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La Roma ha un problema di comunicazione, il suo nome è Garcia

Alessandro Giuli
Come per Garcia, me ne frega pochissimo d’aver perso l’ultima di campionato con il Palermo. Ma al posto di Garcia, io – e con me circa il 99 per cento dei giallorossi – non avrei messo in fila quella turba di giustificazioni idiote per una stagione che bisogna soltanto dimenticare in fretta.
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Come per Garcia, me ne frega pochissimo d’aver perso l’ultima di campionato con il Palermo. Ma al posto di Garcia, io – e con me circa il 99 per cento dei giallorossi – non avrei messo in fila quella turba di giustificazioni idiote per una stagione che bisogna soltanto dimenticare in fretta. Altro che la Juve è stellare… altro che la società di più non poteva… altro che i tifosi non aiutano. Qui siamo di fronte a un allenatore che ha dimenticato il dovere dell’autocritica (certe aspettative le aveva create lui, non io) e che sopra tutto ha smesso di concertare le sue esternazioni con l’As Roma, cioè la proprietà che gli paga lo stipendio. Dal che deduco, come minimo, che Pallotta & Co in questo momento hanno una sola grande responsabilità: da qualche mese si sono inspiegabilmente privati di una regia, di un controllo rigoroso e di un filtro professionale sulla comunicazione dei dipendenti con il mondo esterno. Risultato: un disastro, come il possesso palla sfoggiato quest’anno da Garcia.
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