meno attivisti, più attivismo

Uno show per bambini ad Amsterdam spiega agli adulti come difendersi dai professionisti della lagna ambientalista

Claudio Cerasa

C'è un attivismo silenzioso, pragmatico, ottimista che tende a far prevalere la proposta su ogni forma di protesta. Un esempio utile, che spiega il valore della fiducia nell’innovazione

Quando si parla di ambiente esistono due generi di attivismo. Esiste un attivismo cupo, catastrofista, fine a se stesso, che tende a trasformare in notizia più la protesta che la proposta. Ed esiste poi un attivismo silenzioso, pragmatico, ottimista che tende a far prevalere la proposta su ogni forma di protesta. La prima forma di attivismo è quella che spesso finisce sulle prime pagine dei giornali ed è una forma di attivismo che tende a inquinare il dibattito sulla difesa dell’ambiente a colpi di vandalismi e  imbrattamenti. La seconda forma di attivismo è un attivismo che tende a trasformare un problema reale, la convivenza con una natura ostile e un clima che cambia, non in un dramma ingovernabile ma in una opportunità per dimostrare le incredibili capacità di adattamento che può avere una società interessata a declinare più la pratica dell’innovazione che la politica della lagna.

  

Un esempio utile per immergersi nella seconda forma di attivismo può essere quella di organizzare un rapido passaggio in una città europea che meriterebbe di essere incoronata il 5 giugno del 2024, nel prossimo “World Environment Day”, come capitale mondiale dell’ottimismo ambientale: l’Olanda. E’ una piccola storia, ma è una storia esemplare. E vale un viaggio. Un viaggio che merita di cominciare da una struttura bianca, a forma di cilindro, che si trova a fianco alla torre più alta di Amsterdam, palazzo A’Dam, a pochi metri dalla stazione centrale. Una struttura costruita dai privati, con il benestare del governo, dove i pochi fortunati turisti riusciti miracolosamente a non essere arrotati dalle biciclette (l’Olanda è il paese al mondo con il maggior numero di biciclette pro capite al mondo) e dagli infiniti e silenziosi e pericolosissimi taxi Tesla che sfrecciano in città (i sussidi fiscali sulle auto elettriche sono così generosi da aver reso conveniente ai tassisti l’acquisto in massa di auto Tesla) possono assistere alla proiezione di uno spettacolo tridimensionale dedicato ai bambini, intitolato “This is Holland”. Tema: spiegare come l’Olanda ha trasformato l’acqua da minaccia per la sua vita a opportunità per la sua crescita.

 

La premessa è quella che sappiamo tutti. I Paesi Bassi si chiamano così perché hanno una quota di territorio pari al 26 per cento che si trova sotto il livello del mare (e per di più il 59 per cento della superficie dei Paesi Bassi è soggetta a inondazioni). Ma nonostante questo l’Olanda ama l’acqua e ha trovato un modo per dimostrare di avere un vaccino per proteggersi sia dalla natura matrigna sia dagli ambientalisti tutti chiacchiere e diversivo: l’innovazione.

 

Lo spettacolo “This is Holland”, da questo punto di vista, è un perfetto manifesto su come fare del pragmatismo sull’ambiente una risposta concreta alla lagna ambientalista. Lo si può fare per esempio attraverso la costruzione capillare di dighe (diga in olandese si scrive “dam”, suffisso che non a caso si ritrova in molti nomi di città). Lo si può fare attraverso la costruzione e la manutenzione quotidiana dei canali (il 59 per cento della superficie terrestre dell’Olanda è ancora soggetta a inondazioni). Lo si può fare attraverso una scommessa vera sulla collaborazione tra stato e privati sull’innovazione tecnologica (in Olanda esiste un sistema che si chiama Hydraloop che consente di raccogliere l’85 per cento di tutta l’acqua utilizzata in casa per docce, bagni, lavatrici, impianti di climatizzazione e di riutilizzarla per vari scopi, come lo sciacquone dei bagni, l’irrigazione del giardino, il riempimento di piscine e le pulizie delle strade).

  

“La natura è imprevedibile”, suggerisce il documentario, e per governarla non resta che considerare l’uomo non come la causa di ogni male ma come la soluzione a ogni problema. Innovazione, tecnologia, pragmatismo e zero allarmismo. Con una piccola lezione rivolta ai bambini, l’Olanda offre un suggerimento prezioso anche agli adulti per provare a difendere l’ambiente senza retorica e senza catastrofismo. E con una formula facile: meno attivisti, più attivismo. This is Holland? No: this is future.

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  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.