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Nelle manone d'oro di Zoff

Massimiliano Vitelli

“Il ruolo del portiere non è cambiato, Yashin il migliore”. Parla il numero 1 dell’Italia campione del mondo nel 1982 inserito da France Football nelle nomination per il “gardien d’Or” del Dream Team di tutti i tempi

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Se chiudi gli occhi e pensi a Dino Zoff lo vedi lì, davanti alla regina Sofia, col sorriso un po’ imbarazzato di uno che sembra esserci finito per sbaglio. Invece sta per ricevere quel trofeo più importante del mondo, un certificato di felicità. Per gli italiani Zoff è una data. È l’11 luglio 1982, perché quella notte, oltre ad alzare al cielo la Coppa del Mondo, Dino ci fece sentire un popolo che ce l’aveva fatta. Anni fa gli chiesi cosa c’era dietro a quel sorriso davanti alla consorte di re Juan Carlos. “Ero inebriato dalla vittoria – mi rispose – quando mi sono trovato davanti la regina Sofia volevo baciarla, lo stavo per fare davvero. Per fortuna ci ho ripensato”. 

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Se chiudi gli occhi e pensi a Dino Zoff lo vedi lì, davanti alla regina Sofia, col sorriso un po’ imbarazzato di uno che sembra esserci finito per sbaglio. Invece sta per ricevere quel trofeo più importante del mondo, un certificato di felicità. Per gli italiani Zoff è una data. È l’11 luglio 1982, perché quella notte, oltre ad alzare al cielo la Coppa del Mondo, Dino ci fece sentire un popolo che ce l’aveva fatta. Anni fa gli chiesi cosa c’era dietro a quel sorriso davanti alla consorte di re Juan Carlos. “Ero inebriato dalla vittoria – mi rispose – quando mi sono trovato davanti la regina Sofia volevo baciarla, lo stavo per fare davvero. Per fortuna ci ho ripensato”. 

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Oggi, a settantotto anni, è in corsa per vincere il posto di portiere nel Dream Team di tutti i tempi di France Football, che avendo deciso di non assegnare il Pallone d’Oro a causa della pandemia ha lanciato un sondaggio planetario. “Me lo stai dicendo tu, ne sono onorato. Del resto all’estero sono sempre stato apprezzato e amato”. Dino Zoff è però anche uno dei pochi profeti in patria. Nonostante la sua più che decennale militanza nella Juventus, la squadra più tifata in Italia, ma anche la più odiata. Un altro che è riuscito a unire anziché dividere è Roberto Baggio, ma per il Divin Codino è stato più facile, dopo gli anni al Vicenza, la maturazione a Firenze ha spesso fatto e disfatto le valigie indossando le maglie di Juve, Milan, Bologna, Inter e Brescia. “Chi sono gli altri candidati per il ruolo di portiere?”, chiede Zoff. La lista è ricca, Yashin, Peter Schmeichel, Banks, Neuer, Maier e poi Van der Sar, Casillas, Nkono. E Buffon. “Quindi due italiani, beh, Gigi è in buona compagnia”. È sempre difficile mettere a confronto giocatori di epoche diverse, ma Zoff ritiene che per il ruolo del portiere le cose non siano poi cambiate molto. “Bisogna sempre parare, altrimenti devi andare a riprendere il pallone in fondo alla rete. Sento spesso dire che quelli di oggi sono diversi dai nostri, tanti portieri si lamentano di strane traiettorie. Io ricordo che al Mondiale del 1970 in Messico il pallone era fatto di un materiale elastico molto simile a quello che si usa adesso e sono passati cinquant’anni”.

 

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Il modo di interpretare il ruolo, però, è cambiato. O forse no. “Resto dell’idea che per essere un buon portiere si debba avere la capacità di parare. Poi il resto, come il saper giocare anche con i piedi, è un valore aggiunto. Ma non può essere la dote principale”. Nelle nomination di France Football, su 110 calciatori ci sono 16 italiani, tra questi diversi suoi compagni di Nazionale. “È una bella soddisfazione, speriamo qualcuno conquisti la maglia da titolare di questa squadra dei sogni”. E lui a chi darebbe la numero 1? “Non a me. Credo che la meriti Yashin, l’unico portiere della storia del calcio ad aver vinto il Pallone d’Oro. Sarei felice se fosse lui ad ottenere il maggior numero di voti”.

 

Gli faccio notare che tra gli attaccanti in lizza non c’è Gigi Riva. “Mi dispiace molto. Gigi è stato un giocatore fortissimo, uno dei più grandi della nostra storia. È incredibile che se lo siano dimenticato”. Tra gli altri azzurri, oltre al blocco difensivo juventino Gentile, Cabrini, Scirea, ci sono Baggio e Totti. “Due artisti del pallone, fuoriclasse veri”. 

 

E poi Pirlo. “Sono abbastanza curioso di vedere cosa farà da allenatore. Non lo conosco personalmente ma mi dicono sia un ragazzo d’oro. Alla Juventus ha tutto. Una rosa competitiva, Cristiano Ronaldo, una società forte. I tifosi si aspettano di continuare a festeggiare. In una situazione come la sua l’importante è non fare danni”. 

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Cinque anni nel Napoli, poi una vita in bianconero. Cosa ne pensi del 3-0 a tavolino? “C’è troppa confusione. Ci sono le regole della Figc e quelle delle Asl.  A quanto ho capito nessuna delle due squadre le ha violate, anche se andavano in conflitto tra loro. È chiaro che c’è qualcosa da rivedere”.

 

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Quando, il 29 maggio 1983, Dino Zoff scese in campo con la maglia dell’Italia contro la Svezia, nessuno sapeva che quella sarebbe stata la sua ultima partita. Quattro giorni dopo convocò i giornalisti. “Smetto, non posso parare anche l’età”. No, l’età, no. Ma per il resto Zoff ha bloccato davvero tutto. Dal pallone fermato sulla linea in Italia-Brasile, alle rare polemiche nelle quali, qualche volta, è stato trascinato suo malgrado.

 

Forse il posto di portiere nel Dream Team se lo aggiudicherà davvero Yashin, ma per quello nel cuore degli italiani non c’è gara. 

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