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Aveva ragione Higuain

Leo Lombardi

L'argentino è rimasto alla Juve e ora segna gol pesanti. L'ultimo, decisivo, contro l'Inter di Conte

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Alla fine ha avuto ragione lui. Gonzalo Higuain era tornato in estate alla Juventus e (quasi) nessuno se ne era accorto. Interessava soltanto sapere dove sarebbe finito, se la società avrebbe potuto realizzare un'altra preziosa plusvalenza. Tutti lo davano da qualche altra parte, era soltanto una tessera del giro di attaccanti che avrebbe dovuto portare Edin Dzeko all'Inter e Mauro Icardi in bianconero, con il Pipita destinato alla Roma. Intanto lui diceva che avrebbe voluto restare, e nessuno gli concedeva credito. Intanto lui sceglieva il numero 21, e i dietroscenisti pronti a scrivere che il numero 9 era destinato al nuovo centravanti. Intanto passavano i giorni, e Higuain era sempre lì, ad allenarsi alla Continassa. Alla fine si è mosso soltanto il marito di Wanda Nara, in direzione Paris Saint-Germain, e la Juventus si è ritrovata in casa il centravanti che inseguiva. Due reti finora, per Higuain, entrambe di alto profilo: il 31 agosto, nel folle 4-3 al Napoli, e domenica sera a San Siro, per decidere ancora una volta la partita contro l'Inter.

 

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Lo aveva già fatto il 28 aprile 2018, in un momento critico per i bianconeri, appena sconfitti in casa dal Napoli e avanti di un solo punto in classifica, con gli inseguitori che sembravano aver inserito la freccia. Quella sera la Juventus vince 3-2, con un gol dell'argentino a un minuto dalla fine. Il giorno dopo il Napoli viene travolto 3-0 a Firenze e si congeda dalla lotta scudetto. Domenica sera la rete di Higuain ha firmato il 2-1 all'Inter, consegnando il primato in solitaria ai bianconeri e incrinando per la prima volta in stagione le certezze di Antonio Conte. Un gol arrivato al termine di un'azione alla Maurizio Sarri (24 passaggi) e con la conclusione del centravanti che lo stesso Sarri aveva portato a livelli mai visti prima.

 

Il tecnico approda a Napoli nel 2015, arriva dall'Empoli e tutti sono convinti che non abbia la personalità per guidare una squadra ad alti livelli. Soprattutto che non sia in grado di gestire campioni. Il primo che prende da parte è Higuain: gli dice che, se farà come gli chiede, segnerà come mai gli era capitato. Il centravanti ascolta, Sarri è di parola: l'argentino chiude la stagione con 36 gol, nuovo primato per la serie A. Record e divorzio a fine stagione, con il contestato trasferimento estivo alla Juventus. In bianconero Higuain vince ma non convince. In campionato dà un contributo importante, in Champions non è all'altezza, finendo nel mirino della critica che ricorda come in Europa la fatica non sia una novità. Così nell'estate 2018, quando la Juventus ingaggia Cristiano Ronaldo, il destino di Higuain è segnato. Si aggrega alla squadra dopo il Mondiale, incrocia il vecchio compagno del Real Madri, saluta pochi giorni dopo: destinazione Milan, nell'operazione che riporta Leonardo Bonucci a Torino.

 

Come sia andata in rossonero, è cosa nota. Higuain non incide, tocca il fondo nel match con la Juventus, quando sbaglia un rigore e si fa espellere per eccesso di nervosismo: viene calmato dai suoi vecchi compagni più che da quelli del momento. A gennaio saluta per andare al Chelsea e ritrovare Sarri. Un'avventura negativa che, a vedere il Milan di oggi (a livello di ambiente, non tecnico), ha un suo perché. A Londra, comunque, l'argentino non combina qualcosa in più e, quando rientra alla base del prestito, pare destinato ad altri lidi, viste le idee della società.

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Idee che però non coincidono con le dinamiche del mercato. La Juventus è bravissima a vendere giocatori di medio livello a club di medio lignaggio (Emil Audero alla Sampdoria per 20 milioni è un esempio), un po' meno quando deve piazzare i big. Così Higuain alla fine resta. E con lui Paulo Dybala, che dice no all'Inghilterra e con cui non si concretizza un trasferimento all'Inter. Allo stesso modo rimangono Sami Khedira e Blaise Matuidi, da tutti dati per partenti e che soltanto chi vive il calcio in maniera superficiale pensa come giocatori a fine carriera. Gente che Sarri, senza affermarlo in maniera esplicita, è stato ben felice di tenere con sé, con i risultati che si sono poi visti sul campo. Khedira e Matuidi sono essenziali nel centrocampo della Juventus, Dybala ha trovato il primo gol stagionale proprio contro l'Inter e sembra altra cosa rispetto a pochi mesi fa, mentre Higuain è tornato a essere Higuain, anche quando deve farlo alzandosi dalla panchina. E ci riesce al fianco di Ronaldo, uno con cui avrebbe dovuto essere incompatibile - altro cavallo di battaglia degli attuali esperti di pallone -, uno con cui invece si intende a meraviglia. Nel nuovo mondo che Sarri sta tagliando e cucendo su misura intorno a loro.

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