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Parliamo solo di Juve-Inter, ma il virus sta mettendo a dura prova tutto lo sport italiano

Piero Vietti

Il Coni sta affrontando da giorni un’emergenza dopo l’altra. Quarantene, zone rosse, misure contenitive e frontiere semichiuse agli italiani stanno creando parecchi disagi ai nostri atleti

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Roma. Mentre tutta Italia discute delle porte più o meno chiuse nel campionato di calcio, e ci si divide sulla data in cui recuperare Juventus-Inter, accusando questa o quella società di tramare per falsare la serie A, ci sono decine di migliaia di atleti meno famosi che stanno sperimentando sulla propria pelle il caos per l’emergenza da Covid-19. In estate ci saranno prima gli Europei di calcio, poi le Olimpiadi a Tokyo, per citare solo i due eventi principali. E mentre su un possibile rinvio del primo ancora non si è espresso nessuno, di Giochi a rischio hanno parlato già in molti. L’ipotesi è al momento esclusa dal Cio, ma il problema di come arrivarci inizia a diventare urgente. Il Coni del presidente Giovanni Malagò sta affrontando da giorni un’emergenza dopo l’altra. Quarantene, zone rosse, misure contenitive e frontiere semichiuse agli italiani stanno creando parecchi disagi ai nostri atleti che ancora devono qualificarsi alle Olimpiadi e a quelli che hanno programmato allenamenti e preparazione all’estero nei prossimi mesi.

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Roma. Mentre tutta Italia discute delle porte più o meno chiuse nel campionato di calcio, e ci si divide sulla data in cui recuperare Juventus-Inter, accusando questa o quella società di tramare per falsare la serie A, ci sono decine di migliaia di atleti meno famosi che stanno sperimentando sulla propria pelle il caos per l’emergenza da Covid-19. In estate ci saranno prima gli Europei di calcio, poi le Olimpiadi a Tokyo, per citare solo i due eventi principali. E mentre su un possibile rinvio del primo ancora non si è espresso nessuno, di Giochi a rischio hanno parlato già in molti. L’ipotesi è al momento esclusa dal Cio, ma il problema di come arrivarci inizia a diventare urgente. Il Coni del presidente Giovanni Malagò sta affrontando da giorni un’emergenza dopo l’altra. Quarantene, zone rosse, misure contenitive e frontiere semichiuse agli italiani stanno creando parecchi disagi ai nostri atleti che ancora devono qualificarsi alle Olimpiadi e a quelli che hanno programmato allenamenti e preparazione all’estero nei prossimi mesi.

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Qualche esempio: Fabio Caponio, giocatore di badminton, è bloccato fuori dalla Giamaica, dove avrebbe dovuto disputare una gara per ottenere i punti decisivi per qualificarsi a Tokyo 2020. L’annullamento dello storico torneo Luxardo di scherma, a Padova, previsto per questa settimana, impedisce per il momento alla squadra maschile di spada di qualificarsi per le Olimpiadi. Probabile che si disputi all’estero, in Croazia o in Germania, sempre che permettano agli italiani di andarci. In India, ad esempio, dal 18 al 22 marzo ci sarà il torneo preolimpico della specialità femminile 3×3 di basket, ma l’India è uno dei paesi che potrebbero mettere in quarantena precauzionale di 14 giorni i viaggiatori provenienti dall’Italia. Stesso discorso vale per Londra, dove dal 14 al 24 marzo si disputerà il torneo europeo di qualificazione alle Olimpiadi di boxe (quello asiatico è già stato spostato, in Giordania): ieri il Cio ha consigliato informalmente al Coni di fare partire subito i pugili italiani, o in caso di quarantena non potranno gareggiare (con relativi costi elevati per la federazione). Con il Regno Unito ha avuto a che fare anche la Federazione rugby: Irlanda-Italia del Sei Nazioni è stata rinviata, mentre al momento è confermata Italia-Inghilterra, prevista all’Olimpico di Roma il 14 marzo. Tutte le attività della palla ovale sono state sospese per una settimana, ora la Federazione fa sapere che, con cautela, si cerca di tornare alla normalità facendo ripartire i campionati giovanili e le serie minori, tranne che nelle regioni in cui il decreto governativo ha stabilito la sospensione delle attività sportive (oggi si deciderà che fare per il campionato top 12).

 

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Sembra messa meglio l’atletica leggera, anche se alle prese con un grosso equivoco da chiarire: il decreto del governo ha disposto “la sospensione sino all’8 marzo 2020, nelle regioni Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto e nelle province di Pesaro e Urbino e di Savona, degli eventi e delle competizioni sportive di ogni ordine e disciplina, facendo tuttavia salvo, nei comuni diversi da quelli indicati all’allegato 1 dello stesso decreto, lo svolgimento dei predetti eventi e competizioni e delle sedute di allenamento degli atleti tesserati agonisti, all’interno di impianti sportivi utilizzati a porte chiuse”. Bene, nel caso di una maratona con 10 mila partecipanti, cosa vuol dire “a porte chiuse”? Un corridore che arrivasse dalla Lombardia per partecipare alla Roma-Ostia in programma il prossimo 8 marzo, è da considerare agonista? “Lo sport ha mille sfaccettature – dice al Foglio il segretario generale della Fidal, Fabio Pagliara – Difficile trovare una soluzione che consenta di mettere sullo stesso piano le varie discipline sportive, e trovare buone soluzioni per tutto. Faccio un esempio: nel calcio ci sono 22 persone che giocano e magari 50 mila che guardano, nell’atletica 50 mila che corrono e praticano e forse 22 di pubblico. Credo che occorra un grande dose di buon senso, civico e personale, senza fare allarmismo o sciocche semplificazioni”. A oggi eventi di questo tipo previsti nelle prossime settimane sono confermati, ma non ci sono linee chiare. “Nel nostro comparto il problema diventa anche economico, e questo dato non va sottovalutato”, conclude Pagliara. Alcune gare sono state annullate, molti stanno rivedendo la preparazione all’estero per paura della quarantena, ma si lavora affinché almeno a livello locale la pratica sportiva possa continuare, naturalmente con tutte le cautele del caso.

 

L’impressione è che la confusione non regni solo nel calcio, con la differenza che tutti parlano solo del calcio e non degli altri sport. “Con il chiarimento al decreto del governo sul contenimento dell’emergenza da Covid-19 che abbiamo richiesto al ministro dello Sport – dice al Foglio Danilo Vucenovich, presidente della Federazione Nuoto Lombardia – è stato spiegato che la sospensione dell’attività di palestre, centri sportivi, piscine e centri natatori, riguarda soltanto lo sport di base e l’attività motoria in genere. I tesserati possono allenarsi a porte chiuse”. Peccato che sindaci e assessori stiano tentennando, dice Vucenovich, e non diano l’autorizzazione. “Si usano le categorie del calcio, si parla di ‘atleti professionisti’, ma nel nuoto non esistono: ci sono gli agonisti. Ed ecco che allora chiedono ‘cosa vuol dire agonisti?’. Sembra quasi che cerchino di disobbedire al decreto”. Nessuno vuole rischiare, ma la legge dovrebbe essere legge. Un’altra settimana di impianti chiusi rischia di portare al collasso economico i gestori delle piscine. Quello delle disponibilità delle palestre è uno dei problemi principali: se non sono disponibili non c’è decreto che tenga (ma dopo la precisazione del ministero ieri è arrivata anche la conferma dell’area metropolitana di Milano sul loro utilizzo a porte chiuse da parte degli agonisti). Intanto in Lombardia la Federazione ha deciso di rinviare tutte le gare dei campionati di serie C e serie D di pallavolo fino all’8 marzo. Ma chissà quando si gioca Juve-Inter.

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