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Napoli? Macché, noi stiamo con Uma Thurman

Simonetta Sciandivasci
Siamo indecise se devolvere l’otto per mille della nostra sofferenza alla delusione per aver dovuto accettare che la Hillary candidata alle elezioni statunitensi
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Siamo indecise se devolvere l’otto per mille della nostra sofferenza (il resto della quale è stato appaltato alla prova costume da questi nostri barbarici tempi reificatori) alla delusione per aver dovuto accettare che la Hillary candidata alle elezioni statunitensi non è la moglie del Pupone, o alla tragedia umana che sta martirizzando i giocatori del Napoli. Ci informano, infatti, che i waglioni di Benitez sono stati condotti in ritiro presso il Marina di Castello Resort, a Castel Volturno, nella provincia savianesca: un falansterio diversamente agibile, del tutto lontano dagli agi dello Sheraton che, secondo la Ong internazionale Mogli della serie A, spettano ai calciatori. Non solo la struttura manca di odalische pronte a distribuire babà senza soluzione di continuità, ma pare persino che l’acqua sia fredda e il ristorante chiuso. Siamo ben lungi dal credere che si sia trattato di una fatale coincidenza (guasto idraulico più sciopero degli chef): è chiaramente una sevizia che il presidente De Laurentiis infligge alla squadra, ben consapevole che “mazz e panell fann e figl’ bell”. Tuttavia, rispetto ai dolori della prova costume, un paio di cene saltate e qualche doccia fredda ci sembrano poca cosa e Uma Thurman, in “Kill Bill”, era costretta dal maestro Pai Mei a mangiare il riso per terra, fino a quando non imparava a usare perfettamente le bacchette. Quindi, il nostro otto per mille non andrà ai napoletani: non ci impietosiscono un paio di cene a base di scatolette (per noi, dopotutto, fino a giugno, non è lecito neppure il crudismo).
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