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Il Foglio sportivo

C’è un problema enorme sul Var, ma è superabile. Così

Quarantino Fox

Fissare una regola certa sui falli da andare a rivedere al monitor salverebbe l’autorità dell’arbitro ed eviterebbe errori

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Tra un arbitro che si corregge cinque volte riguardando l’azione al monitor e uno che si mostra sicurissimo delle sue (sbagliate) decisioni in campo, è preferibile il primo. È in questo concetto, spiegato domenica scorsa a Sky Sport dal designatore Nicola Rizzoli, che si traduce la valutazione del momento no dei fischietti italiani alle prese con l’ennesimo cambio regolamentare del Var, passato dal segnalare rigorini e falletti  come constatato durante la scorsa stagione al lasciar correre errori marchiani in questa. Ne abbiamo viste di tutti i colori ed è legittimo che né gli addetti ai lavori né i semplici appassionati ci capiscano più nulla.

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Tra un arbitro che si corregge cinque volte riguardando l’azione al monitor e uno che si mostra sicurissimo delle sue (sbagliate) decisioni in campo, è preferibile il primo. È in questo concetto, spiegato domenica scorsa a Sky Sport dal designatore Nicola Rizzoli, che si traduce la valutazione del momento no dei fischietti italiani alle prese con l’ennesimo cambio regolamentare del Var, passato dal segnalare rigorini e falletti  come constatato durante la scorsa stagione al lasciar correre errori marchiani in questa. Ne abbiamo viste di tutti i colori ed è legittimo che né gli addetti ai lavori né i semplici appassionati ci capiscano più nulla.

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Perché non è stato dato il rigore all’Inter contro il Parma (arbitro Piccinini)? Perché nessuno ha fatto notare a Giacomelli che i due penalty fischiati in Milan-Roma erano topiche colossali? Insomma, a che serve il Var (o moviolone) se dorme beatamente?

 

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Rizzoli dice e non dice, assicura che gli arbitri ascoltano sempre i suggerimenti dei colleghi piazzati davanti allo schermo, facendo dunque intuire che nessuno ha richiamato Giacomelli e Piccinini. Allora il problema è serio. Superabile, ma serio. Basterebbe un po’ di chiarezza in più, sottolineando quando il Var deve dare l’alert al collega in campo e (soprattutto) quali sono i casi sui quali effettivamente può intervenire. È una questione atavica, chiarissima fin dalle prime discussioni sullo strumento tecnologico: come superare la naturale zona grigia che sfugge ai criteri dell’oggettività? Non si può, come sa chiunque abbia dato qualche colpo di fischietto su un campo di calcio. Di conseguenza, bisogna ridurre il margine d’incertezza. Come? Per esempio, stabilendo che l’arbitro centrale debba essere sempre richiamato al monitor in caso di rigore dubbio da lui concesso o negato. Se lo si fissa in una regola, l’autorità del direttore di gara non verrà sminuita agli occhi dei giocatori in campo: è così e punto, bisogna andare a riguardare l’azione. E fine delle polemiche. Ne guadagnerebbero tutti.

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