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Il Foglio sportivo

Pallacanestro avvelenata

Umberto Zapelloni

Divisioni, sospetti e accuse di fare i propri interessi. La proposta di Ettore Messina di rinviare le coppe in primavera per finire i campionati con meno rischi è ragionevole ma non piace a nessuno     

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Ci sono idee che sono belle e sensate, ma arrivano troppo tardi per trasformarsi in realtà. Ci sono idee che hanno una base solida, ma che viste da un’altra prospettiva possono suonare male ed essere considerate come un atto di egoismo. E’ come lanciare un sasso in uno stagno per farlo saltellare sull’acqua, ma vederlo affondare al primo impatto. Prendete la lettera aperta di Ettore Messina, presidente e coach dell’Olimpia Milano che l’altro giorno ha proposto di sospendere l’attività internazionale e rimandare le coppe a primavera. Una proposta sensata che però causerebbe la compressione del campionato italiano che in questo periodo maledetto sta andando avanti con tanta fatica e moltissima buona volontà, senza pubblico (e senza un minimo finanziamento governativo per società che rischiano il collasso). La lettera del coach-presidente, che ricalcava quella inviata qualche giorno prima dal sindacato dei giocatori spagnoli, si può riassumere così: “Ogni settimana abbiamo sempre più giocatori, allenatori o dipendenti dei club positivi ai test. Molte partite, in ogni campionato nazionale o nelle competizioni internazionali, sono rinviate. Le difficoltà nei viaggi internazionali comportano seri rischi per la salute per allenatori e arbitri. Presto non ci saranno date disponibili per disputare le partite rinviate. Sempre di più i risultati sportivi dipenderanno da chi sarà più fortunato, affrontando meno contagi nella sua squadra, rispetto agli altri. Per il bene del basket, chiedo ai nostri leader di sedersi a un tavolo e non alzarsi finché non sarà stata trovata una soluzione. La salute dei partecipanti e la regolarità delle competizioni sono la priorità. E saremo sempre grati, come appassionati, per le loro decisioni”.

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Ci sono idee che sono belle e sensate, ma arrivano troppo tardi per trasformarsi in realtà. Ci sono idee che hanno una base solida, ma che viste da un’altra prospettiva possono suonare male ed essere considerate come un atto di egoismo. E’ come lanciare un sasso in uno stagno per farlo saltellare sull’acqua, ma vederlo affondare al primo impatto. Prendete la lettera aperta di Ettore Messina, presidente e coach dell’Olimpia Milano che l’altro giorno ha proposto di sospendere l’attività internazionale e rimandare le coppe a primavera. Una proposta sensata che però causerebbe la compressione del campionato italiano che in questo periodo maledetto sta andando avanti con tanta fatica e moltissima buona volontà, senza pubblico (e senza un minimo finanziamento governativo per società che rischiano il collasso). La lettera del coach-presidente, che ricalcava quella inviata qualche giorno prima dal sindacato dei giocatori spagnoli, si può riassumere così: “Ogni settimana abbiamo sempre più giocatori, allenatori o dipendenti dei club positivi ai test. Molte partite, in ogni campionato nazionale o nelle competizioni internazionali, sono rinviate. Le difficoltà nei viaggi internazionali comportano seri rischi per la salute per allenatori e arbitri. Presto non ci saranno date disponibili per disputare le partite rinviate. Sempre di più i risultati sportivi dipenderanno da chi sarà più fortunato, affrontando meno contagi nella sua squadra, rispetto agli altri. Per il bene del basket, chiedo ai nostri leader di sedersi a un tavolo e non alzarsi finché non sarà stata trovata una soluzione. La salute dei partecipanti e la regolarità delle competizioni sono la priorità. E saremo sempre grati, come appassionati, per le loro decisioni”.

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L’EuroLeague è già corsa ai ripari trasformando le partite decise a tavolino per mancata presentazione di una squadra con troppi malati, in partite da ripetere. Un dietrofront saggio dopo che all’unanimità era stato deciso di sanzionare con la sconfitta a tavolino la mancata partecipazione di una squadra. Con troppe partite decise a tavolino la classifica sarebbe stata falsata. Quindi dietrofront. Un buon segno. 

 

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Continuare come se nulla fosse adesso comporta qualche rischio perché non passa settimana senza partite rinviate. Viaggiare per l’Europa in queste settimane di zone rosse, gialle e arancioni può essere un azzardo, nonostante i protocolli dell’EuroLeague vengano aggiornati ogni 15 giorni, anche perché in Europa solo i top team si muovono su aerei privati e non di linea, riuscendo a ridurre al minimo i contatti. Diverso è il discorso del campionato italiano dove il protocollo è decisamente più serio rispetto a certi paesi europei e minacciare di non andare a giocare in zona rossa sembra una provocazione buttata lì per far saltare tutto.

 

Messina voleva che chi comanda si sedesse attorno a un tavolo a parlare del problema. Voleva si cominciasse a prendere in considerazione un piano B. E la speranza è che comunque lo stiano a sentire. La pallavolo, ad esempio, ci ha pensato e ha deciso di completare la fase a gironi di Champions League fra dicembre e febbraio, chiudendo le squadre in una bolla. Lo stesso basket italiano aveva dato un segnale importante rinchiudendo in una bolla uno dei gironi della super coppa italiana. Lo scorso anno il calcio aveva cambiato la formula delle sue coppe europee, trasformando la fase finale e condensandola in una città sola. E poi c’è sempre la Nba con la sua super bolla che però ha dei costi improponibili per il resto del mondo. 

 

Lo schema Messina, sospendendo le  temporaneamente le Coppe, proponeva di chiudere la stagione regolare della Serie A il 7 febbraio e i play-off il 29 marzo, per poi dare spazio, da aprile a metà giugno, alle competizioni internazionali e avere poi anche un margine per le Nazionali impegnate nelle qualificazioni ai Giochi di Tokyo (ma ci saranno?).

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Sediamoci attorno a un tavolo, parliamone. Messina ha i titoli per proporlo. Peccato che la sua lettera sia stata accolta come un pugno negli occhi dall’EuroLeague e mal digerita anche in Italia dove qualcuno ha pensato: vuole comprimere il campionato, vincerlo e poi giocarsi la coppa con la mente (e il corpo) completamente dedicati alla grande missione dell’Olimpia, riconquistare l’Europa.

 

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Che Messina e l’Olimpia in Italia, soprattutto a Bologna, abbiano solo nemici, lo sapevamo da tempo. Il problema è che anche Bertomeu, il numero 1 dell’EuroLeague, pur non intervenendo ufficialmente, si è smarcato dall’idea di Messina facendo sapere co una lettera a tutte le Leghe coinvolte che la formula non cambierà. Soprattutto nel quartier generale di Barcellona non hanno preso bene il fatto che la proposta di congelare le coppe sia arrivata da uno degli undici club in possesso della licenza illimitata, uno dei club fondatori in pratica. Perché va ricordato che Messina non è soltanto il coach dell’Olimpia,  è anche  presidente delle Basketball Operations, cioè padrone assoluto della pallacanestro. E la sua uscita è stata letta come una presa di posizione di tutto il club, quasi un attacco dall’interno del sistema. Nonostante un giocatore simbolo come Datome abbia detto che preferisce continuare a giocare.

 

Messina ha parlato a titolo personale, ma è chiaro che avendo una delega in banco, il suo pensiero è quello dell’Olimpia. Forse un uomo saggio e attento come lui avrebbe dovuto cercare consensi, sondare gli umori almeno in Europa, prima di uscire allo scoperto. Il suo era un intento corretto: “Vorrei chiedere ai nostri leader di mettere da parte le differenti opinioni e, nell’interesse del basket e dei suoi tifosi, sedersi attorno ad un tavolo e non abbandonarlo fino a quando una soluzione comune non sarà stata identificata”. Chi non è parte in causa legge una frase come questa e commenta: giusto far riflettere chi comanda. Chi è parte in causa, invece, sospetta subito “Lo starà facendo per trarne qualche vantaggio” e in quella stanza vorrebbe chiudere Messina, buttando poi via la chiave. 

 

Insomma oggi non è neppure ipotizzabile credere che nel basket ci sia qualcuno che pensa al bene comune e non agli interessi personali. La Lega ci prova e proprio per questo non esclude un piano B, ma prima va concluso almeno il girone d’andata, poi si vedrà.

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