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Chiudere tutto ciò che ragionevolmente si può chiudere

Giuliano Ferrara

È straziante l’idea, ma il primo whatever it takes di Draghi deve essere questo

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Mentre l’Infiltrato gioca la sua partita minuscola per il consenso non informato, sinistri scricchiolii consigliano all’opinione e al governo una serena e prudente rivalutazione delle cose virali. La scelta tecnica dei semafori regionali sta facendo il suo, si dice, e in funzione di standard numerici, dunque di criteri oggettivi, scattano allarmi arancione da una parte e dall’altra, e si reintroducono a macchia di leopardo zone rosse modello Codogno. Basta? 

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Mentre l’Infiltrato gioca la sua partita minuscola per il consenso non informato, sinistri scricchiolii consigliano all’opinione e al governo una serena e prudente rivalutazione delle cose virali. La scelta tecnica dei semafori regionali sta facendo il suo, si dice, e in funzione di standard numerici, dunque di criteri oggettivi, scattano allarmi arancione da una parte e dall’altra, e si reintroducono a macchia di leopardo zone rosse modello Codogno. Basta? 

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Nessuno sa alcunché di così preciso da rassicurare o allarmare oltre misura. Bisogna attenersi all’equilibrato, al provvisorio, a quel tanto di senso comune che gli esperti migliori sanno di poter padroneggiare con relative certezze, e che noi inesperti possiamo aspirare a praticare con il ragionamento nudo della mente umana informata. Questa storia delle varianti virali, più forti in contagiosità, dunque più capaci di letalità, e non solo per ragioni statistiche; la storia connessa della relazione tra varianti in rapidissima espansione e vaccini, della tempistica, parla di un problemaccio nuovo da affrontare: il rischio di ricominciare da capo, neutralizzare parzialmente o totalmente l’effetto benefico dei ritrovati capaci di immunizzare milioni e milioni di persone, avviandoci sulla strada di una lenta ma abbastanza sicura guarigione, anch’essa forse provvisoria ma stavolta misurabile in una nuova normalità. 

  

   

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Non aprile, come dice il poeta, ma marzo si è rivelato il più crudele dei mesi. E grazie a Dio un governo italiano sprovvisto di tecnica e di unità nazionale, ma non di buon senso, nel marzo scorso prese una decisione inaudita in Europa, con un anticipo su tutti che poi si è rivelato perfino un ritardo e non ha risparmiato lutti e dolori al paese, salvandolo da esiti peggiori: chiudere tutto quello che ragionevolmente si poteva chiudere. A quel tempo l’Infiltrato voleva come adesso proteggere le buone, ottime ragioni dell’economia, con le pessime ragioni della più primitiva demagogia, e gridava di aprire tutto. 

   
Credo che il governo Draghi debba farci un pensiero, non un pensierino. A Parigi e in Francia si sta a casa dalle ore diciotto, le sei del pomeriggio. In Germania e in Gran Bretagna, nel secondo caso nonostante il clamoroso successo nella campagna vaccinale, “statevene a casa” è la parola d’ordine perentoria del disciplinamento antiepidemico. Anche la questione delle scuole, a parte gli interessi più che legittimi di artigiani, commercianti, ristoratori, piccoli imprenditori in ogni settore di servizi e produttivo, a parte le esigenze drammatiche dell’ambito turistico, della cultura e dello spettacolo, a parte tutto, è controversa, e non si può giocare a fare il buon pedagogo premuroso se si comprometta la salute sociale generale, quella di allievi, insegnanti, personale compresi. La Toscana, codice leopoldino alla mano, è stata fiera di riaprire a gennaio in solitario, e in presenza, come si dice. Ora da gialla che era è passata arancione, e le prospettive, a sentire le notizie che arrivano da ogni parte, sono tutt’altro che buone. 

  
E’ un lavoro sporco quello di segnalare il pericolo, ma qualcuno lo deve pur fare. E qualcuno deve pur decidere, come sa bene un tipo tosto come Draghi, whatever it takes. E’ impopolare, è straziante la sola prospettiva, ma se un semaforo rosso generalizzato servisse a ridurre il rischio di ricominciare da capo, e dunque di mettere definitivamente in ginocchio e la salute e l’economia, chi si sentirebbe a cuor leggero di escluderne l’urgenza?
 

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