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Setteperuno

La tedofora più anziana del mondo

Marco Pastonesi

Kane Tanaka l'11 maggio 2021 avrà 118 e 129 giorni e in mano terrà la fiaccola olimpica che accenderà la torcia di Tokyo 2020

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Lei ha già vinto. Sarà la più vecchia tedofora della storia. Kane Tanaka, giapponese, la più anziana donna al mondo secondo le statistiche del libro “Guinness dei prinati”, avrà 118 anni e 129 giorni l’11 maggio 2021 quando sarà gratificata dall’onore di trasportare la fiaccola olimpica diretta a Tokyo per accendere i Giochi olimpici. Facendo, data la veneranda età, i debiti scongiuri.

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Lei ha già vinto. Sarà la più vecchia tedofora della storia. Kane Tanaka, giapponese, la più anziana donna al mondo secondo le statistiche del libro “Guinness dei prinati”, avrà 118 anni e 129 giorni l’11 maggio 2021 quando sarà gratificata dall’onore di trasportare la fiaccola olimpica diretta a Tokyo per accendere i Giochi olimpici. Facendo, data la veneranda età, i debiti scongiuri.

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I responsabili del Comitato organizzatore locale hanno individuato il tratto a Shime, nella regione di Fukuoka, dove abita la signora Tanaka. Per tradizione, ciascun tedoforo corre fra i mille e i 1500 metri, a un ritmo intorno ai quattro minuti al chilometro. Per la nonnina con la fiaccola si farà un’eccezione, abbreviando la distanza e allungando il tempo. Se tutto andrà bene, conquisterà il primato olimpico, finora detenuto da Aida Mendes, detta “Nonna Iaia”, brasiliana, che portà la torcia olimpica per i Giochi di Rio de Janeiro: accadde nel 2016, lei aveva 106 anni, lo scorso aprile è deceduta. “Saremo felici – ha commentato Eiji Tanaka, nipote di Kane – se le persone, guardandola portare la fiaccola, e in buoba salute, penseranno anche loro di poter godere di una lunga vita”.

  

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I tedofori sono messaggeri, ambasciatori, testimoni. Dal primo all’ultimo, anche se, almeno in questo caso, la gerarchia è rovesciata, e l’ultimo è spesso più importante e celebre del primo, o comunque quello destinato a entrare e rimanere nella storia. Il primo “fiaccolaro” di Roma 1960 fu Concetto Lo Bello, dittatoriale arbitro di calcio, impegnato nella prima frazione, a Siracusa, vicino alla Fonte Aretusa, dove la torcia, accesa a Olimpia, era sbarcata dall’Amerigo Vespucci. Ma l’ultimo “fiaccolaro”, il civitavecchiese Giancarlo Peris, scelto perché aveva vinto i campionati provinciali di corsa campestre, è quello immortalato accanto al braciere dello Stadio Olimpico. Ma il primo ultimo tedoforo italiano risaliva a quattro anni prima, Giochi invernali di Cortina d’Ampezzo: Guido Caroli, pattinatore di velocità su ghiaccio, che già aveva partecipato ai Giochi – sempre quelli invernali - di Saint Moritz nel 1948 e di Oslo nel 1952. Rischiò, Caroli, una figuraccia: prima di accendere il braciere inciampò su un cavo e cadde, ma ebbe la lucidità, la prontezza, l’abilità, soprattutto la calma olimpica di mantenere accesa la torcia. E nonostante il cavo, se la cavò.

  

La fiamma olimpica è più recente della signora Tanaka: la prima volta soltanto ad Amsterdam nel 1932 e i primi tedofori a Berlino nel 1936. L’idea entusiasmò, il simbolo funzionò. E alcuni degli interpreti furono selezionati per aggiungere valore al valore. Così a Tokyo, nel 1964, fu scelto il velocista e poi giornalista Yoshinori Sakai perché era nato proprio il giorno del bombardamento atomico di Hiroshima, il 6 agosto 1945. A a Città del Messico, nel 1968, fu eletta la velocista messicana Queta Basilio come prima donna a portare la fiaccola, fino a quel punto un compito esclusivamente riservato agli uomini. A Barcellona, nel 1992, fu chiamato l’arciere spagnolo Antonio Rebollo, il primo tedoforo disabile. Ad Atlanta, nel 1996, fu privilegiato Muhammad Ali, ormai non più Cassius Clay, e neanche più l’atleta più bello, più forte, più provocatore, più rivoluzionario, ma fragile e tremante per il morbo di Parkinson. Altre volte si puntò sulla quantità: a Seul, nel 1988, di tedofori ne vollero tre e a Londra, nel 2012, addirittura sette.

  

Da adesso, c’è da immaginarlo, Kane Tanaka vivrà in una bolla. Anzi, tre. Familiare, nazionale, olimpica.

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Un fine settimana di "altri sport"

 

Basket: continua la marcia trionfale in campionato (meno in Eurolega) dell’Olimpia Milano abbatte Brescia e fa sdette su sette. Pallavolo: donne, nella Perugia che espugna Brescia, felice esordio del c.t. della nazionale Davide Mazzanti, che ritrova una panchina di club e la moglie – Serena Ortolani - in campo. Motociclismo: la “nouvelle vague” italiana domina la Moto2, nel Gp di Spagna vittoria di Marco Bezzecchi, primato in classifica a Enea Bastianini, quarto all’arrivo davanti a Lorenzo Baldassarri e Luca Marini.

 

Ciclismo: lo sloveno Primoz Roglic conquista la Vuelta per il secondo anno consecutivo, secondo a 24” l’ecuadoregno Richard Carapaz. E per le biciclette italiane è il terzo trionfo nei tre grandi giri di quest’anno, la Colnago al Tour de France (con lo sloveno Tadej Pogacar), la Pinarello al Giro d’Italia (con l’inglese Tao Geoghegan Hart) e la Bianchi alla Vuelta (con Roglic).

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