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Quando Monica Vitti diceva: “Non potevo fare altro che questo mestiere”

Redazione
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Erano gli inizi degli anni '80 e la televisione non monopolizzava l'informazione, al punto che le trasmissioni erano solite iniziare dopo mezzogiorno. Nel 1983 la Rai sceglie di occupare quella fascia oraria con Pronto, Raffaella? un talk-show di intrattenimento leggero condotto da Raffella Carrà e diretto da Gianni Boncompagni. È un successo di ascolti.

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A contribuire alla riuscita di quella prima stagione c'è anche l'intervista realizzata a una delle dive del cinema italiano dell'epoca: Monica Vitti, reduce dalla fine delle riprese del film Flirt. L'attrice, morta oggi, del suo lavoro racconta: "Fare cinema non è come fare teatro: bisogna riuscire ad avere uno stato di isolamento completo, oltre alla concentrazione, altrimenti non servono a niente la tecnica, le luci, la professione e il resto”.

 

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Inevitabile un riferimento al ruolo che ha avuto la sua bellezza nel corso della carriera: “Secondo me non ha influito. Non credo di essere bella, da piccola avevo complessi perchè avevo due fratelli stupendi, io ero troppo secca", commentava l'attrice "Sono nata e vissuta in una città come Roma, in cui la donna bella era quella che aveva la vita stretta, bei fiancotti, bel seno. Io a 18 anni invece ero secca, 40 di piede, piena di 'lenticchie', con gli occhiali. Non ero quella a cui facevano la corte. Non ho fatto teatro per espormi”.

 
 
Fino al suo rapporto con il successo: “Da quando ho cominciato ho faticato molto, ho paura spesso di non farcela, che non mi richiamino più a lavorare. Non ho fatto le cose per il successo, le ho fatte perchè mi piaceva: non potevo che fare questo mestiere. Quando avevo 14 anni ho detto: 'O mi fate recitare o io mi ammazzo'. Lo dovevo fare, sennò non potevo andare avanti. Questo bisogno che ho di esprimermi, di rappresentare vite che non sono la mia si sente e mi fa andare avanti. Credo che se uno ce la mette tutta, in qualunque campo, ce la fa”.

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