Foto LaPresse

Il Foglio sportivo

Ci si può innamorare del basket senza giocarci?

Claudio Marinaccio

Dragon Hoops è una graphic novel nella quale Gene Luen Yang, insegnante e fumettista integralista, si lascia trasportare dentro una storia che parte da lontanissimo fino agli albori della pallacanestro

Ci si può innamorare del basket senza averlo mai praticato? Questa è la domanda che è alla base della graphic novel di Gene Luen Yang intitolato “Dragon Hoops” ed edito da Tunué. Se la risposta può essere intuibile, o quantomeno facilmente prevedibile, l’autore debutta facendo dire a se stesso in versione fumetto: “Ho sempre odiato lo sport, da quando sono piccolo. Soprattutto il basket”. Pertanto l’approccio è tutt’altro che scontato, infatti il cosiddetto “innamoramento” partirà grazie alla squadra della scuola dove l’autore insegna: la Bishop O’Dowd High School, a Oakland in California. Un mondo agli antipodi dell’autore che inizia con un passo, un semplice passo (una cosa che tornerà spesso nel fumetto), che lo farà entrare nella palestra da dove non uscirà – almeno mentalmente – mai più.

 

Il basket collegiale negli Stati Uniti è il trampolino di lancio per moltissimi giocatori che entreranno nell’NBA, l’industria dei sogni di ogni ragazzo che sogna di sfondare nell’universo dorato del professionismo  a stelle e strisce. Infatti nella graphic novel troviamo persino Ben Simmons, ora giocatore dei Philadelphia 76ers, che nel 2013 (anno in cui è ambientata la storia) era la stella lucente della squadra del college che frequentava. Così Gene Luen Yang, insegnante e fumettista integralista, si lascia trasportare dentro una storia che parte da lontanissimo fino agli albori del basket. Perché la trama principale si interseca con la creazione dello sport che fa da collante a tutta la narrazione. Quindi si torna fino al 1891 quando viene chiesto a James Naismith, professore di educazione fisica canadese, di inventare uno sport che potesse essere praticato al chiuso durante la stagione invernale. Nasce così quello che diventerà l’attuale basket, anche se ai tempi era molto diverso da quello di oggi.  Niente palleggi e al posto del canestro c’era un cesto, e ogni volta che si faceva un punto, bisognava usare una scala per recuperare il pallone finito dentro. Ma non viene raccontato solo quell’episodio, che è diventato celebre, ma nel contesto contemporaneo del  politically correct  (usato con molta grazia e intelligenza), c’è anche spazio per eventi storici legati al basket meno conosciuti come la prima schiacciata fatta da una donna, Georgeann Wells, nella storia della pallacanestro scolastica  in West Virginia nel 1984. Canestro a cui è legato un triste, ma curioso aneddoto: un uomo aveva filmato l’impresa, ma si rifiutò sempre di condividere il video fino a quando, nel 2009, un giornalista del Wall Street Journal contattò il figlio del videomaker che gli cedette il nastro incriminato che divenne visibile a tutti su internet. Dentro ci sono anche gli Harlem Globetrotters e George Mikan soprannominato Mr. Basketball, prima vera stella dell’allora neonata NBA (1946).  L’avventura nel campionato scolastico dei Bishop O’Dowd Dragons  diventa quasi un’allegoria dei problemi degli odierni Stati Uniti, con tutte le divisioni, gli umori contrastanti, i sogni infranti, quelli inseguiti e realizzati, i problemi razziali, l’integrazione di culture diverse (molto interessante la parte sulla Cina). Nella sua lettera di addio al basket giocato Kobe Bryant ha scritto: “Caro basket, dal momento in cui ho cominciato ad arrotolare i calzini di mio padre e a lanciare immaginari tiri della vittoria nel Great Western Forum ho saputo che una cosa era reale: mi ero innamorato di te”. Per l’autore di questo graphic novel l’innamoramento è stato un processo di conoscenza che poi è sfociato in un sentimento di esaltazione reciproco, lui nel guardarlo, diventando un tifoso e il basket nel trovare un nuovo adepto che è stato in grado di far conoscere la bellezza di questo sport ad ancora più persone (in America il fumetto ha venduto tantissimo). Tornando alla domanda iniziale “Ci si può innamorare del basket senza averlo mai praticato?” la risposta è ovviamente sì, ma questa graphic novel  riesce persino a sedurre chi non lo conosce proprio.

Di più su questi argomenti: