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Dottoressa o signorina? L'insulsa difesa del titolo

“Nessuno dovrebbe chiamarsi Dottore, a meno che non abbia fatto partorire un bambino”. Un articolo sul Wsj e quell'irritante dibattito sul titolo di studio da anteporre al nome

Simonetta Sciandivasci

Cos’è quest’epidemia di laureati che pretendono il lei, il Voi, il dott, il post dott, il doppio e triplo e settimo dott? Quant’è maschile questa piccineria di adontarsi se non si viene inquadrate per ciò che si è studiato anziché per ciò che si è

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Parliamo della questione “Chiamami col tuo nome, a meno che io non abbia un titolo di studio prestigioso possibilmente in materie non umanistiche”. Come sapete, Joseph Epstein ha scritto qualche giorno sul Wall Street Journal che Jill Tracy Jacobs in Biden, moglie di Joe Biden e quindi prossima a diventare la nuova first lady americana, dovrebbe smetterla di presentarsi al mondo anteponendo “Dottoressa” al suo nome e cognome, e dire semplicemente: piacere, sono la First Lady

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Parliamo della questione “Chiamami col tuo nome, a meno che io non abbia un titolo di studio prestigioso possibilmente in materie non umanistiche”. Come sapete, Joseph Epstein ha scritto qualche giorno sul Wall Street Journal che Jill Tracy Jacobs in Biden, moglie di Joe Biden e quindi prossima a diventare la nuova first lady americana, dovrebbe smetterla di presentarsi al mondo anteponendo “Dottoressa” al suo nome e cognome, e dire semplicemente: piacere, sono la First Lady

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Epstein – sprovvisto di amici che gli suggeriscano di stare a cuccia, in fatto di nominativi, visto il cognome che si ritrova – sostiene che darsi del dott.ssa sia antipatico e, nel caso di Jill Biden, persino “ridicolo e truffaldino”, dal momento che non ci sono più i dottorati di una volta, gli standard delle università americane si sono drammaticamente abbassati e, in sintesi, meglio dirsi Flotus che laureate in scienze della formazione. Michelle Obama è intervenuta e ha detto che è ora di smetterla di sminuire i risultati delle donne, e da questa parte dell’oceano abbiamo visto come tutto il mondo sia Italia quando c’è da riconoscere una professionalità femminile. Quando Berlusconi ha chiamato Chiara Ferragni dottoressa, poco ci è mancato che gli venisse riconosciuta una targa per l’impegno nella lotta al sessismo - l'irresistibile dettaglio è che CB non è laureata. Poche cose ci scaldano come le storie di pazienti, clienti, colleghi che chiamano le professioniste per nome o diminutivo o pronome personale o sbadiglio anziché “Dottoressa”. È giusto? Certo, a patto che la religione stia nei limiti della sola ragione.

  

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A volte, questa strenua difesa del titolo è impoverente e piccolo borghese quanto i concioni di certi insopportabili genitori che ti guastano la cena parlandoti dei libretti degli esami della prole. Non produciamo più geni che dicano “il mio titolo di studio è il battesimo” e dovremmo preoccuparci del fatto che riconosciamo merito dove c’è titolo. Cos’è quest’epidemia di laureati che pretendono il lei, il Voi, il dott, il post dott, il doppio e triplo e settimo dott? Quant’è maschile questa piccineria di adontarsi se non si viene inquadrate per ciò che si è studiato anziché per ciò che si è? Sia chiaro: questa non è una difesa di Epstein, ma soltanto un tentativo di andare oltre le sue squallide (però sagaci!) righette e le nostre defatiganti indignazioni, nella piena consapevolezza che il presente non consente di non irritarsi. 

    

Una frase nel suo articolo merita attenzione: “Nessuno dovrebbe chiamarsi Dottore, a meno che non abbia fatto partorire un bambino”. 

     

Sogniamo – già che siamo in pigiama, approfittiamone.

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È il 2070, il gender gap è stato debellato da cinquant’anni; i rettori delle più prestigiose università del mondo sono donne; il Vaticano è in mano a una Papessa; la parità di genere è stata raggiunta e scavalcata; il presidente Usa è una donna per il dodicesimo mandato di fila. In questo quadro, quella frase di Epstein è splendida e il resto del suo articolo un testo di Colorado Cafè. Fintanto che si fa 2070, per accorciare l’attesa, rimpinziamoci di Edith Wharton, e di tutti quei suoi romanzi dove arrampicatori sociali, dottori, figli di buona donna e persone per bene, davanti al nome, mettevano sempre e solo: Signore, Signora, Signorina. Buonasera. 

  

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