Eddy Merckx stacca José Manuel Fuente sulla salita dello Jafferau

Colpa di Fuente se anche Merckx conobbe una crisi: meno 46 al Giro100

Giovanni Battistuzzi

Sul Blockhaus nel Giro d'Italia del 1972 l'atleta spagnolo attaccò il Cannibale e lo lasciò sui pedali. Sembrò, per un momento, che il dominio del belga fosse messo in dubbio. Un'illusione che durò poco

Lassù, in cima a quel panettone verde smeraldo, sulla sommità della Majella sempre coperta da una nuvola fantozziana Eddy Merckx si era rivelato anni prima. Era il 1967 e lui era un ragazzo al secondo anno da professionista, che nelle corse di un giorno sembrava indomabile, ma tutto doveva dimostrare in salita e nelle grandi corse a tappe. Erano passati cinque anni da allora e tutto aveva dimostrato, tutto aveva conquistato, poco o niente aveva lasciato agli altri.

 

E così il 24 maggio del 1972 il copione sembrava già scritto e un’unica domanda sembrava sensata: a quanti secondi sarebbe arrivato il secondo? Era la quarta tappa e quel giorno l’avvio della battaglia era mattiniero. Quarantotto chilometri da percorrere, quelli che separano Francavilla al Mare dalla cima della Majella. Poi altri duecentodieci dalla cima a Foggia il pomeriggio. Le chiamavano semitappe ed erano una gran seccatura, per tutti.

Il sole era ancora addormentato quando i corridori partirono alle otto e mezza del mattino. Illuminava pallido la gara, quasi non volesse rubare la scena a quello che doveva essere il padrone della giornata, Eddy Merckx. E così quando iniziò a risplendere e a battere sulla schiena dei corridori, che erano a Pretoro, che l’ultima salita era iniziata da pochi chilometri, il gruppo si risvegliò dal torpore e capì che qualche cosa poteva succedere.

 

Anda! Anda! Si sentì risuonare. Era il segnale. Una nuvola di cavallette spagnole con la maglia gialloblu della Kas si portarono al comando, avvolgendo la testa del gruppo con un ritmo impossibile. Era una Cavalcata delle Valchirie suonata con nacchere e chitarra gitana. Era un finimondo. E lì davanti José Manuel Fuente un’iradiddio.

Dopo il Passo di Lanciano iniziano i fortini di sassi e pazienza dove i soldati del regno si posizionavano per controllare dall’alto l’azione e i traffici dei briganti. Bloccaus, che gli Asburgo in zona c’erano stati e a lungo e quelle costruzioni così le chiamavano, o meglio Blockhaus, a scriverla con corretta grafia, a scriverla come cima, arrivo di tappa. Ma il brigante Fuente l’agguato lo aveva già lanciato prima e quando se li vide passare a fianco l'agguato c'era già stato. Gli spettatori rimasero stupiti, intontiti, appassionati: il brigante aveva finalmente battuto il kaiser. Evviva.

 

Fuente scalava e con la potenza appiattiva la strada, la stessa che a Merckx sembrava irta e infame. Lui in mezzo a facce latine; lui in mezzo a uomini che vedevano in Fuente là davanti una sacrosanta punizione al dominatore là dietro; lui abbandonato da compagni di squadra e da compagni di avventura; lui solo a caricarsi sulle spalle l’onere dell’inseguimento; lui, che pure Miguel Marìa Lasa scappò via e Gianni Motta e Marcello Bergamo lo batterono allo sprint. Maglia Rosa a Fuente e un’espressione rancorosa sul volto di Merckx. Perché quelle dimostrazioni di superiorità erano il suo marchio e non poteva accettare di essere ripagato della sua stessa moneta. Perché quello che era successo era un attentato al suo regno, un affronto che andava punito.

 

Tre giorni dopo, prima dei 151 chilometri che collegano Cosenza a Catanzaro, Fuente era sorridente al villaggio di partenza, Merckx invece era livido di rabbia. Fuente iniziò con i compagni affianco, Merckx pure. Fuente iniziò però a inseguire, perché dopo un chilometro dalla partenza il belga era già avanguardia con Gosta Pettersson. Mancavano centocinquanta chilometri al traguardo e tutti pensarono a un bluff. Merckx però non scherzava affatto, avanzava imperterrito sempre in testa, poi convinse lo svedese ad aiutarlo promettendogli la vittoria di tappa. All’arrivo i due aspettarono oltre quattro minuti per vedere qualcuno arrivare. Il Giro era ritornato nelle mani del suo legittimo proprietario.

Classifica: Eddy Merckx in 103 ore 4 minuti e 4 secondi;

secondo classificato: José-Manuel Fuente a 5 minuti e 30 secondi; terzo classificato: Francisco Galdós a 10 minuti e 39 secondi;

chilometri percorsi: 3.725.