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La preoccupazione di Barelli (Federnuoto): “Così salta il sistema sportivo”

Roberto Perrone

“Altro che Olimpiadi. Senza aiuti lo sport muore”. Il presidente della federazione del nuoto: “Lavoriamo a un protocollo per la riapertura, ma la situazione è grave”

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“Temo che salti il sistema sportivo italiano”. Paolo Barelli deputato di FI, è presidente della Federnuoto dal 2000. Le discipline che fanno riferimento alla sua Federazione conquistano molte delle medaglie che inghirlandano la sede del Coni. La sua acqua di competenza va da quella dove filano verso l’oro Federica Pellegrini e Gregorio Paltrinieri a quella dove si agitano le “sciure” dell’acquagym, per qualche chilo in meno. Barelli è lucidamente preoccupato. “E’ un momento di grande crisi, ho paura che salti il sistema sportivo italiano. Se fallisce, fallisce anche l’agonismo. Il quadro è questo: lo sport si regge sulle società che consentono l’attività quotidiana di amatori e professionisti. Questa attività non è garantita né dalla scuola, né dallo Stato, a cui, in Italia si è sostituito l’associazionismo. Ci siamo sempre detti che siamo i più bravi, ed è vero. Il nostro sistema è virtuoso, ma fragile perché si regge sulla passione, sulla generosità. Le fondamenta sono solide ma poggiano esclusivamente sul volontariato e sull’impegno economico di tanti dirigenti di provincia”.

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“Temo che salti il sistema sportivo italiano”. Paolo Barelli deputato di FI, è presidente della Federnuoto dal 2000. Le discipline che fanno riferimento alla sua Federazione conquistano molte delle medaglie che inghirlandano la sede del Coni. La sua acqua di competenza va da quella dove filano verso l’oro Federica Pellegrini e Gregorio Paltrinieri a quella dove si agitano le “sciure” dell’acquagym, per qualche chilo in meno. Barelli è lucidamente preoccupato. “E’ un momento di grande crisi, ho paura che salti il sistema sportivo italiano. Se fallisce, fallisce anche l’agonismo. Il quadro è questo: lo sport si regge sulle società che consentono l’attività quotidiana di amatori e professionisti. Questa attività non è garantita né dalla scuola, né dallo Stato, a cui, in Italia si è sostituito l’associazionismo. Ci siamo sempre detti che siamo i più bravi, ed è vero. Il nostro sistema è virtuoso, ma fragile perché si regge sulla passione, sulla generosità. Le fondamenta sono solide ma poggiano esclusivamente sul volontariato e sull’impegno economico di tanti dirigenti di provincia”.

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Paolo Barelli (foto LaPresse)


 

Come può reggere il sistema all’impatto della crisi economica causata dal coronavirus? “Può reggere se il ministro dello sport, appoggiato dal governo, capisce che lo sport è una necessità sociale, che la salute dei cittadini deriva anche da questo sistema”.

  

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Da quanto è cominciato il lockdown si discute di interventi del governo a sostegno dell’economia, ma per lo sport serve un aiuto concreto. “Occorrono 200 milioni a fondo perduto e altri 400 di prestito con due anni di pre-ammortamento e restituzione in dieci anni. Abbiamo il grosso impianto che ha bisogno di 200 mila euro e la piccola società a cui ne bastano 20 mila. Ma parlo di fondo perduto solo per pagare questi due mesi. Se continua questa situazione occorre molto di più. Il fatturato delle piscine in Italia si aggira sul miliardo, tra iscrizioni, quote, corsi, vendita di articoli sportivi, bar, eccetera. Questo fatturato è quello che sostiene l’attività agonistica, se chiudono i club, chiudono anche Pellegrini e Paltrinieri”. Di cosa c’è bisogno? “Oltre ai soldi, ho chiesto lo spostamento di tutti i canoni e le bollette di dodici mesi e l’allungamento delle concessioni. Se non c’è un intervento urgente, lo sport italiano è cotto, altro che Olimpiade”.

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“Faccio un esempio pratico – prosegue Barelli – Non si può riaprire una piscina come il centro federale di Verona con 5.000 mila metri cubi d’acqua da scaldare e tutti gli altri canoni solo per due atleti. Vogliamo un’apertura codificata dalla politica, dalle autorità sanitarie e dalla Federazione. Stiamo lavorando a un protocollo con ministero della Salute e Istituto superiore di sanità, ma se le misure delle riaperture rimanessero troppo restrittive significa che è meglio che gli impianti rimangano chiusi”.

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Ha parlato di ministri e di istituto superiore di sanità, ma il Coni? “Non pervenuto. Leggo che si occupa di calcio, dei diritti televisivi, ma a oggi non abbiamo avuto comunicazioni, non c’è stato alcun contatto. Noi, all’Olimpiade, con le due squadre di pallanuoto, dovremmo portare almeno 200 persone. Abbiamo bisogno di fondi. Il nostro bilancio si basa al 20 per cento sull’intervento pubblico e all’80 sulle nostre attività. Noi andremo sotto di sei/sette milioni, di questi abbiamo bisogno. Avremo grossi problemi per l’attività di vertice, per continuare i nostri programmi, per tenere aperti gli impianti. Ad oggi non abbiamo ricevuto nessun sostegno. Invece servono risposte immediate alle società sportive e soprattutto alle federazioni olimpiche”.

 

Il calcio, com’è logico vista la sua predominanza, tiene banco nei dibattiti. Riprendere o non riprendere? “Allora, è chiaro che se il presidente del Coni parla di calcio, va in prima pagina. Il calcio vuole concludere perché ha vicende importanti aperte, con i suoi stakeholder con la Fifa e l’Uefa. Però il calcio è diverso dal nuoto o da tutti gli altri: aprirà quando avrà le autorizzazioni. Io, personalmente, voglio che riprenda perché voglio che Lazio vinca lo scudetto”.

    

Anche il tifo vuole la sua parte, però all’interno di un mondo che non sarà più lo stesso di prima. “Qua è cambiato il modo di vivere, tutto sarà diverso anche quando sarà terminata l’emergenza coronavirus. Lo sport fa parte della vita. In alcuni paesi hanno chiuso come da noi, in altri hanno ridotto ma continuato. C’è grande preoccupazione da parte degli atleti. Li comprendo. Effettivamente la situazione è grave e imbarazzante. Non molti si rendono conto di quello che ho appena detto: ci sarà lo sport se esisteranno le società sportive”.

 

Noi speriamo che ce la caviamo, ma da quello che sostiene Barelli anche l’Olimpiade del 2021 pare a rischio. “Non darei tutto per scontato, dobbiamo essere ottimisti altrimenti è inutile parlare e ci chiudiamo nelle caverne. Però dobbiamo essere realisti e prima di parlare di sport e Olimpiade, dobbiamo chiederci se sarà ancora in piedi il nostro stato. Parlo di pane, di cosa mettere in tavola. Dell’Olimpiade si può anche fare a meno, del cibo no. Noi, prima della crisi, avevamo un debito pubblico enorme. Con Pil in picchiata andrà anche peggio”. Beh, lei è un parlamentare, ed è la politica che si deve muovere per far fronte all’emergenza. “In questo momento è inutile parlare in termini di maggioranza e di opposizione, non è un problema partitico o di vedute politiche. Abbiamo bisogno di un governo forte, autorevole, che dialoghi con l’Europa, con i grandi paesi nostri alleati per ottenere un aiuto concreto. Fa vergogna essere aiutati? Io credo di no. Siamo sull’orlo del fallimento. Dobbiamo offrire spunti di riflessione. Noi, per quanto riguarda lo sport, lo stiamo facendo, siamo in contatto con il ministro Spadafora che si dà un gran daffare, bisogna dargliene atto. Spero che il premier Conte e il resto del governo lo ascoltino. A proposito di aiuti, aiutiamolo, senza polemiche”. Per queste, il tempo lo troveremo sempre. Anzi, non abbiamo mai smesso di prendercelo.

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