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L'amico negrito di Cavani e i linguisti del calcio inglese

La Football Association squalifica l'attaccante del Manchester United per avere usato un diminutivo in spagnolo: “Razzista!”

Jack O'Malley

Dopo una doppietta ha celebrato la vittoria su Instagram, rispondendo ai complimenti di un amico suo connazionale con l’espressione Gracias negrito, che in Urugay è un'espressione affettuosa. Ma il calcio ridotto a ora di educazione civica ha bisogno di una lingua globale corretta, e il calciatore è stato punito e rieducato

Se la Football Association inglese diventasse la proprietaria del pub dovrei cercare in fretta un altro posto dove sbronzarmi con gli amici parlando male dello Sheffield Wednesday e dei pugni chiusi in ginocchio a centrocampo prima delle partite, e forse non potrei più chiamare bionda la  mia birra per non offendere le rosse e le scure (sempre che scure si possa dire). Da quando la Football Association è diventata ente educativo per il controllo e la salvaguardia dell’etica, ogni calciatore della Premier League deve stare attento a quello che dice, scrive e pensa: gli irreprensibili controllori del comportamento  sono in agguato, leggono ogni labiale, setacciano i social network alla ricerca di frasi razziste, maschiliste e omofobe, pronti a punirne uno per educarne cento milioni.

 

Un anno fa il calciatore portoghese del Manchester City Bernardo Silva venne squalificato per una giornata dopo avere postato una foto da bambino del suo compagno di squadra Benjamin Mendy accanto a un fumetto usato per pubblicizzare una marca di cioccolatini. A nulla era servito spiegare l’intento ironico e per niente razzista del tweet, inutile la difesa di Silva da parte dello stesso Mendy: il sistema pensa meglio di noi, e decide che ti devi sentire offeso anche quando non lo sei. Ai tempi del Black Lives Matter obbligatorio per tutti non ci si poteva certo fermare a dare solo un buon esempio. Ed ecco che il controllo dei social network ha dato i suoi frutti, questa volta colpendo l’altra metà di Manchester. Dopo la doppietta al Southampton, l’attaccante uruguaiano dello United Edinson Cavani ha celebrato la vittoria su Instagram, rispondendo ai complimenti di un amico suo connazionale con l’espressione Gracias negrito. Non lo avesse mai fatto.

  

Dopo quasi due mesi di procedimento disciplinare, l’attaccante ex Napoli e PSG è stato giudicato razzista dal Soviet della FA, e quindi squalificato per tre giornate, multato per 110 mila sterline e costretto a seguire un corso di rieducazione online. Noi inglesi abbiamo sempre sopportato poco le lingue straniere, interessarcene e studiarle è esercizio troppo provinciale, e poi il calcio ridotto a ora di educazione civica ha bisogno di una lingua globale, non sa che farsene delle sfumature locali, dei populismi linguistici. Poco importa che in difesa di Cavani sia intervenuto anche un linguista uruguaiano, il quale ha spiegato che quello della FA inglese è un tentativo di “globalizzare il significato” di una parola che presa fuori dal contesto può apparire razzista agli ignoranti convinti di essere colti. In Uruguay negrito è un vezzeggiativo amichevole usato da sempre, non un insulto (buon per El Chino Recoba avere giocato in anni in cui il suo soprannome non faceva pensare a discriminazioni contro gli asiatici). Cavani è stato condannato, i burocrati del calcio inglese hanno finito l’anno convinti di avere fatto del bene alla lotta contro il razzismo e il Manchester United dovrà giocare le prossime sfide senza uno dei suoi giocatori più forti. Per fortuna l’attaccante non ha fatto pietosi video di scuse in cui si professa colpevole e ringrazia la FA per avergli aperto gli occhi sull’utilizzo errato di un termine che offende qualcuno, anzi ha ribadito la sua innocenza. D’altra parte, nei giorni in cui i critici cinematografici riescono ad accusare il campione del correttismo politico Disney di essere un po’ razzista perché nel cartone animato Soul l’anima del protagonista nero nell’aldilà è blu, non ci si poteva certo aspettare dalle educatrici del calcio inglese una lezione di buon senso.