il foglio sportivo – il ritratto di bonanza
E fu Juve, nel silenzio
Il lockdown, per Lazio e Inter, ha prodotto l’effetto di un sonnifero. L’Atalanta ha fatto tremare i bianconeri. Ma per batterli servono i cannoni. Lo scudetto di Cristiano Ronaldo e Dybala. E di Sarri che ha rinunciato a se stesso
Chissà se il silenzio ci ha resi più sensibili. Durante il lockdown, ci siamo abituati ad ascoltarlo, provenire dalla strada deserta, dai cantieri abbandonati, dai negozi chiusi. L’assenza di qualsiasi rumore amplificava i gesti, rendeva diverse le parole; migliori, peggiori, difficile dirlo. Le scandiva, le arrotondava, le ingigantiva, le sminuiva, le spezzava, le abbandonava sospese. E così nel calcio, il silenzio degli stadi ci ha restituito un gioco che a tratti ci è parso cambiato, pur essendo questo sport lo stesso di sempre: una rete di passaggi, a maglie strette o larghe a seconda della filosofia di gioco, tesa a portare il pallone nella porta avversaria.
La Juventus vince con i campioni, con Ronaldo e Dybala, che sono i migliori. Il compito della squadra è portare la palla il più spesso possibile verso di loro, dandogli tante opportunità. Sarri ha rinunciato a se stesso per farlo, forse si è quasi rassegnato, ma questo non toglie nulla al suo esemplare lavoro. Che si è concluso perfettamente in armonia con il deserto circostante, quando ha scelto di rientrare negli spogliatoi senza festeggiare in campo con la squadra e quando poi, sigaretta in mano, ha rotto il personale silenzio con la frase più intelligente che potesse pronunciare: “Se hanno vinto con me, vuol dire che erano forti per davvero”. Quando si dice l’autoironia, il rumore dei giusti.