Il “calcio che non c’è più” è una boiata retorica
Anara Atanes, fidanzata del calciatore Nasri, è disperata: il tanga così stretto le provoca spesso delle fastidiose emicranie
Sono molto preoccupato per i giornalisti, gente che fra una mangiata a sbafo e un premio giornalistico dato al compare di marchetta fa titoli tipo il “sogno continua”, “la corsa storica”, “la favola”. Cosa scriveranno – e cosa scriveremo, va bene – quando il Leicester effettivamente vincerà la Premier League dopo mesi in cui ci siamo battuti le parti basse come nemmeno alla tradizionale Festa del Pene di Kawasaki, in Giappone (appena conclusa con ottimo successo di pubblico e critica, peccato per il tempo) con la storia del piccolo Davide che con un monte ingaggi da Juve Stabia abbatte le grandi del calcio globale. Il Leicester è il Leicester, un club guidato dal Donald Trump della Thailandia che offre birre Singha ai tifosi per festeggiare il suo compleanno, ma soprattutto è una squadra che vince un a zero con una maestria che poche al mondo. Non c’è nessuna favola, ma una grande e contraddittoria realtà da raccontare con il giusto distacco, altrimenti arriveremo tutti quanti spompati al giorno in cui arriverà il titolo. I tifosi possono bussare sul legno, toccare ferro oppure prenotarsi per la suddetta festa giapponese per il prossimo anno.
Il giorno in cui una squadra inizia a lamentarsi non si dica dell’arbitro, quello è appena ovvio, ma del calendario che assegna troppi anticipi agli avversari significa che bisognerebbe radere al suolo tutto e ricostruire per poter sperare in un rinsavimento. Ormai la Serie A sembra sempre di più quel grande momento in cui la professoressa delle medie chiede i compiti e spuntano, immancabili, il gatto o il cane, che invece di farsi i fatti loro nella ciotola si mangiano il tema, il problema, la ricerca: “No prof. davvero, io meritavo di vincerlo il campionato ma poi sono arrivati tutti quegli anticipi e il campionato l’han vinto gli altri”. Certe cose non si vedono nemmeno in Spagna, quell’espressione turistica dove però noto alcuni segni di miglioramento. Tutto mi sarei aspettato tranne un deferimento della Buoncostume del Calcio Tifato per i tifosi del Barcellona accusati di aver intonato cori omofobi contro Cristiano Ronaldo durante il minuto di silenzio per Cruijff. Invece dell’inchiesta moralizzante bastava lasciar fare Ronaldo, che certamente s’è divertito a metterglielo là dietro proprio alla fine del clásico.