 1987 e 1989, e correva pure lui. Forte, molto forte. “Montecarlo è nel mio cuore – ricorda oggi a Il Foglio – non ha paragoni con altre competizioni. Vincere il rally del Monte è come vincere il Campionato del Mondo”. Lui lo fece con due vetture italiane, nel 1987 la Lancia Delta 4WD, due anni dopo con la sua evoluzione, la Lancia Delta integrale. “Erano macchine potenti ed anche un bel po’ pericolose. Certamente più di quelle attuali. Ai miei tempi, noi piloti eravamo dei temerari, ma non amo fare paragoni tra epoche diverse. Ognuno è protagonista nel momento in cui gareggia”. Miki Biasion (che all’anagrafe è registrato Massimo a causa di un errore commesso da una nonna troppo emozionata per ricordarsi del nome “Michele” scelto dai genitori del futuro due volte campione del mondo) torna indietro con la mente a quelle sfide con sé stesso prima che con gli altri. “In queste gare si guida sempre al limite. Non ci si può distrarre nemmeno un istante, il minimo sbaglio si paga carissimo”. Ed infatti, se per noi comuni automobilisti mettersi al volante può essere l’occasione per ammirare paesaggi mozzafiato, per i professionisti dello sterzo è come catapultarsi in un videogioco. “Non vedi altro che la striscia d’asfalto davanti a te – sottolinea Biasion – ed è questo ciò che vuoi. Il resto è coreografia”.

 

Oggi la competizione è sacrificata in pochi giorni, i motivi sono da ricercarsi prevalentemente nella frenesia dei tempi moderni dettata dal business. Quest’anno poi, il mitico Rally di Montecarlo sarà, a causa della pandemia, il più breve di sempre. Le vetture che si contenderanno il titolo dal 21 al 24 gennaio, dovranno infatti percorrere appena 280 chilometri cronometrati. L’edizione 2021 sarà anche amputata della mitica partenza dalla piazza del Casinò, l’organizzazione giustifica la scelta con la necessità di evitare possibili assembramenti. “Ritengo sia una decisione un po’ esagerata – confida Miki – forse sarebbe bastato limitare gli accessi all’area. Cambiare la località del via è mortificante per una gara così famosa anche grazie ai luoghi che ne sono teatro”. Proprio il Casinò suggerisce a Biasion un paragone ludico-sportivo. “Per vincere il rally di Montecarlo occorre anche un pizzico di fortuna. Fondamentale è infatti la scelta degli pneumatici, sbagliarli vuol dire bruciarsi le possibilità di successo. E spesso è una scommessa”.

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Un tempo lo era molto di più. “Quando arrivava il momento di decidere quali gomme usare nelle prove speciali, c’era sempre molta tensione. Ed il nostro esperto del meteo non era proprio uguale ai professionisti di oggi, che grazie ai supporti tecnologici riescono a prevedere con esattezza anche la caduta di poche gocce di pioggia”. In effetti, i mezzi a disposizione del povero precursore degli attuali tecnici non erano il massimo“. Avevamo affidato ad un ragazzo l’incarico di andare avanti sul percorso. Il suo compito era di precederci nei paesi che avremmo attraversato e da ognuno di questi chiamarci da una cabina del telefono per dirci le condizioni metereologiche. Partiva con un secchio di gettoni, a pensarci oggi fa davvero sorridere”.

 

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Poi arrivavano i piloti, con le loro incredibili vetture, ed era festa. “Gli abitanti ci aspettavano lungo le strade, venivano la sera negli hotel per una foto ed un autografo. Per me era davvero piacevole ed emozionante. Oggi anche questo aspetto si è perso e l’organizzazione deve addirittura lavorare per cercare di creare meno disagi possibile alle popolazioni locali”.
Chissà perché, a sentire i racconti di Miki Biasion, ci viene da pensare che ci si divertisse molto più allora di quanto si faccia adesso.

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