La pioniera Raffaella Carrà, che ha insegnato all'Europa la gioia del sesso

Raffaella Carrà sedusse l'Italia con canzoni ammiccanti e trasgressive per le regole della tv pubblica dell'epoca. "Ha aiutato le persone a vivere vite più appaganti, usando ritmi a cui nessuno che abbia sangue nelle vene può resistere", scriveva di lei il Guardian

Con il 'Tuca tuca" nel 1971, durante "Canzonissima", il popolare programma del sabato sera della Rai in bianco e nero, Raffaella Carrà sedusse l'Italia con una canzone ammiccante e trasgressiva per le regole della tv pubblica dell'epoca. Al punto che per continuare a cantare e ballare il "Tuca tuca" fu necessario far intervenire il grande attore Alberto Sordi, che con la sua ironia sdrammatizzò quelle movenze sexy che avevano suscitato tanto clamore e fatto muovere la censura. Nel novembre 2020 il giornale britannico Guardian incoronava la diva come "la popstar italiana che ha insegnato all'Europa la gioia del sesso". Così si intitolava il lungo e sentito omaggio che il quotidiano ha dedicato alla Carrà, in occasione della presentazione in tre importanti festival (Tallinn Black Nights film festival, festival internazionale del cinema di Almería e Torino Film festival) di 'Explota Explota' (titolo inglese 'My Heart Goes Boom!') commedia musicale sulle note dei grandi successi di Raffaella. "Oltre a diventare una delle personalità più conosciute nella sua nativa Italia, Raffaella Carrà - scriveva il giornale londinese - ha fatto scalpore nel mondo di lingua spagnola del XX secolo. Dove la Svezia aveva gli Abba, l'Italia aveva la Carrà, che ha venduto milioni di dischi in tutta Europa".

 

"Dagli anni Cinquanta in poi, Carrà, che sapeva cantare, ballare e recitare altrettanto bene, ha avuto un'influenza impareggiabile nella musica italiana e nella cultura pop", sottolineava ancora il Guardian, che citando Mina, Milva, Patty Pravo e Giuni Russo aggiungeva: "Tecnicamente parlando, l'Italia aveva cantanti molto più dotate al livello vocale. Ma la Carrà le ha superate tutte".

 

Il Guardian ne ripercorreva tutta la carriera: il soggiorno in America da cui tornò "con la convinzione che l'intrattenimento italiano avesse bisogno di una scossa di energia"; il successo nei varietà televisivi dove inseriva "sequenze di canto e danza ispirate a Broadway"; il successo delle sigle, partendo 'Ma Che Musica Maestro', che provocò lo scandalo del primo ombelico mostrato sulla tv di Stato; la censura sul 'Tuca Tuca'; l'abbigliamento "proto-glam" e il caschetto biondo "che rende il look di Anna Wintour scialbo"; il successo nella Spagna post-franchista; il brano 'Luca' che per la prima volta parlava di omosessualità in modo diretto e leggero (una cosa "inaudita nell'Italia cattolica" di quegli anni, e "non sorprende che la Carrà sia diventata un'icona gay internazionale", sottolinea il Guardian); il successo con i talk show negli anni '80. A fare la differenza con altre sue coetanee, per il quotidiano inglese, era la "combinazione di sex appeal e accessibilità".

 

"Ha insegnato alle donne che avere il libero arbitrio in camera da letto non era scandaloso, che va bene innamorarsi di un uomo gay e che non tutte le relazioni sono esattamente sane", scriveva il quotidiano ricordando brani come 'A Far L'Amore Comincia Tu' e 'Forte Forte', dal messaggio opposto. E ancora, la canzone 'Tanti Auguri' "è diventata un inno al sesso e alla sessualità" ("ma girando questa terra io mi sono convinta che non c'è odio non c'è guerra quando a letto l'amore c'è", "Com'è bello far l'amore da Trieste in giù, l'importante è farlo sempre con chi hai voglia tu").

 

"La maggior parte dei suoi inni pop più sexy sono un prodotto della tv italiana degli anni '70, ma non sono reliquie del passato: gli italiani conoscono ancora i testi a memoria e li cantano non appena si presenta l'occasione". Oggi sembra una cosa semplice sollecitare il piacere sessuale in una canzone, ma, concludeva il Guardian, Raffaella Carrà "è stata una pioniera che ha aiutato le persone a vivere vite più appaganti, usando ritmi a cui nessuno che abbia sangue nelle vene può resistere".

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