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Il Foglio sportivo

L’allenatore che non c’era

Umberto Zapelloni

L’Italia vince con Mancini sul divano, il Milan è primo in Serie A con Pioli che allena la squadra via Skype, la Ferrari va a punti con Binotto che segue tutto a distanza. Virus e tecnologia inaugurano l’èra dei leader da remoto

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Che cosa hanno in comune Roberto Mancini e Mattia Binotto?  Uno è il c.t della Nazionale azzurra, l’altro quello della nazionale rossa. Uno ha un po’ di nerazzurro nel cuore, l’altro ce l’ha proprio tutto nerazzurro. Uno ha preso il Covid, l’altro pur girando il mondo, toccando ferro, è riuscito fin qui a cavarsela. Tutti e due sono stati imitati da Maurizio Crozza. Tutti e due hanno vissuto da casa, da remoto, le ultime prestazioni delle loro squadre. I ragazzi di Mancini hanno vinto, forse addirittura stravinto, quelli di Binotto non avevano mai portato a casa tanti punti da un Gran premio in questa stagione maledetta. Da remoto si  vince. Una regola confermata anche da casa Milan con Pioli che, fermato dal virus, ha allenato tra Skype, Zoom, Webex, droni e piccioni viaggiatori la squadra per il sacco di Napoli. Con l’aggravante di aver perso per virus anche il suo vice e di dover delegare tutto a Daniele Bonera, vice del vice. Con il vantaggio innegabile di avere in campo Ibrahimovic, che un po’ allenatore lo è da sempre… Ci sarebbe anche chi da casa ha continuato a perdere in campionato come quando siede in panchina, ma va riconosciuto che il Toro senza Giampaolo fermato dal Covid (non per i giornali del presidente) ha preso a pallate l’Inter per un’ora e poi battuto la Virtus Entella in Coppa Italia.

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Che cosa hanno in comune Roberto Mancini e Mattia Binotto?  Uno è il c.t della Nazionale azzurra, l’altro quello della nazionale rossa. Uno ha un po’ di nerazzurro nel cuore, l’altro ce l’ha proprio tutto nerazzurro. Uno ha preso il Covid, l’altro pur girando il mondo, toccando ferro, è riuscito fin qui a cavarsela. Tutti e due sono stati imitati da Maurizio Crozza. Tutti e due hanno vissuto da casa, da remoto, le ultime prestazioni delle loro squadre. I ragazzi di Mancini hanno vinto, forse addirittura stravinto, quelli di Binotto non avevano mai portato a casa tanti punti da un Gran premio in questa stagione maledetta. Da remoto si  vince. Una regola confermata anche da casa Milan con Pioli che, fermato dal virus, ha allenato tra Skype, Zoom, Webex, droni e piccioni viaggiatori la squadra per il sacco di Napoli. Con l’aggravante di aver perso per virus anche il suo vice e di dover delegare tutto a Daniele Bonera, vice del vice. Con il vantaggio innegabile di avere in campo Ibrahimovic, che un po’ allenatore lo è da sempre… Ci sarebbe anche chi da casa ha continuato a perdere in campionato come quando siede in panchina, ma va riconosciuto che il Toro senza Giampaolo fermato dal Covid (non per i giornali del presidente) ha preso a pallate l’Inter per un’ora e poi battuto la Virtus Entella in Coppa Italia.

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Il dato di fatto è che hanno vinto tutti anche dal divano di casa. Senza prendere freddo (o pioggia nel caso di Binotto). Se continua così finisce che qualche presidente deciderà di tagliare sui costi partendo dalla voce allenatore…  Roberto Mancini ha seguito ogni allenamento, ogni meeting tecnico, ogni prepartita della sua Nazionale. Gli hanno portato Coverciano nel salotto di casa. Con le tecnologie di oggi si può fare i c.t. anche da remoto. Basta avere un amico fidato in panchina come Gianluca Vialli e un vice che la pensa come te in panchina. Mancini non ha massacrato Evani di telefonate, gli ha lasciato i suoi spazi, il discorso nell’intervallo dopo che nel prepartita si era fatto sentire al telefono da tutta la squadra.  Ha voluto festeggiare  “dal vivo” la qualificazione alle final four della Nation League, mettendosi in contatto con la squadra a bordocampo subito dopo il fischio finale.

 

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Mancini, come Pioli, non ha scelto di allenare da remoto, è stato obbligato a farlo dal maledetto virus. Pioli, ancora più di Mancini, insegue la squadra fin nello spogliatoio per il discorso finale e il rabbocco nell’intervallo restando poi collegato al telefono con Nicola Romeo per tutta la partita. Mattia Binotto, invece, si è chiuso volontariamente nel remote garage di Maranello che non è esattamente come il salotto di casa Mancini o di casa Pioli. Attorno al team principal ferrarista ci sono una trentina di ingegneri, collegati in tempo reale con i box. “È esattamente come essere in pista, anzi sei più tranquillo e meno stressato. Per analizzare i dati è la situazione ideale”, dice al Foglio Sportivo l’ingegner Luigi Mazzola, per anni responsabile della squadra test ferrarista, uno degli uomini dietro ai trionfi di Schumacher. “Il problema può arrivare se capita un imprevisto,  se ha bisogno di interagire con un pilota in tempo reale, perché una cosa è parlargli via radio, un’altra andare di fianco a lui ai box. Con le tecnologie di oggi stare a Maranello è davvero come stare in pista. Hai tutto in tempo reale e finché devi solo analizzare dei dati non vedo nessun problema. Io però sono contrario al team manager da remoto. Il team manager deve essere nel cuore della corsa e la pista nei weekend di gara è il cuore. Può capitare di dover presentare un reclamo improvviso, una discussione regolamentare. E una cosa è farlo con il team manager presente in pista, un’altra mandare un suo sostituto”. Jean Todt, quando era il responsabile della gestione sportiva ferrarista, non si è perso un Gran premio. Abbandonò il muretto soltanto per seguire Schumacher all’ospedale dopo l’incidente di Silverstone 1999. E fu subito polemica…  Ai tempi non c’era ancora un remote garage strutturato come quello di oggi, è vero. E comunque alla fine quello che conta nello sport sono i risultati. La Nazionale ha vinto, il Milan ha stravinto, la Ferrari ha portato due auto in zona punti (e quest’anno è quasi un’impresa). Il Covid ha svuotato gli stadi, ha cambiato il modo di vivere la partita per tutti, soprattutto per i tifosi. Adesso svuota anche le panchine. Espelle gli allenatori dal loro rettangolo di gioco. Non si può cacciare un urlaccio per interposta persona. Perché se Vialli può tranquillamente recitare da Mancini,  è difficile immaginarsi qualcuno che possa fare le veci di un Gattuso, di un Mourinho o del Conte dello scorso anno… È più facile per Binotto che anche da casa può entrare nel casco di Leclerc e cercare di calmarlo  dopo l’errore che lo ha fatto scivolare giù dal podio in Turchia. Calmo Charles, tranquillo Charles… Non avrebbe potuto fare altro neppure dal muretto di Istanbul. Mancini ha cercato di esultare con i suoi ragazzi via telefono, ma poi si è affidato a Twitter: “I ragazzi hanno lavorato bene sotto la guida di Mister Evani a cui vanno i miei complimenti e ringraziamenti”. Prima dei telefoni, prima dei social sarebbe stato tutto impossibile. Purtroppo lo sanno bene anche i nostri ragazzi costretti a seguire le lezioni da remoto come Mancini e Pioli, come Binotto e la sua banda di ingegneri. Ma questo è un altro discorso. Molto più pericoloso. 

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