Perché il vicepresidente del Manchester United ha paura dei tifosi

Matteo Serra

Il club inglese ha deciso di aumentare la sicurezza attorno alla villa di Ed Woodward. I motivi di un disamore sempre più profondo tra i supporter dei Red Devils e la proprietà americana

È il 4 ottobre, mancano poche ore alla chiusura del calciomercato estivo quando diversi giornali inglesi iniziano a riportare la notizia che il Manchester United ha deciso di aumentare la sicurezza attorno alla villa del suo vice presidente esecutivo Ed Woodward. Si teme che i tifosi possano tornare ad assediarne la casa, esattamente come successo lo scorso gennaio, quando avevano lanciato razzi e fumogeni contro la sua residenza. Il motivo dell’ira dei tifosi del Manchester United è la scarsa -  a loro dire - attività della squadra sul mercato, incapace di creare una buona rosa in grado di permettere ai Red Devils di tornare vincente. Il colpevole è uno e uno soltanto: Ed Woodward. Quello della campagna acquisti rappresenta solo uno dei motivi dell’insoddisfazione della tifoseria nei confronti della proprietà.

 

Era il 2005 quando la famiglia Glazers divenne azionista di maggioranza del Manchester United. Malcolm Glazers, già proprietario della squadra di football americano Tampa Bay Buccaneers, aveva visto nei Red Devils la possibilità non solo di investire nel calcio, ma anche di guadagnarci. Il processo di acquisizione della società però fu abbastanza controverso, perché avvenne sulla base del così detto leveraged buyouts, un tipo di operazione finanziaria che basa l’acquisto sulla capacità di indebitamento della società stessa. Con una sola firma, il Manchester United passava da essere una società sana, gestita in maniera esemplare, a essere pieno di debiti. Nasce qui il profondo sentimento di antipatia che la tifoseria rossa di Manchester cova verso gli attuali proprietari. I tifosi non riescono ad accettare che lo United possa essere usato come macchina da soldi e profitto, facendo scivolare in secondo piano il risultato sportivo.

  

Pochi mesi dopo il passaggio di proprietà, sulle tribune del Old Trafford sono iniziate a sventolare delle sciarpe verdi e oro, i colori del Newton Head, il club da cui sorse nel 1902 il Manchester United. Un chiaro segno di disprezzo e non riconoscimenti nei valori portati dalla nuova società. Il passaggio da slogan come Glazers Out agli insulti, per arrivare addirittura alle minacce fisiche, è la sintesi di questi 15 anni di Manchester United.

 

I Glazers volevano puntare forte sul lato economico. È innegabile che ci siano riusciti. Lo United oggi, secondo i dati di Deloitte Money Football, è il terzo club più ricco al mondo, con un patrimonio di 711 milioni di euro. Gran parte della ricchezza è dovuto alla capacità di anticipare il mercato: sono stati i primi a investire in Asia. Questo ha permesso al club di aumentare costantemente la propria cassa di risonanza, attirando così l’attenzione di molti sponsor che nel corso degli anni hanno portato moltissimi milioni nelle casse del club - dalla stagione 2015/2016, Adidas ha firmato un contratto per 10 anni da 941 milioni di euro per realizzare le maglie.

 

Questa crescita economica però non ha portato alcun successo significativo. Il club non vince la Premier dal 2013 - quando c’era ancora Ferguson - e in questi anni molte sono state le stagioni nelle quali la squadra è finita ai margini della lotta per il titolo già nei primi mesi della stagione. Il problema è che la proprietà per cercare di vincere ha speso, ma molto male. Ed è questo quello che si imputa a Woodward: la scarsa capacità di investire il denaro in giocatori degni di una maglia gloriosa come quella dei Red Devils.

 

Sir Alex Ferguson ha retto la baracca per qualche anno, ma da quando se ne è andato il percorso è stato pieno di intralci. In tutto questo, lui e i Glazers hanno continuato a usare i soldi generati dallo United anche per scopi personali. Nella protesta dello scorso gennaio, oltre all’insoddisfazione per il mercato, ha avuto il suo peso l’aumento di ingaggio di Woodward, passato in pochi mesi da 1 a 3 milioni di sterline l’anno.

 

 

Questa estate il nome che ha acceso le fantasia dei tifosi è stato quello di Jadon Sancho, uno dei più grandi talenti del calcio inglese. Il Borussia Dortmund ha chiesto più di 100 milioni, lo United non è riuscito a chiudere l’accordo e il giocatore, alla fine, non è arrivato. Cavani, Telles e Van de Beek sono i volti nuovi per la squadra di Solskjær, ma sembra essere troppo poco per tornare a lottare per il titolo, guardando anche come Liverpool, Manchester City e Chelsea hanno contemporaneamente rafforzato la squadra. Lo United, infatti, per quanto ricco, non ha alle spalle una proprietà come il PSG o il City, e per questo deve sempre tenere d’occhio il bilancio, soprattutto poi se lo scopo della proprietà è generare soldi e non solo farli uscire. Woodward e Solskjær negli ultimi anni hanno cercato di dare più spazio ai giovani dell’Accademy, forse anche per ammansire i tifosi, ma questo non fa altro che portare ancora in avanti il momento in cui lo United tornerà quello di un tempo.

 

Il quadro che ne esce è quello di un circolo vizioso in cui nessuno è contento e un alone di negatività continua ad aleggiare sul club, che intanto ha perso 1-6 in casa contro il Tottenham di Mourinho, allenatore cacciato proprio dallo United qualche stagione fa.

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