(foto Ansa)

Il dietro le quinte dei Maneskin, in pratica i nuovi Albano e Romina

Ginevra Leganza

La serie sul gruppo rock disponibile su YouTube promana da Instagram ma conferma che il selfie non basta

Dopo i Ferragnez è successo anche ai Maneskin. Ma in scala ridotta. Anche loro, ambasciatori dell’Italia all’estero, cadrebbero come alberi nel deserto senza una serie tv. Rocker e damerini di faccia. Pizze e mandolini nel cuore. Il quartetto capitolino è in onda su Youtube con la miniserie Maneskin on the road, a raccontare il dietro le quinte del loro tour estivo: da Lignano Sabbiadoro a Vilnius, passando per Olanda, Austria, Germania… Nella vita di una star arriva il giorno in cui postare non basta. Occorre qualcosa in più.

 

 

Pensateci. Bene Instagram, meglio ancora Tik Tok. Ma bisogna sapere che lassù vige la regola Warhol: chiunque può esser famoso per un quarto d’ora. E la parabola ascendente delle star si riconosce in quel passaggio preciso, quasi obbligato, che da Warhol porta ai Kardashian. E dunque dal social alla serie tv. Ma è sempre dal social che la serie promana. Ne ricalca effetti, ritmi, contenuti. Fra i nuovi trend di Instagram, per dire, compare il Selfie 0.5. Semplificando: foto brutte a fin di spontaneismo. Corpi sformati per riscoprire il male dei nostri tempi: il se-stessismo. Campionessa in tal senso è Victoria De Angelis, Donna Maneskin, che nel primo episodio mostra ai colleghi una sua foto con l’eyeliner colato dagli occhi lessi e la bocca semiaperta su un bolo a favore di camera. “Fabietto dice che so’ brutta”, “No, perché? Cioè, alla fine sei te”. 

 

E si capisce pian piano perché il quartetto tiene in pugno legionari in stato di trance. Fra le recensioni qualcuno scrive (dall’estero): “Ecco perché amo i Maneskin. Loro non si atteggiano a celebrities”; qualcun altro (da noi): “Raga, sto piangendo, non potete capire l’emozione per tutte le cazzatine che fate, vi amiamo”. E la percezione è che i quattro – nel dietro le quinte – siano liquefatti in un gorgo dove non si legge, non si pensa, non si medita e non ci si droga. Neppure si parla. Piuttosto si comunica in versi (romaneschi). Ci si schiarisce la gola con musica neomelodica divenuta virale su Tik Tok (pensavate fosse Bowie, ma era Kekko Dany il nume tutelare di Damiano David). Si mangia (rigorosa Dieta Salvini: “Eh, ‘sto salame [sulla pizza] è bello radioattivo”). Si gioca ai videogiochi vintage e al calciobalilla. E poi quando arriva il concerto tutti a cacciarsi in strass e pantaloni a zampa, in millanta giri di perle che cadono sul petto, in anfibi e bende in latex. Pronti a calcare il mondo con bassi chitarre e batterie furiosissime. A scatenare torme in estasi secondo la formula del nulla alla ribalta: Facimm ‘a faccia feroce. Così sembra dire il capobanda ai suoi fan. Agitatevi, così lo stemperiamo insieme questo maledettismo copione e zoticone. 

 

Comunque nel primo episodio della serie a un certo punto compare un’immagine. E’ un frame fugace, rivelatore. Nella simulazione del glam, si vede una fan con un cartello in mano: “I love you more than pizza”. Un’epifania. Insomma, i Maneskin sono i nuovi Albano e Romina. Sono gli italiani all’estero. E, a dispetto dei lustrini Gucci, si collocano benissimo in quell’arco che va dalla pasta al mandolino. La ragazza li ama più della pizza. E ancora Damiano strepita, strilla, salta. E sembra dire ai legionari di sotto al palco: facite ammuina. Fate confusione. Ché si veda, sì, ma non si veda troppo che i vestiti sono glam più di noi. Che li scegliamo in spirito carnascialesco, qui dietro al palco, nel risucchio di uno spago al pomodoro.

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