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Perché l'esonero di Ancelotti dal Bayern è un problema di perfezione

L'allenatore italiano lascia il club bavarese dopo poco più di un anno. A decretarne l'allontanamento è stata la sconfitta per 3-0 contro il Paris Saint Germain a Parigi

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Carlo Ancelotti non è più l'allenatore del Bayern Monaco. La società bavarese lo ha esonerato, affidando ad interim la panchina a Willy Sagnol, che per nove anni ha scorrazzato su e giù per la fascia destra dell'Allianz Arena e che da questa estate stava invece seduto al fianco di Carletto. Karl-Heinz Rumenigge, amministratore delegato del club, ha spiegato che così non si poteva andare avanti, che "le prestazioni della squadra da inizio stagione non rispecchiavano le aspettative verso le quali miravamo" e che il 3-0 subito a Parigi contro il Paris Saint-Germain "ha mostrato chiaramente che dovevamo prendere dei provvedimenti".

 

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Decisione scaturita dall'evidenza che in testa alla Bundesliga non c'è il Bayern, ché in sei partite ha vinto quattro volte, pareggiato e perso una, ma il Borussia Dortmund, che ha due punti su Hoffenheim e tre sui bavaresi, e che una vittoria in due partite in Champions League non può bastare per un club che ha l'obiettivo di alzare a fine stagione la coppa con le grandi orecchie. Decisione che al momento è difficile da capire, perché in circa un anno alla guida dei Roten, Ancelotti aveva vinto dominando il campionato tedesco ed era uscito ai quarti della coppa più importante dell'Europa calcistica più per imperizia arbitrale che per reali demeriti.

 

Ma, a dirla con Soriano, "il calcio è una anziano regnante, che ricorda il passato lontano, ma dimentica quello che è da poco successo". Quindi nessuna sorpresa. Il Bayern Monaco non è in crisi, ma tant'è: le prestazioni "non rispecchiavano le aspettative" e questo basta a salutare un professionista vincente per affidarsi all'incertezza della ricerca di un valido sostituto. Anche perché anche se vincente Carletto è tutt'altro che perfetto: sbaglia e ha sempre sbagliato, ogni tanto ha perso il timone, ma mai la deriva, e col tempo è sempre riuscito a riprendere la rotta e portare la barca in porto. Molto spesso con qualche grosso bottino in saccoccia. E' successo con il Milan (scudetto e due Champions), è successo con il Real Madrid (coppa del Re e Champions), con il Chelsea (Premier League) e Paris Saint-Germain (Ligue1).

 

L'imperfezione, anche se vincente, è però mal vista nella bassa Germania, abituata a sbandierare al mondo la sua (quasi) infallibilità e affidabilità non solo tecnologica. La Baviera è "luogo della massima eccellenza, eccellenza che non prevede possibilità d'errore" e non lo ha detto Rumenigge, ma il compositore Richard Strauss. 

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