Il mese in cui Solskjær può diventare grande

Jack O'Malley

Il manager del Manchester e il suo futuro ad interim. Padre Ceferin e il potere degli arbitri

Non poteva che essere premiato come manager del mese in Premier League, Ole Gunnar Solskjær. L’allenatore per caso del Manchester United da dicembre ha infilato un filotto pazzesco di risultati utili tra campionato e coppa, roba da dedicargli un capitolo della nuova ristampa del libro di Fabrizio Corona, subito dopo quello sulle conquiste sessuali del noto fotografo gentiluomo. È vero, ha giocato contro squadre non irresistibili – tranne l’Arsenal, beccato però in un momento di crisi più profonda di quella che affronta un giornalista di Tuttosport davanti a una sconfitta della Juventus – ma ha vinto partite che Mourinho solitamente perdeva o pareggiava. Ora però c’è la Champions League. Martedì i Red Devils scendono in campo all’Old Trafford contro la grande fuffa Paris Saint-Germain. La squadra francese, che bullizza le altre in quella farsa di campionato che è la Ligue 1 e quando va in Europa pare allenata da Corbyn, sarà la prima vera prova per capire se quella di Solskjær con lo United sarà stata solo una fugace sbandata – di quelle da raccontare agli amici al bancone del pub – oppure una storia d’amore con tutti i crismi.

 

Al momento l’ultima versione ufficiale parla di Solskjær come interim manager, in attesa che a giugno arrivi qualcun altro – già, ma chi? Lui intanto se la ride, esulta come un bambino ai gol dei suoi ragazzi, sa che se anche facesse pena nessuno potrebbe dirgli niente. Se fosse italiano potrebbe sempre dire che è colpa della gestione precedente. Solskjær però è norvegese, quindi potrebbe dare la colpa ai cambiamenti climatici, al razzismo o al sessismo.

 

Non potendo intervenire sul riscaldamento globale, l’appena rieletto presidente dell’Uefa, Padre Ceferin, ha investito gli arbitri del potere di rimettere e condannare i peccati dei tifosi. “La mia opinione personale – ha detto – è che debba essere l’arbitro a interrompere la partita, la decisione deve essere assunta all’interno dello stadio”. Poi, in preda a un ripensamento paraculo, ha aggiunto che “la sicurezza è molto importante e ovviamente dobbiamo ascoltare l’opinione delle forze dell’ordine e di sicurezza”. Mi chiedo cosa dovrebbe fare un arbitro in una situazione come quella capitata a Terrassa, in Spagna, la settimana scorsa: durante la sfida di calcio femminile tra la squadra di casa e il Viladecavalls, i giocatori della squadra maschile del Terrassa, da bordo campo, hanno tirato fuori il miglior campionario di “andate in cucina” e più equivoci “andate a strofinare”.

 

Le ragazze non l’hanno presa bene, ed è partita un’epica rissa maschi contro femmine, roba da vera operazione nostalgia. L’arbitro, chiaramente ceferiniano, ha sospeso la partita. Tutt* a casa e squadra maschile del Terrassa ritirata dal campionato. Più leggo notizie del genere più spero di morire giovane, prima di assistere a partite in stadi sterilizzati, con le curve vuote e le tribune piene di bambini in cui si fanno cori a favore dell’avversario e a quelli di colore si fanno i complimenti per la bella abbronzatura.

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