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il rapporto sulle carceri

Più detenuti nelle carceri dopo il calo della pandemia. 21 i suicidi da inizio anno

Ermes Antonucci

Presentato il 18esimo rapporto dell'associazione Antigone. Il tasso di affollamento nelle carceri è del 107,4 per cento, quello dei suicidi è tredici volte più alto rispetto alla popolazione libera. “È il momento delle riforme”, dice Gonnella

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È tornato a crescere il numero dei detenuti presenti nelle carceri italiane, dopo essere drasticamente sceso durante il primo anno della pandemia. È quanto emerge dal 18esimo rapporto di Antigone (“Le carceri viste da dentro”) sulle condizioni di detenzione nel paese, presentato questa mattina: si è passati dalle 53.364 presenze della fine del 2020 alle 54.134 della fine del 2021 e, a fine marzo 2022, i detenuti nelle nostre carceri erano 54.609, con un tasso di affollamento ufficiale medio del 107,4 per cento. Il tasso di affollamento reale tuttavia, rileva l'associazione, è certamente più alto: nei fatti, a causa di piccoli o grandi lavori di manutenzione, la capienza reale degli istituti è infatti spesso inferiore a quella ufficiale.

 

In alcune regioni il tasso di affollamento medio è decisamente più alto (Puglia: 134,5 per cento, Lombardia: 129,9 per cento) mentre alcuni istituti presentano tassi di affollamento analoghi a quelli che si registravano al tempo della condanna dell’Italia da parte della Corte europea dei diritti dell'uomo. Per restare in Lombardia a fine marzo l’affollamento a Varese era del 164 per cento, a Bergamo e a Busto Arsizio del 165 per cento e a Brescia “Canton Monbello” addirittura del 185 per cento. Dati, come si vede, molto lontani dalla media nazionale.

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Sono già 21 i suicidi di detenuti dall'inizio dell'anno. In tutto il 2021, i suicidi erano stati 57. Secondo l’Oms, il tasso di suicidio in Italia nel 2019 era pari a 0,67 casi ogni 10mila persone. Nello stesso anno, il tasso di suicidi in carcere era pari a 8,7 ogni 10mila detenuti: questo significa che i casi sono tredici volte in più rispetto alla popolazione libera. Il nostro, dunque, è tra i paesi europei con il più alto tasso di suicidi nella popolazione detenuta, mentre è tra i paesi con il tasso di suicidio più basso nella popolazione libera.

 

Impressionante il numero di morti nel carcere di Regina Coeli a Roma: sono cinque i detenuti morti dall'inizio dell'anno, di cui tre suicidi e due dovuti a cause ancora da accertare. Da aggiungere altre due morti degli ultimi mesi del 2021. “C'è qualcosa che non va in quell'istituto”, afferma l’associazione.

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Nel rapporto dell'associazione si evidenzia come in media vi sia una percentuale pari a 2,37 reati per detenuto. Al 31 dicembre 2008 il numero di reati per detenuto era più basso di 1,97. Dunque diminuiscono i reati in generale, diminuiscono i detenuti in termini assoluti ma aumenta il numero medio di reati per persona. Al 31 dicembre 2021, dei detenuti presenti nelle carceri italiane, solo il 38 per cento era alla prima carcerazione. Il restante 62 per cento in carcere c’era già stato almeno un’altra volta. Il 18 per cento c’era già stato in precedenza 5 o più volte. Tassi di recidiva dunque alti, su cui sarebbe utile che il ministero raccogliesse dati certi

 

 

“È il momento delle riforme”, ha detto Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, in apertura della conferenza stampa di presentazione del rapporto. Sono oltre 2.000 le visite tenute dall'osservatorio di Antigone nelle carceri italiane dal 1998 ad oggi. Un monitoraggio costante che ha permesso all'associazione di fotografare lo stato del sistema penitenziario nella sua complessità, analizzandolo, come ha ricordato Gonnella, con spirito critico ma anche costruttivo. 

 

“La pandemia ci ha mostrato tutti i limiti di un mondo penitenziario bloccato e in ritardo su tante questioni”, ha sottolineato il presidente di Antigone. “I tassi di recidiva ci raccontano di un modello che non funziona e ha bisogno di importanti interventi, aprendosi al mondo esterno, puntando sulle attività lavorative, scolastiche, ricreative e abbandonando la sua impronta securitaria”. 

 

Alla presentazione del rapporto è intervenuto anche il nuovo capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, Carlo Renoldi: "La mia piu' grande ambizione in questa sfida professionale è far dialogare operatori e persone che a volte parlano linguaggi diversi, costruire delle reti stabili, anche con il mondo delle associazioni, per mettere insieme approcci differenti e arrivare a una sintesi su questioni di straordinaria complessita”, ha detto.

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