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Arabia Saudita e Qatar sono sempre più rivali anche nel calcio

Federico Giustini

La finale di Champions tra Psg e Bayern Monaco ha confermato l'influenza dei fondi qatarioti tra le squadre europee. Ma anche il regime di Bin Salman vuole sfruttare lo sport per migliorare la propria immagine

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Per la prima volta in una finale di Champions League si sono affrontati due club proprietari di un loro negozio Duty Free all’aeroporto di Doha: il Psg, detenuto dalla Qatar Sports Investment dal 2011, e il Bayern Monaco, una delle squadre sponsorizzate (sulla manica) dalla Qatar Airways. In questi anni i francesi hanno vinto il campionato nazionale per sette volte e, grazie anche a una particolare interpretazione del Fair Play finanziario, sono tra le principali forze del calcio europeo. I tedeschi invece hanno siglato nel 2018 un accordo quinquennale con la Qatar Investment Authority, controllante della compagnia di bandiera, che nel complesso porterà tra i 50 e i 75 milioni di euro nelle casse del già solido club.

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Per la prima volta in una finale di Champions League si sono affrontati due club proprietari di un loro negozio Duty Free all’aeroporto di Doha: il Psg, detenuto dalla Qatar Sports Investment dal 2011, e il Bayern Monaco, una delle squadre sponsorizzate (sulla manica) dalla Qatar Airways. In questi anni i francesi hanno vinto il campionato nazionale per sette volte e, grazie anche a una particolare interpretazione del Fair Play finanziario, sono tra le principali forze del calcio europeo. I tedeschi invece hanno siglato nel 2018 un accordo quinquennale con la Qatar Investment Authority, controllante della compagnia di bandiera, che nel complesso porterà tra i 50 e i 75 milioni di euro nelle casse del già solido club.

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Gli investimenti qatarioti nel pallone del vecchio continente iniziano nei primi anni del decennio scorso, quando Abdullah Al Thani, parente dell’attuale emiro del Qatar, acquista il Malaga e poco tempo dopo, nel 2013, grazie a sontuose campagne acquisti, arriva a un passo dalla semifinale di Champions League. Qualche mese fa, dopo un lento e progressivo disimpegno, e con la società in grave crisi, Al Thani è stato rimosso dalla presidenza del Malaga dalla giustizia spagnola.

 

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Ma il progetto di un movimento calcistico migliore, pronto alla sfida del Mondiale 2022 in casa, è riuscito comunque a mettersi in moto: attraverso la Aspire Academy, istituita nel 2004 per volontà dell’emiro e con lo scopo di formare giovani calciatori, sono finiti sotto l’egida qatariota club europei come il Cultural Leonesa, serie C spagnola, e l’Eupen, serie A belga. I risultati sono arrivati, tant’è che il Qatar arriverà all’appuntamento con la Coppa del Mondo da campione d’Asia, a seguito del trionfo nella manifestazione continentale l'anno scorso negli Emirati Arabi. Guidati dallo spagnolo Felix Sanchez, sono riusciti anche a mettere in mostra qualche giovane talento potenzialmente spendibile in Europa, come Almoez Ali e Akram Afif.

 

La rivalità regionale con l’Arabia Saudita si nutre anche della sfida calcistica. In comune c’è la volontà di diversificare gli investimenti, di non dipendere esclusivamente dal petrolio, e soprattutto di migliorare la propria immagine agli occhi della comunità internazionale attraverso lo sport. Sembra essere naufragato il tentativo del fondo sovrano saudita Pif di mettere le mani su una società di Premier League, campionato più seguito al mondo, per rilevare il Newcastle. Una proposta da più di 390 milioni di euro ritirata a seguito dell’opposizione della Premier League stessa. Le ragioni risiedono nella scarsa disponibilità dei potenziali acquirenti di fornire informazioni dettagliate sull’identità dei reali proprietari. La possibile influenza del governo saudita genera motivi di imbarazzo per via della piattaforma pirata Beoutq, non sufficientemente combattuta dal governo saudita, che ha trasmesso eventi sportivi tra cui il campionato inglese, in streaming riproducendo abusivamente i contenuti televisivi dell’emittente qatariota Bein Sports. Le proteste erano arrivate anche da Amnesty International per via delle molteplici violazioni dei diritti umani e della vicenda che ha portato alla morte del giornalista Jamal Khashoggi. Omicidio per cui l’Onu ritiene di avere indizi credibili circa la responsabilità del principe ereditario Mohammed Bin Salman.

 

Legato da un rapporto solido di amicizia proprio a Bin Salman, e ministro dell’Intrattenimento (nonché ex ministro dello Sport) del regno saudita, è Turki Al-Sheikh, proprietario da un anno dell’Almeria, seconda divisione spagnola. Celebre in patria anche per le sue abilità di poeta e cantautore, Al-Sheikh è diventato popolare nel novembre scorso per aver ospitato Messi in casa sua a Riyadh. Ha allestito una squadra molto competitiva per la serie B spagnola, investendo 21 milioni di euro, ma ha avuto molta poca pazienza con i suoi allenatori: ne ha cambiati cinque, tra cui l’ex stella del Real Madrid Guti, sfiorando il record di sei che appartiene a Jesús Gil, ex vulcanico presidente dell’Atletico Madrid. Pazienza che Al-Sheikh non ha avuto nemmeno in occasione di una sfida benefica alla Playstation, da lui organizzata e per cui aveva mobilitato molte star del calcio come testimonial. Incassato l’ennesimo gol dal suo avversario, ha distrutto il televisore. Episodio che potrebbe essersi ripetuto quando il suo Almeria è stato eliminato nella semifinale dei playoff promozione contro il Girona.

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