Gianni Agnelli con il figlio Edoardo, in una foto d'archivio (Ansa)

Agnellismo tossico

La storia triste, solitaria y final di Edoardo, figlio dell'Avvocato

Michele Masneri

Essere maschi a Torino non è facile. Dalle nozze di Andrea al nuovo libro su Crazy Eddy scritto da Marco Bernardini: il racconto di una vita da incubo e romanzo triste

Non c’è solo Andrea che si sposa quasi di nascosto, con la donna rubata a uno dei suoi migliori amici e manager. Che si appresta all’esilio dopo la micidiale avventura alla Juve (e alle nozze si nota l’assenza, ovvia, di John, oltre a un incongruo frac). Dall’altra parte c’è Lapo, che, dopo il fallimento di Italia Independent, riparato in qualche landa portoghese con la consorte pilotessa, fa uso nuovamente intensivo di social (anche criptici: da qualche settimana su Twitter ripete che i rapporti tra lui e suo fratello sono buonissimi, che lui non contesta alcuna azione di John, excusatio non petita, mah). Infine c’è il povero Edoardo, il figlio maschio dell’Avvocato, suicida nel 2000 come tutti sanno, vita da incubo e romanzo triste. Qualche tempo fa si sapeva che Ginevra Elkann avrebbe fatto un film sulle donne della famiglia, ma forse è più difficile essere maschi in quella dinastia, lo sostiene anche “Edoardo. L’intruso tra gli Agnelli”, libro di Marco Bernardini appena uscito per Aliberti. Bernardini, giornalista sportivo, a un certo punto ha stretto amicizia con il rampollo Agnelli.

 

Amicizia basata sulla Juve, uno dei tanti dossier su cui Edoardo pensava di poter mettere becco e poi veniva costantemente sollevato, dalla famiglia. Scritto in forma di fiction, è appunto il triste romanzo di “Crazy Eddy”, come veniva chiamato, il figlio un po’ visionario e un po’ naïf, un po’ idealista e un po’ tossico, certamente mai nelle condizioni di guidare l’impero (non aiutavano lo sprezzo paterno e l’amore materno,  più botanico che umano. “Lei, la madre, lo aveva sempre amorevolmente confuso con uno dei bellissimi fiori dei suoi struggenti giardini per i quali viveva, in simbiosi con i fedeli husky che non la lasciavano mai. Edoardo non era un fiore. E non era neppure un cane”). La storia parte a ritroso, dal tragico tuffo compiuto, in pigiama, dal viadotto di Fossano il 15 novembre 2000, con l’Avvocato che corre sul luogo della tragedia, per un unico, finale riconoscimento postumo (“Non credevo che avesse tanto coraggio”).

 

C’è il clamoroso caso di Malindi, quando Edoardo venne arrestato per droga il 20 agosto 1990 (arrestato per possesso di eroina, la notizia rimbalzò alla Farnesina e a tutti i giornali e telegiornali, da Torino partì un Falcon diretto a Malindi con a bordo l’avvocato dell’Avvocato, Franzo Grande Stevens, e un misterioso inviato di un giornale di casa “dall’impeccabile blazer blu”). Bernardini sta dalla parte di Edoardo, e dunque, anche lì, intende che non fu colpa sua. Edoardo si sarebbe fatto volutamente arrestare, racconta il libro, per smascherare il giro di trafficanti di droga che albergava nell’amato Kenya. Altro mah. Poi c’è Edoardo a Roma, le feste, le odiate terrazze, una ragazza amata che si chiama Francesca e che a un certo punto rimane incinta, ma il figlio non è suo… C’è l’intesa con la sorella Margherita, che col suo mondo di stramberie russofile e pittoriche riesce un po’ a sottrarsi al giogo familiare. C’è Capalbio coi parenti Caracciolo come oasi per un po’ di umanità. C’è la mezza ambizione di Edoardo di diventar scrittore, come il cognato Alain, “che ce l’aveva fatta con  quella finzione molto blasé e artificialmente dotta.

 

Qualunque cosa scrivesse, ormai, era oro colato da premio Strega. I suoi lavori, da anni, stavano sempre nei primi dieci posti delle classifiche. Il privilegio di Alain, dovuto alla casta, era manifesto e nei salotti si spettegolava veleno al proposito. A lui, a Edoardo, non sarebbe piaciuto”. Il libro di Bernardini è appunto di parte (si dice che Margherita sia addirittura “eccellente pittrice impressionista”), ha tono lirico e talvolta atmosfere da giallo, da “Donna della domenica”, tra complotti continui tra Villar Perosa e Corso Marconi, però per fortuna viene risparmiato quello finale, quello secondo cui Edoardo venne ammazzato da una qualche lobby pluto-giudaica, in quanto vago amatore dell’islamismo. Apparve anche quello, tra le infinite mitomanie che questa saga ha prodotto negli anni.

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  • Michele Masneri
  • Michele Masneri (1974) è nato a Brescia e vive prevalentemente a Roma. Scrive di cultura, design e altro sul Foglio. I suoi ultimi libri sono “Steve Jobs non abita più qui”, una raccolta di reportage dalla Silicon Valley e dalla California nell’èra Trump (Adelphi, 2020) e il saggio-biografia “Stile Alberto”, attorno alla figura di Alberto Arbasino, per Quodlibet (2021).