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Meglio meno. Diminuire le squadre nei principali campionati per salvare il calcio

Giovanni Battistuzzi

Il Covid-19 ha colpito il pallone. In Inghilterra si continua sottotraccia a parlare di riforma della Premier League. In Francia vorrebbero tagliare da 20 a 18 le squadre in Ligue 1. Un cambiamento che converrebbe a tutti

La grande eccezione dei principali campionati europei potrebbe diventare la futura norma. Erano i primi mesi del 2007 quando in Germania, in seguito alla vittoria della Coppa del mondo del 2006, la Federcalcio tedesca propose alla Deutsche Fußball Liga GmbH, la società che detiene i diritti della massima serie tedesca, di aggiungere due squadre alla Bundesliga: venti squadre invece di diciotto. La Lega si dimostrò inizialmente molto interessata, una bozza di modifica della struttura dei campionati fu avanzata al consiglio direttivo. Se ne fece niente. Abbiamo analizzato i costi e i benefici e non ne vale la pena, rispose la Lega tedesca. Le tre analisi di mercato chieste a tre società differenti avevano dato lo stesso esito: meglio meno ma meglio, come direbbe il conte Desiderio Ancillotto in Finché c’è prosecco c’è speranza. Anzi una delle tre aveva proposto addirittura la riduzione a sedici squadre della Bundesliga.

  

Per quasi un ventennio il campionato tedesco è rimasto l’unico tra i principali tornei nazionali europei a diciotto squadre. Potrebbe però non essere più il solo.

  

A settembre la Football Association inglese ha iniziato a vagliare la proposta di una riforma della Premier League dopo che le principali squadre inglesi – Arsenal, Tottenham, Chelsea, Liverpool Manchester City e Manchester United – avevano chiesto una riduzione del numero di squadre nella principale serie calcistica. Il No secco iniziale, secondo fonti interne alla FA sentite dal Foglio, si sarebbe ammorbidito, per quanto al momento la possibilità di una riforma dei campionati sia piuttosto remota.

  

E così i principali club inglesi hanno iniziato a guardare con interesse a quanto succede al di là della Manica. È la Francia infatti il paese nel quale la proposta di riduzione del numero di squadre del massimo campionato professionistico sta prendendo piede. La riduzione degli introiti dovuta all’apertura contigentata degli stadi dovuta alla pandemia di Covid-19, ha aumentato i problemi finanziari di un numero sempre maggiore di società francesi. E così la Federcalcio transalpina ha iniziato a prendere in considerazione lo studio del Centre de droit et d'économie du sport de Limoges che sottolineava come una riduzione del numero di squadre nei principali campionati nazionali (Ligue 1 e Ligue 2) non potesse che far bene al movimento calcistico francese. L’analisi del Cdes andava oltre ai minori proventi derivanti dai diritti televisivi, considerati marginali, ma prendeva in considerazione soprattutto il taglio dei costi per le squadre, il conseguente incremento di margini di guadagno e la futura “vendibilità del marchio”. Secondo lo studio ridurre il numero di squadre nella Ligue 1 non può portare che benefici sia dal punto di vista commerciale, sia da quello sportivo, sia da quello competitivo. A patto che si crei un sistema di sostenibilità delle seconde leghe, ossia un sistema di tutela che preveda una ripartizione, seppur minima, dei ricavi del campionato maggiore verso quelli secondari.

 

Secondo Vincent Labrune, presidente della Ligue de Football Professionnel (LFP), il calcio deve tornanre a “privilegiare la qualità alla quantità. Ci sono troppe partite nei campionati che non generano alcun interesse. È ora di ridurre il palinsesto televisivo e aumentare l’interesse”, ha detto all’Equipe. Un concetto che anche il commissario tecnico della Nazionale francese Didier Deschamps ha sposato: “Sono uno di quelli che pensano che più alto è il livello, meglio è. C'è bisogno di ripensare a molte cose all’interno del calcio. Oggi vediamo calendari pieni colmi di impegni, con la Champions League ogni settimana. È complicato. Avere quattro partite di campionato in meno aiuterebbe ad aumentare la qualità. So che dicendo questo non diventerò più popolare, ma la Ligue 1 dovrebbe andare verso questa direzione”.

 

Deschamps è stato bollato come elitario, come difensore del calcio dei ricchi a discapito del calcio popolare. Eppure l’aumento delle squadre dei principali campionati europei, ad eccezione dell’Inghilterra, è stato voluto per ragioni economiche sia in Italia che in Francia che in Spagna, non certo per motivi legati alla democraticità del calcio. 

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