L'allenatore del Manchester United Jose Mourinho (Foto LaPresse)

José Mourinho è già passato di moda

Jack O'Malley

L’allenatore del Manchester United non vince più, si lamenta di tutto e sembra fermo nel passato

Non lo avrebbe mai detto nessuno dopo una bottiglia di brandy, figuriamoci da sobrio, ma sembra che la wengerizzazione di José Mourinho stia per compiersi definitivamente. Con una fondamentale differenza, però, tra lui e l’ex manager francese dell’Arsenal: Arséne Wenger è rimasto a vincere poco sulla panchina dei Gunners per ventidue anni, il manager portoghese potrebbe salutare presto la per lui poco ospitale Manchester e liberare la panchina dello United. Lo Special One è diventato il Miserable One, uno dei migliori allenatori in circolazione in otto anni si è trasformato in un Mazzarri qualunque, in un Sarri senza bel gioco.

 

Passa il tempo a lamentarsi, il manager del Manchester United, ma mentre un tempo la lamentela faceva parte di una strategia studiata, di un piano comunicativo vincente – spostare l’attenzione sul “rumore dei nemici”, mettersi lui al centro del campo per lasciare i suoi giocatori fuori da polemiche e prime pagine dei giornali – oggi sembrano più che altro proteste tristi di chi si accorge che il rischio di diventare un feticcio buono al massimo per le pagine Facebook di Serie A Operazione Nostalgia è sempre più alto. Come quei vini che se lasciati nella bottiglia senza tappo a un certo punto non sono più buoni, l’allenatore protagonista dell’ultimo baluardo di resistenza retorica dei tifosi nerazzurri per ribadire la propria residua e residuale superiorità su quelli della Juventus, il Triplete, si è trovato improvvisamente acido, superato, fuori moda. 

 

La rivalità con Pep Guardiola, che avrebbe dovuto infiammare la Premier League, non si è mai accesa: troppo superiore la squadra dell’odiato nemico, quel Manchester City che domenica scorsa sbranava il cadavere dell’Huddersfield mentre lo United di José prendeva tre gol dal Brighton, perdendo. Poiché anche noi inglesi viviamo come tutti di luoghi comuni, i tabloid si sono buttati sulla crisi dell’allenatore portoghese come un giornale romano su una telefonata di Lotito, e da giorni pubblicano più retroscena su Mourinho loro che articoli su Cristiano Ronaldo Tuttosport. I bookmakers scommettono sul suo esonero imminente, qualche ex giocatore del Manchster prova ad assicurare che lo spogliatoio è tutto con lui, il procuratore di Pogba, Mino Raiola, manda a cagare chiunque parli male del suo giocatore, Mourinho litiga con la società, la società cerca di fare pace con lui, lui si lamenta della campagna acquisti e avrebbe confidato che altrove se ne sarebbe già andato: è lo United, sembra il Partito democratico italiano.

 

Nulla di irrimediabile, sia chiaro. Mou non dovrà cambiare mestiere o darsi al twerking sui social network, ma può serenamente avviarsi a una carriera simile a quella suo maestro, Louis van Gaal, che ha scritto la storia del calcio, lo ha in parte cambiato, vinto tutto a inizio carriera e poi basta, qualche campionato e coppetta sparsi, lasciando la gloria vera agli albi d’oro dei primi anni Novanta. Non sarà un caso che Mourinho sia arrivato sulla panchina del Manchester proprio dopo di lui. Come una birra sgasata, lo Special One sembra avere smesso di essere speciale. Ma come me quando arrivano gli ospiti speciali, ha ancora diverse bottiglie buone da mettere in tavola. Deve solo trovare la voglia di scendere in cantina a prenderle, invece di lamentarsi di quella che sta bevendo.