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Il Foglio sportivo

I nostri Sport Thinkers 2020: dal 51esimo al 100esimo posto

Mauro Berruto e Moris Gasparri

Idee, battaglie, libri e record di chi quest’anno ci ha fatto ripensare lo sport. Nomi e volti da studiare durante questa pausa forzata per ripartire di nuovo tutti. Tra calciatori, giornalisti e piloti ci sono anche un veterano di guerra e un lottatore

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51) Chris Nikic, triatleta, Stati Uniti. Per essere stato il primo uomo al mondo con la sindrome di Down a tagliare il traguardo di una prova Ironman, dopo 16 ore, 46 minuti e 9 secondi.

 

 

52) Piero Gratton, in memoriam, designer, Italia. Perché, con il suo genio grafico, ha precorso i tempi del moderno marketing calcistico, regalando ai tifosi romanisti l’indimenticabile lupetto, e a quelli baresi un altrettanto indimenticabile galletto.

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53) Sergio Matteucci, in memoriam, doppiatore, Italia. Perché è stata la voce dei sogni sportivi di milioni di bambine e bambini italiani, con le sue epiche telecronache in Holly e Benij e Mila e Shiro.

 

   
54) Grace Larsen, giocatrice di basket, Stati Uniti. Perché, a 94 anni, è la giocatrice più “esperta” di una squadra femminile di basket rigorosamente over 80, le San Diego Splash. 

   

 

55) LeBron James, giocatore di basket, Stati Uniti. Per aver riportato il titolo Nba a Los Angeles, rinnovando la tradizione d’impegno civile dei grandi atleti afroamericani.

   

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56) Aram Goudsouzian, storico, Stati Uniti. Perché il suo King of the court: Bill Russell and the basketball revolution è una bussola fondamentale per comprendere la storia dell’impegno civile dei giocatori di basket afroamericani.

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57-58) Kareem Abdul e Adam Abdul Jabbar, padre e figlio, Stati Uniti. Perché se tuo padre è una leggenda NBA e testimonial contro il razzismo, proprio nei giorni di Black Lives Matter, in pieno complesso edipico, tu puoi farti arrestare per aver accoltellato il vicino di casa.

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59) Caeleb Dressel, nuotatore, Stati Uniti. Perché, lo scorso 21 novembre a Budapest, ha prima stabilito il record del mondo dei 100 m farfalla, poi, dopo neanche quaranta minuti, ha ritoccato quello già detenuto dei 50 m stile libero.

 

  

60-61) Andrea Favilli e Lucia Di Guglielmo, calciatori, Italia. Perché la loro storia di bambini cresciuti giocando assieme per anni nella stessa squadra di una piccola scuola calcio della provincia pisana, la Polisportiva Arci Zambra, per poi approdare entrambi in serie A, uno col Verona, l’altra con l’Empoli, racchiude tutta la bellezza umana dello sport di base.

 

   

62) Asd Valdottavo 1970, società calcistica, Italia. Perché, nel 2020, questa scuola-calcio di una frazione di 1.000 abitanti in provincia di Lucca, oltre a festeggiare 50 anni di attività, ha visto tre suoi allievi calcare i campi della serie A: Giovanni Di Lorenzo, Davide Mattiello e Paolo Bartolomei.

 

  

63-64) Eduardo Camavinga e Vitorino Hilton, calciatori, Francia-Brasile. Perché il primo, a nemmeno 18 anni, è diventato il più giovane debuttante nella storia dei Bleues, mentre il secondo, a 43, il calciatore più anziano a giocare in Ligue 1 dal 1956, da capitano del Montpellier.

 

 

65) Angelo Carotenuto, giornalista e scrittore, Italia. Per la newsletter Lo Slalom, raffinato e prezioso strumento quotidiano di cultura sportiva globale.

 

   

66) Sergio Ramos, calciatore, Spagna. Per il raggiungimento dell’incredibile traguardo dei 100 gol segnati in carriera con la maglia del Real Madrid… da difensore centrale!

   

   

67) Robert Lewandowski, calciatore, Polonia. Per l’impressionante raccolta di trofei di squadra e personali collezionata nel 2020, anche se avremo sempre il rimpianto di un Pallone d’Oro mancato.

 

    

68) Julian Fellowes, autore, Inghilterra. Per averci fatto respirare, con la serie televisiva The english game, il brodo primordiale da cui è scaturito un bene prezioso dell’umanità: il calcio.

   

 

69) Benedetta Pilato, nuotatrice, Italia. Perché, nella bolla di Budapest in cui è rimasta per quasi due mesi a studiare e gareggiare, non ha risentito della didattica a distanza ottenendo bei voti a scuola, continuando a macinare record personali.

 

  

70) Donato Sabia, in memoriam, mezzofondista, Italia. Perché uno dei più grandi interpreti italiani degli 800 metri se n’è andato, insieme al padre, per colpa del Covid-19, e tutti coloro che l’hanno conosciuto lo hanno definito nello stesso modo: un uomo gentile.

    

  

71) Alex Infascelli, regista, Italia. Per aver diretto il documentario Mi chiamo Francesco Totti, e per quella scena in cui il Pupone è seduto da solo dentro all’Olimpico, mentre 70 mila persone lo stanno aspettando per l’addio.

 

   

72) Gianluca Di Meo, runner, Italia. Perché due anni fa corse per 24 ore sui ghiacci in Lapponia sembrando genialmente matto, per poi superarsi  durante il lockdown correndo per 100 km sul balcone di casa.

  

    

73) Tom Moore, veterano di guerra, Inghilterra. Per essersi riproposto, a 100 anni, di fare 100 giri del giardino con il suo deambulatore per raccogliere 1.000 sterline da devolvere ai medici in prima linea nel combattere il Covid-19 e averne, alla fine, raccolte 30 milioni.

 

    

74) Giuseppe Ottaviani, in memoriam, lunghista, Italia. Per essersene andato, a 104 anni, dopo essere diventato campione europeo di salto in lungo over 100, nel 2019, con il romanticissimo record di 0.65 metri. 

   

  

75) Larissa Iapichino, lunghista, Italia. Per aver saltato, due giorni prima di compiere 18 anni e in attesa di Tokyo, 6.80 metri, seconda italiana assoluta dietro a mamma Fiona May.

 

    

76) Alessandro Spanò, ex calciatore, Italia. Perché, il giorno dopo aver portato, da capitano, la Reggiana in serie B, si è laureato a pieni voti in Economia. Poi ha vinto una borsa di studio per la Hult Business School e lasciato il calcio, a 26 anni. 

   

    

77) Franco Bolelli, in memoriam, saggista e filosofo, Italia. Per aver dedicato la sua vita al rapporto tra sport e intelletto, interpretando la sua citazione preferita di Nietzsche: “Posso credere soltanto a quei pensieri che sono anche una festa per i muscoli”.

 

   

78) Martina Trevisan, tennista, Italia. Per essere arrivata ai quarti di finale agli Open di Francia a 27 anni, dopo aver combattuto contro il suo enorme talento di bambina, le difficoltà in famiglia, l’anoressia e quattro anni di stop.
  

   

79) Valentino De Chiara, in memoriam, padre del frisbee. Perché, due anni fa, la “Freestyle player association” lo aveva introdotto nella sua Hall of Fame a Calumet, villaggio di 700 abitanti in Michigan e lui se n’è tristemente andato in una RSA, per il Covid-19.
   

   

80) Paolo Condò, giornalista sportivo, Italia. Per averci donato ogni giorno su Twitter, durante il lockdown, la storia di uno stadio legata a un pezzo della sua vita e carriera, e aver poi raccolto tutto in uno splendido libro: Porte aperte.
 

   

81) Flavio Tranquillo, telecronista, Italia. Per aver sfruttato il lockdown per scrivere un saggio sullo sport professionistico e di base che di questi tempi è pura ispirazione: Lo sport di domani.

 

  

82) Lewis Hamilton, pilota di F1, Inghilterra. Perché il più grande pilota vivente da giovanissimo trascorreva periodi di decompressione spirituale a Kuortane, in Finlandia. Serenità emersa quando, annunciando di essersi preso il virus, ha chiuso il comunicato con un ambiguo: “Stay positive”.

  

 83) Mick Schumacher, pilota, Germania. Per il suo titolo mondiale in F2, e per quel casco di papà consegnato a Lewis Hamilton in occasione della sua 91esima vittoria in F1.

 

  

84) Vicky Piria, pilota, Italia. Perché è l’unica pilota italiana della W Series, che dal 2021 si correrà negli stessi weekend e negli stessi autodromi della Formula 1.

   

 

85) Romain Grosjean, pilota, Francia. Perché la sua fuoriuscita in 28 secondi dall’inferno di fuoco in cui si era ridotta la sua Haas dopo l’incidente al GP del Barhain lo ha fatto assomigliare a un supereroe.

 

 

86) Jean Todt, dirigente sportivo, Francia. Perché, nonostante il parere contrario di dieci team su undici, fu sua nel 2017 la scelta di introdurre il sistema di protezione Halo, decisivo nel salvare la vita a Romain Grosjean.

   

 

87) Maverick Viñales, pilota, Spagna. Per il salto dalla moto a 218 km/h che gli ha messo in salvo la vita, anche questo in modalità supereroe.

  

  

88) Armando “Mondo” Duplantis, astista, Norvegia. Per aver portato, a vent’anni appena compiuti, il record del mondo del salto con l’asta a 6,18 mt. demolendo il ricordo di Sergej Bubka.

 

  

89) Giovanni Custodero, in memoriam, portiere di futsal, Italia. Per il suo ultimo post su Facebook, il giorno dell’Epifania, quando stremato dal dolore annunciò la scelta di farsi sedare. 
 

   

90) Yelena Leuchanka, giocatrice di basket, Bielorussia. Per aver usato la sua fama, la sua visibilità e i suoi 196 cm. di altezza per scendere in piazza contro Lukashenko ed essere stata, per questo, arrestata.

   

 

91) Fino Fini, in memoriam, medico, Italia. Per aver pazientemente costruito e poi tenacemente animato il Museo del Calcio di Coverciano, luogo essenziale della cultura italiana, non solo sportiva.

 

     

92) Nicola Sbetti, storico, Italia. Per il grande lavoro di ricerca su documenti inediti alla base del suo libro Giochi diplomatici, in cui viene indagato il ruolo dello sport nella ricostruzione delle relazioni diplomatiche dell’Italia nel secondo Dopoguerra.

 

 

93-94) Aldo Agosti e Giovanni De Luna, storici, Italia. Perché, con il loro libro Juventus. Storia di una passione italiana sono un esempio di come la nostra cultura umanistica stia finalmente cominciando (con decenni di ritardo) a occuparsi seriamente di sport.

 

    

95) Marvin Vettori, lottatore, Italia. Perché, finalmente, anche l’Italia ha un protagonista nella Ufc, la lega sportiva americana che duemila anni dopo ha riportato in auge il pancrazio degli antichi greci.

   

 

96) Renato De Donato, pugile e fondatore della palestra di Via Padova a Milano. Per essersi fatto ispirare da L’origine della via Lattea di Tintoretto per creare un luogo dove la boxe si allena ascoltando Beethoven, leggendo libri di filosofia e commentando opere d’arte.

   

 

97) Simone Regazzoni, filosofo e scrittore, Italia. Perché, con il suo saggio La palestra di Platone, ci ha ricordato che il grande filosofo greco insegnava che l’arte dialettica si accompagna necessariamente alla lotta.

 

  

98-99) Rudy Gobert e Novak Djokovic, negazionisti sportivi, Francia e Serbia. Perché uno si è messo a toccare i microfoni in conferenza stampa e la sua positività al Covid-19 ha spedito l’NBA nella bolla di Orlando, mentre l’altro, in barba alle precauzioni e ai protocolli, ha organizzato un torneo di tennis diventato un focolaio. In questa classifica per incoraggiamento.

 

  

100) Gianni Mura, in memoriam, maestro di narrazione sportiva, Italia. Per essere stato un grande aedo dello sport moderno, per averci donato il privilegio delle sue parole, per aver ispirato questa classifica che, indegnamente, vuol tenerne vivo il ricordo e infine perché – secondo noi – si sarebbe messo qui, all’ultimo posto.

 

(Fuori classifica) Il Foglio Sportivo: supplemento sportivo del Foglio, Italia. Perché un anno si può sbagliare, ma scegliere di reiterare l’errore pubblicando la seconda edizione di questa classifica… è diabolico!

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