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saverio ma giusto

Nostalgia 2020

Saverio Raimondo

Un giorno ricorderemo l’anno che volge al termine come uno dei più memorabili di sempre

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Il 2020 volge al termine: “Il peggior anno di sempre”, secondo la rivista Time, mentre per i più indulgenti è stata un’ottima annata per la merda. Ora, con il 2021, si teme possa partire la rimozione; e per scongiurarla si è già attivata la macchina della Memoria, che con abbondanti dosi di retorica cercherà di tenere vivo in noi il ricordo di quest’anno e il relativo broncio. Ma non basta: è giunta l’ora di attivare anche un altro filtro, con il quale da sempre guardiamo al passato – anche per sfruttarlo economicamente: la nostalgia.

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Il 2020 volge al termine: “Il peggior anno di sempre”, secondo la rivista Time, mentre per i più indulgenti è stata un’ottima annata per la merda. Ora, con il 2021, si teme possa partire la rimozione; e per scongiurarla si è già attivata la macchina della Memoria, che con abbondanti dosi di retorica cercherà di tenere vivo in noi il ricordo di quest’anno e il relativo broncio. Ma non basta: è giunta l’ora di attivare anche un altro filtro, con il quale da sempre guardiamo al passato – anche per sfruttarlo economicamente: la nostalgia.

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Sono anni infatti che applichiamo la lente deformante della nostalgia su ogni epoca storica, con il risultato che oggi sospiriamo quando si rievocano gli anni 20 del Novecento (gli anni del fascismo e della tubercolosi, per intenderci), l’eleganza e la classe degli anni 50 (il decennio delle valigie di cartone chiuse con lo spago e delle pezze per le mestruazioni), la grande musica degli anni 60 (due su tutti: Mino Reitano e I Vianella), la libertà sessuale degli anni 70 (epoca di gonorrea e aborti giù dalle scale), la moda degli anni 80 (spalline e capelli cotonati, cioè tutte deformazioni causate dalle radiazioni di Chernobyl).

   

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Per non lasciare in eredità alle generazioni future solo i debiti del 2020, cominciamo sin da subito ad attivare una narrazione nostalgica di questo anno appena trascorso: solo così un domani ai mercatini vintage i nostri nipoti potranno rivendersi a caro prezzo le mascherine usate quest’anno (“uh, guarda: una Ffp3 originale! E la valvola funziona ancora!”) così come oggi noi facciamo con ghette e gilet del nonno.

 

E allora diciamolo a voce altra, scriviamolo anche sui muri: quant’era bello nel 2020 farsi un tampone! E scoprire – anche il più superficiale fra noi – quanto si è profondi interiormente, specie nel naso. In futuro, a pandemia finita, il tampone potrebbe comunque essere fatto come un vezzo da dandy; magari i più stravaganti fra noi potrebbero fra qualche anno presentarsi in società con un tampone rinofaringeo che spunta dalla  narice, e dire che nel 2020 era così che andavano di moda i piercing. Salutarsi col gomito, che figata! Come il “gimme five” negli anni 80. Potrebbe tornare di moda anche in futuro, come saluto un po’ nostalgico o identitario, tipo il saluto romano.

  

E l’arredamento da interni 2020, “stile lockdown”, fra qualche decennio sarà la fortuna degli antiquari: scrivanie da smartworking (comprensive di fasciatoio per cambiare il pupo e porta flebo per l’alimentazione), televisori per l’home cinema, frigoriferi soppalcati per le provviste. I tappetini da yoga usati quest’anno in casa per il workout diverranno pezzi da collezione, battuti all’asta come oggi un arazzo o un antico tappeto persiano. Non buttate niente di quest’anno, conservate tutto: vedrete che torneranno di moda anche le autocertificazioni da tasca quando fra qualche anno la moda rilancerà il revival del 2020 e la gente tornerà a indossare tute, pigiami, mutande da lavoro, pantofole, calzettoni antiscivolo, e soprattutto il vero completo da 2020: la divisa da rider, con bicicletta incorporata cucita sotto al cavallo dei pantaloni.

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Io credo che la nostalgia del 2020 tornerà presto: appena a Sanremo rivedremo il pubblico dell’Ariston, si alzerà il sospiro “com’era meglio la tv senza pubblico!”; e da lì sarà un attimo che rimpiangeremo anche gli aperitivi su Zoom, la roba comprata online, il Natale da soli, le zone rosse, arancioni e gialle come i tramonti
  

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