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Così Modric e compagni hanno fatto dimenticare la "calciopoli croata"

Giorgio Coluccia

La Nazionale guidata da Zlatko Dalic ha conquistato l'accesso agli ottavi di finali del Mondiale. Tre vittorie in tre partite che hanno fatto passare tutto il resto in secondo piano. Anche la vicenda Mamic

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A Zagabria in uno dei tanti antichi palazzi situati in centro c’è il “Museo dei cuori infranti”. E’ in continua espansione, accoglie qualsiasi cimelio che simboleggia una relazione finita con il proprio partner. Ma non parlate del Muzej prekinutih veza alla Croazia di Zlatko Dalic, l'allenatore della selezione balcanica, che in quel posto non vorrebbe assolutamente finirci.

 

Dopo aver conquistato il primato nel difficile gruppo D grazie a tre vittorie su tre contro Nigeria, Argentina e Islanda, la Nazionale è stata applaudita in ogni città, tanto che nel paese non si parla d’altro. E' la squadra della seconda generazione d’oro, dopo quella del 1998 che aveva raggiunto il terzo posto. Quella che ha fatto dimenticare le eliminazioni nella fase a gironi del 2002, 2006 e 2014, a cui va aggiunta la mancata qualificazione di Sudafrica 2010. Per l’ultima recita d’autore bisogna tornare appunto a Francia ‘98, ai gol del capocannoniere Davor Suker e al terzo posto conclusivo dopo che la selezione di Miroslav Blazevic assaporò per un attimo la finale di Saint-Denis. Durò pochissimo, in semifinale alla rete del solito Suker rispose subito Thuram, abile nello sradicare il pallone dai piedi di Boban per involarsi verso la doppietta personale. Poi coronata nella sfida contro il Brasile. Un cammino sorprendente per una Nazionale la cui indipendenza era stata riconosciuta solo nel giugno di sette anni prima e l’unico rodaggio in un torneo internazionale l’aveva fatto nell’Europeo del 1996, arrivando fino ai quarti.

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Il faro della selezione odierna, Luka Modric, è cresciuto con il mito di quel gruppo. Durante l’estate del 1998 aveva tredici anni, aveva appena iniziato a farsi le ossa nelle giovanili dello Zadar, la squadra della sua città, simbolo della Dalmazia croata affacciata sull’Adriatico. La prima consacrazione la ottenne dieci anni dopo, vincendo tutto in patria con la Dinamo Zagabria e prendendosi la Nazionale all’Europeo del 2008, dove convinse il Tottenham a portarlo in Premier prima di cederlo al Real Madrid tre anni dopo. Con i blancos ha vinto tutto e più volte, comprese quattro Champions League. A Russia 2018 è arrivato con la consapevolezza di essere, per successi e prestazione, uno dei migliori centrocampisti al mondo, ma anche con il peso di essere - a 32 anni - all’ultima vera occasione per lasciare un segno importante in un Mondiale. La squadra croata ha cambiato ct a qualificazioni in corso, Ante Cacic ha pagato il primato perso in favore dell’Islanda e così è toccato a Dalic, sin dal passaggio obbligato dei playoff contro la Grecia. Modric è rimasto imprescindibile. Sia davanti alla difesa, dove ha convive con il suo alter ego al Barcellona, Ivan Rakitic, sia sulla linea delle tre mezzepunte (come accaduto spesso contro l’Argentina e l’Islanda) per far posto ad altri centrocampisti, come Kovacic, Badelj o Brozovic. Il gol del 2-0 contro la Seleccion ha una somiglianza incredibile con quello che Modric segnò in Champions nel marzo 2013, in occasione dell’1-1 all’Old Trafford, contro lo United agli ottavi. In quell’occasione la palla baciò il palo e finì in rete, per il resto preparazione e conclusione sono praticamente identici.

 

Modric e compagni vincono, giocano bene. Stanno convincendo un paese intero che forse questo è l'anno giusto. E così in Croazia tutto il resto passa in secondo piano, persino la vicenda legata all’arresto di Zdravko Mamic, il più importante dirigente del calcio croato, per tredici anni alla guida della Dinamo Zagabria e di fatto dominus della Federcalcio. Mamic è stato condannato in primo grado a sei anni e mezzo per corruzione e frode ai danni della Dinamo, è stato catturato in Bosnia e la maggior parte dei tifosi spera che questo nuovo colpo basso segni la fine definitiva della sua èra. Soprattutto dopo aver esercitato enormi influenze sul campionato e la stessa Nazionale, nominandosi “primo vicepresidente” e facendo diventare Davor Suker il numero uno indiscusso, nonché suo uomo di fiducia. Gli ultimi sviluppi pare abbiano placato gli ultras, non sembra ci possano essere ripercussioni sul torneo in corso, soprattutto dopo che negli ultimi anni ci sono stati diversi tentativi di sabotaggio ai danni della selezione maggiore, come dimostrano i disordini di San Siro nel 2014, la svastica di Spalato dell’anno dopo e la sospensione della sfida contro la Repubblica Ceca dopo la rimonta subita all’Europeo francese. Il processo contro Mamic ha tirato dentro anche Modric, che risulta indagato per falsa testimonianza dall’accusa. Tra i due c’è uno stretto legame risalente ai primissimi anni della carriera del centrocampista, che avrebbe accettato un accordo per versare al dominus parte dei propri introiti, come accaduto in occasione del trasferimento al Tottenham. Mamic è accusato di aver tenuto per sé almeno la metà di quei 21 milioni di sterline, accordandosi direttamente con il calciatore. In occasione del debutto in Russia, alla vigilia della sfida con la Nigeria, un giornalista croato ha chiesto al centrocampista di far chiarezza sulla vicenda. Risposta netta: “Siamo al Mondiale, non hai nulla di più intelligente da chiedermi?”. Ora c’è la Danimarca, poi si vedrà.

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