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Il bello di correre in casa. Antonio Giovinazzi ci racconta il Gp di Imola

Umberto Zapelloni

C’è una classifica in cui  il pilota italiano è il migliore: nessuno ha guadagnato tante posizioni in partenza quanto lui: 38

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Tutti pazzi per Giovinazzi. La rima c’è, peccato manchi il pubblico delle grandi occasioni. Non resta che l’hashtag, frequentato spesso anche da Claudio Marchisio, l’ex principino della Juve, oggi commentatore Rai, grande appassionato di Formula 1 e tifosissimo del ragazzone di Martina Franca. Antonio Giovinazzi a Imola correrà il 36° Gran premio della sua carriera e ha appena firmato  per una terza stagione con l’Alfa Romeo Sauber, l’altra Italia dei motori. Per un pilota italiano correre in casa non è mai stato semplice. Ne sa qualcosa Riccardo Patrese che proprio a Imola nel 1983 fu applaudito quando uscì di strada, lasciando pista libera alla Ferrari. Per la maggioranza dei tifosi italiani se non corri con la macchina rossa, sei un avversario. Se corri con una macchina che un po’ rossa lo è e comunque sotto il vestito ha un motore made in Maranello (anche se quest’anno è una zavorra), non sei davvero un avversario. Giovinazzi se n’è accorto fin dal debutto. Sarà perché un pilota italiano mancava dal 2011, sarà perché Antonio si era presentato con ottime referenze – su tutte quelle di Cesare Fiorio, che l’ha seguito fin dalle formule minori – ma quando ha cominciato a fare sul serio in Formula 1, all’inizio del 2019, ha trovato  applausi, incoraggiamenti e un attivissimo fan club. Passerà alla storia per essere l’unico pilota ad aver avuto la possibilità di correre tre Gran premi in casa in una stagione.

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Tutti pazzi per Giovinazzi. La rima c’è, peccato manchi il pubblico delle grandi occasioni. Non resta che l’hashtag, frequentato spesso anche da Claudio Marchisio, l’ex principino della Juve, oggi commentatore Rai, grande appassionato di Formula 1 e tifosissimo del ragazzone di Martina Franca. Antonio Giovinazzi a Imola correrà il 36° Gran premio della sua carriera e ha appena firmato  per una terza stagione con l’Alfa Romeo Sauber, l’altra Italia dei motori. Per un pilota italiano correre in casa non è mai stato semplice. Ne sa qualcosa Riccardo Patrese che proprio a Imola nel 1983 fu applaudito quando uscì di strada, lasciando pista libera alla Ferrari. Per la maggioranza dei tifosi italiani se non corri con la macchina rossa, sei un avversario. Se corri con una macchina che un po’ rossa lo è e comunque sotto il vestito ha un motore made in Maranello (anche se quest’anno è una zavorra), non sei davvero un avversario. Giovinazzi se n’è accorto fin dal debutto. Sarà perché un pilota italiano mancava dal 2011, sarà perché Antonio si era presentato con ottime referenze – su tutte quelle di Cesare Fiorio, che l’ha seguito fin dalle formule minori – ma quando ha cominciato a fare sul serio in Formula 1, all’inizio del 2019, ha trovato  applausi, incoraggiamenti e un attivissimo fan club. Passerà alla storia per essere l’unico pilota ad aver avuto la possibilità di correre tre Gran premi in casa in una stagione.

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In questa stramba stagione dell’era Covid è capitato anche questo. “Imola sarà la mia terza gara di casa quest’anno e non riesco a credere di avere tra le mani questa opportunità – racconta al Foglio Sportivo – Correre in Italia è sempre speciale per me e personalmente spero che riusciremo a mettere in scena un grande spettacolo, soprattutto per tutta la gente che ci guarderà da casa. L’Italia sta affrontando un momento difficile e sarebbe bello poter regalare una gran gara a tutti gli appassionati”. La sua Sauber Alfa Romeo, ha un vestito speciale per l’occasione con dedica a Imola. Alfa Romeo non ha dato un vero supporto tecnico alla Sauber come sognava Marchionne alle origini dell’accordo (appena rinnovato anche per il 2021), ma da punto di vista delle idee e della comunicazione ha regalato tanti spunti. Insomma se il Mondiale di Formula 1 fosse una gara di marketing, l’Alfa Sauber sarebbe piazzata molto meglio in classifica.

   

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Antonio Giovinazzi è un figlio di questo accordo, nel senso che è la Ferrari a scegliere a chi affidare una delle due monoposto. Sull’Alfa lo ha messo Marchionne, sull’Alfa lo confermeranno a breve Elkann e Binotto. Antonio ha ancora un sogno, diventare un giorno pilota Ferrari. Per ora è il terzo pilota, la riserva pronta a scendere in pista in caso di indisposizione di un titolare (cosa che in tempi di Covid è sempre possibile, vedi l’esempio Racing Point). “Sicuramente non ho preso bene l’ingaggio di Sainz, ma del resto io nella mia carriera non ho mai avuto niente di facile. Avere quel sedile l’anno prossimo sarebbe stato troppo semplice per i miei gusti. Sarebbe stato fantastico però, sarei stata la persona più felice del mondo. Tutto quello che ho avuto fin qui l’ho guadagnato con tanti sacrifici. Ma so che avrò ancora possibilità, e ce l’avrò dimostrando quello che so fare in pista. Il mio sogno rimane intatto, e rimarrà sempre finché correrò”.

 

Per far vedere di meritare la Formula 1 Antonio ce la sta mettendo tutta. Se si potessero cancellare le due gare di Spa (l’anno scorso e quest’anno) avrebbe ben poco da farsi perdonare. Regge il confronto con Kimi Raikkonen con un 6-6 in qualifica che gli rende onore, dato che il campione del  mondo 2007, nonostante i 41 anni, non è ancora da pensione come ha dimostrato con il primo, fantastico, giro di domenica scorsa a Portimao. “L’ho visto e rivisto un sacco di volte perché da Kimi c’è sempre da imparare. Non capita a tutti i piloti soprattutto a inizio carriera di avere un campione del mondo come compagno. Da lui ho imparato tantissimo, sto crescendo come pilota grazie a lui. E questo è il lato positivo, il lato negativo è che mi devo confrontare con uno così forte. Ma è stimolante. Kimi in gara è ancora uno dei più forti in questo mondo. E poi andiamo d’accordo. Mi ha fatto piacere leggere in un’intervista che alla domanda se avesse degli amici in Formula 1 lui ha risposto: Vettel e Antonio”. Se non lo avete visto guardatevi su YouTube il filmato dei due che girano con una Giulia Quadrifoglio sul vecchio Nürburgring: uno spasso (e capirete che se guida Kimi anche un pilota di Formula 1 può spaventarsi). Forse è anche per questo che negli spot guida sempre sua moglie. “Io ho avuto davvero paura, non recitavo. Sono un fifone se guidano gli altri. E poi vorrei vedere voi su quella pista che non conoscevo con Kimi che faceva il matto…”.
Si corre a Imola dove il vecchio  Raikkonen ha corso sei volte, unico tra i piloti al via. Si proverà una formula  nuova, senza prove al venerdì e con solo un’ora e mezza di pista sabato mattina prima delle qualifiche. “Imola è una pista leggendaria – racconta Giovinazzi – lì sono state scritte pagine incredibili e tragiche di storia del motorsport e non puoi sfuggire da tutto questo nel momento in cui entri in circuito. Ci ho corso solo una volta,  in Formula 3 nel 2014, e sono riuscito a chiudere sul podio. E’ stata un’esperienza unica”. Irripetibile con l’Alfa Romeo. Anche se Antonio ha una speciale classifica in cui è il migliore di tutti. Nessuno ha guadagnato tante posizioni in partenza quanto lui: 38. Senza mai perderne una. “Perdere posizioni partendo in fondo è difficile, ma c’è qualcuno che ci riesce… Il sabato studio tantissimo, passo tanto tempo al video a rivedere le partenze degli anni precedenti, a studiare le possibilità perché so che guadagnare posizioni al via è fondamentale per costruire una bella gara. Poi devi stare attento, capire se puoi rischiare, se devi essere aggressivo oppure no, tutto in pochissimo tempo e spazio”. Antonio ha attenzione, grinta, tempismo e colpo d’occhio.  “Il sogno di questo fine settimana è quello di completare una grande gara e di conquistare punti importanti sulla pista di casa. Voglio celebrare questa gara nel modo migliore possibile. Le performance mostrate a Portimao ci fanno ben sperare e come team vogliamo tornare a battagliare per un posto all’interno dei primi dieci”. Nelle altre due gare italiane non gli è andata benissimo. Al Mugello se l’è pure vista brutta alla ripartenza dietro la Safety Car. Imola è l’occasione per riscattarsi.  “Il mio obiettivo è sempre lo stesso, fare del mio meglio in pista, ma allo stesso tempo portare tranquillità all’interno del team e creare le condizioni migliori per lavorare bene”, Antonio ha imparato a parlare da uomo squadra. Ogni tanto qualche parolaccia al team per certe scelte strategiche azzardate non guasterebbe. Ma chissà che non capiti in privato. Come fanno i grandi uomini squadra.

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