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L'intervista

Maradona nell'anima profonda di Napoli. Parla Corrado Ferlaino

Michele De Feudis

Per "l’Ingegnere” che lo acquistò dal Barcellona il campione argentino e lo presentò al San Paolo il 5 luglio del 1984, davanti a ottantamila tifosi, Diego era il "Dio del calcio e dio di Napoli"

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Maradona? Dio del calcio e dio di Napoli. L’avvocato Giovanni Agnelli lo voleva alla Juve, ma Giampiero Boniperti gli fece capire che con quel carattere non poteva mai trovarsi bene con la maglia e il mondo della Vecchia Signora. Stava bene a Sud…”. Corrado Ferlaino, storico presidente del Napoli, dal 1969 al 2000 con qualche breve interruzione, è commosso e provato dalla scomparsa del “Pibe de oro”. Classe 1931, “l’Ingegnere” che acquistò dal Barcellona il campione argentino e lo presentò al San Paolo il 5 luglio del 1984, davanti a ottantamila tifosi estasiati, si commuove ricordando i primi palleggi sull’erba partenopea di Dieguito.

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Maradona? Dio del calcio e dio di Napoli. L’avvocato Giovanni Agnelli lo voleva alla Juve, ma Giampiero Boniperti gli fece capire che con quel carattere non poteva mai trovarsi bene con la maglia e il mondo della Vecchia Signora. Stava bene a Sud…”. Corrado Ferlaino, storico presidente del Napoli, dal 1969 al 2000 con qualche breve interruzione, è commosso e provato dalla scomparsa del “Pibe de oro”. Classe 1931, “l’Ingegnere” che acquistò dal Barcellona il campione argentino e lo presentò al San Paolo il 5 luglio del 1984, davanti a ottantamila tifosi estasiati, si commuove ricordando i primi palleggi sull’erba partenopea di Dieguito.

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“Maradona ha subito avuto un feeling con l’anima profonda di Napoli, con la sua gente, con la sua musica e i suoi riti. Non poteva essere juventino. Sarebbe stato un marziano nella realtà sabauda. A Napoli - racconta ancora - era a suo agio come in un “barrio” di Buenos Aires…”. Ricorda nitidamente ogni dettaglio dell’acquisto dal Barcellona: “Firmai un assegno di tredici miliardi e mezzo. Era reduce da un infortunio, avevo tanti timori. A Barcellona dicevano che mi avevano rifilato un bidone. Ma io ci credevo. Quell’investimento, per una città meridionale “povera” come Napoli era una cosa impensabile”. “La politica? Si schierò - argomenta ancora - con il Napoli. Anche il sindaco del tempo, Vincenzo Scotti, non si tirò indietro in quel frangente, sostenendo la società in uno sforzo economico senza pari”.

 

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Il calcio non era solo una questione sportiva, ma il volano di un movimento di riscatto dell’ex capitale borbonica decaduta: “Tutti, imprenditori e politici, volevano che Napoli riprendesse l’antico blasone e l’acquisto di un fenomeno come Maradona era un messaggio alla città e anche all’intera Italia”. E aggiunge: “Certo, in quel momento tutti i tasselli andarono nel posto giusto. Ci furono una serie di combinazioni favorevoli che favorirono lo sbarco di Diego nella città di San Gennaro”. Quale fu determinante? “Non aveva legato con i catalani, non stava bene a Barcellona. A Napoli ritrovò l’umanità struggente di Buenos Aires, lo stesso calore della capitale argentina”.

  

Ferlaino si ferma un attimo, e poi racconta il primo incontro con Diego nella città della Sagrada Familia ricomponendo teneramente ogni tassello: “Ci scambiammo poche parole, eravamo tutti e due molto discreti, frenati da una sorta di timidezza. Lo raggiunsi nella sua villa a Barcellona, accompagnato dal procuratore, l’inseparabile Jorge Cyterszpiler. Fu un dialogo quasi a monosillabi. Io ero emozionato perché volevo portare a Napoli un giocatore fenomenale, e lui era in soggezione perché stavo per diventare il suo presidente…”.

  

Maradona firmò gol memorabili e per due volte il Napoli fu campione d’Italia. Ferlaino preferisce la memoria del secondo scudetto, nel campionato 1989-90: “Fu una emozione indescrivibile, perché eravamo più determinati e organizzati. Del resto l’estate precedente il presidente dell’Olympique Marsiglia, Bernard Tapie, mi aveva presentato un assegno in bianco perché gli cedessi Maradona. Era ossessionato dal nostro numero dieci, che ci aveva trascinato anche nella vittoria della Coppa Uefa. L’assegno lo strappai e arrivò un memorabile secondo titolo italiano…”. “Diego l’avevo sentito quattro mesi fa. L’affetto era intatto. ora è volato via, ma resta intatto l’amore di Napoli e dei napoletani. Per sempre. Questi ricordi sono una emozione troppo forte…”. Clic. E il silenzio sembra riempirsi dei cori del popolo partenopeo uniti alla musicalità della celebre telecronaca di Victor Hugo Morales, incastonata del tango elettronico dei Gotan Project…

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