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Mou miglior attore protagonista

Non siamo più tifosi, solo fruitori di un servizio

La docuserie sul Tottenham, lo spogliatoio violato, la nostra fede come prodotto in vendita

Piero Vietti

Guardate All or nothing: Tottenham Hotspur su Amazon Prime Video e capirete un po’ di più che cosa sta diventando il calcio oggi.

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Guardate All or nothing: Tottenham Hotspur su Amazon Prime Video e capirete un po’ di più che cosa sta diventando il calcio oggi, e che cerchiamo di raccontare in questo numero del Foglio Sportivo. Il documentario che racconta i dodici mesi più folli della storia degli Spurs è bellissimo, coinvolgente, appassionante, e soprattutto si avvale di uno dei più bravi attori protagonisti degli ultimi quindici anni, José Mourinho. Nato per celebrare quella che avrebbe potuto essere la stagione della consacrazione del Tottenham, finalista in Champions League nel 2019 e con uno stadio tra i più belli e funzionali al mondo appena inaugurato, questo documentario ha pagato pegno alle circostanze sempre più avverse che si sono rovesciate addosso alla squadra di Londra capitanata da Harry Kane: prima la crisi di risultati e l’esonero di Pochettino con conseguente arrivo dello Special One, poi infortuni in serie ai giocatori più forti, fino alla sospensione del campionato per l’emergenza coronavirus e la conclusione estiva a porte chiuse.

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Guardate All or nothing: Tottenham Hotspur su Amazon Prime Video e capirete un po’ di più che cosa sta diventando il calcio oggi, e che cerchiamo di raccontare in questo numero del Foglio Sportivo. Il documentario che racconta i dodici mesi più folli della storia degli Spurs è bellissimo, coinvolgente, appassionante, e soprattutto si avvale di uno dei più bravi attori protagonisti degli ultimi quindici anni, José Mourinho. Nato per celebrare quella che avrebbe potuto essere la stagione della consacrazione del Tottenham, finalista in Champions League nel 2019 e con uno stadio tra i più belli e funzionali al mondo appena inaugurato, questo documentario ha pagato pegno alle circostanze sempre più avverse che si sono rovesciate addosso alla squadra di Londra capitanata da Harry Kane: prima la crisi di risultati e l’esonero di Pochettino con conseguente arrivo dello Special One, poi infortuni in serie ai giocatori più forti, fino alla sospensione del campionato per l’emergenza coronavirus e la conclusione estiva a porte chiuse.

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Le telecamere piazzate ovunque nel centro sportivo del Tottenham, negli spogliatoi, accanto alla panchina e sull’autobus della squadra esaltano la grandezza di Mourinho – molto meno circense che in conferenza stampa, psicologo, motivatore, a tratti profetico per come cambia le partite dando indicazioni ai suoi nell’intervallo – e raccontano un gruppo di “bravi ragazzi” uniti tra loro, apre squarci sulle angosce di chi a 28 anni già si sente vecchio o si accorge che il tempo passa in fretta anche per i campioni.

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L’arrivo del virus distrugge tutto, i calciatori si chiedono “e adesso che faccio a casa?”, hanno paura di ammalarsi, non sanno che cosa succederà, Mou li allena via video guardandoli da uno schermo, tutti aspettano che si possa tornare a giocare. Improvvisamente l’avveniristico stadio nuovo è inutile, le entrate del merchandising crollano, i dirigenti si chiedono che sarà del fatturato del Tottenham quest’anno. Diventa fondamentale qualificarsi in Champions League, la spinta ambientale ed economica dei tifosi non c’è più.

È la violazione definitiva dell’ultimo spazio sacro rimasto nel calcio, lo spogliatoio, il dietro le quinte, in All or nothing vediamo anche le liti tra compagni di squadra, le incazzature per le sconfitte, scopriamo leader silenziosi che non sospettavamo, ci facciamo fatti che non sono nostri. Ora che la domanda su che cosa diventerà questo sport nei prossimi anni si sta facendo  drammatica, fa un effetto strano rendersi conto che ciò che ci viene offerto (verrebbe da dire ciò che ci rimane) è un prodotto di intrattenimento che dà in pasto a tifosi e non l’ultima cosa che era rimasta esclusiva di chi scende in campo. Adesso che non sempre ci viene voglia di guardare partite in fondo un po’ tristi dentro a stadi deserti possiamo però sapere tutto quello che succede prima, durante e dopo. Certo, molte cose vengono tagliate e restano segrete, ma le telecamere di Amazon sono arrivate dove neppure i social network possono arrivare. Il brand è un prodotto, la squadra è un prodotto, l’allenatore è un prodotto, ogni  giocatore protagonista del documentario è un prodotto,   i dirigenti lo sono, persino la nostra fede di tifosi lo è. E noi non siamo più tifosi, ma fruitori di un  servizio di intrattenimento. 

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