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L’orgia europea tra peccati e peccatori

Giuliano Ferrara

Chi predica bene e razzola male fa figure grottesche, ma solo se si creda ai contenuti edificanti della predica

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Ho subito sottoscritto il cinguettio amabile di Laura Cesaretti fulminato da Bruxelles: in foto si vedono quelli che lei chiama Gioggia (Meloni) e Salvino (il senatore Salvini) in intenso colloquio sui valori conservatori (famiglia naturale, difesa della stirpe) con una delegazione ungherese in cui troneggiano Orbán e il deputato suo scudiero beccato in un’orgia di maschi in violazione del lockdown. “Se li sanno scegliere gli interlocutori” è il suo commento.

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Ho subito sottoscritto il cinguettio amabile di Laura Cesaretti fulminato da Bruxelles: in foto si vedono quelli che lei chiama Gioggia (Meloni) e Salvino (il senatore Salvini) in intenso colloquio sui valori conservatori (famiglia naturale, difesa della stirpe) con una delegazione ungherese in cui troneggiano Orbán e il deputato suo scudiero beccato in un’orgia di maschi in violazione del lockdown. “Se li sanno scegliere gli interlocutori” è il suo commento.

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Predicare bene e razzolare male è sempre una circostanza imbarazzante. Fatte due risate, passiamo più o meno al serioso. Il deputato dovrebbe essere subito perdonato e riabilitato, cosa che non avverrà. La chiesa distingue il peccato dal peccatore, almeno questa è la sua tradizione, il peccato è da condannare e il peccatore è una pecora smarrita da recuperare. Il pensiero laico e moderno lavora di paradosso. Il peccato non c’è più, al suo posto c’è la libertà sessuale tra adulti consenzienti. Ma il peccatore c’è ancora e merita un verdetto di ostracismo e condanna nonostante la scomparsa della materia del giudizio. Non ci fosse stata la questione dei valori, che ha sputtanato tutto, il deputato europeo e i venti maschioni ubriachi che se la spassavano nudi sarebbero vittime di omofobia di stato e di invasione della privacy. E’ il fatto di sostenere in pubblico l’esistenza di un peccato che si commette in privato, ma per la dottrina ufficiale secolare non lo è, l’unico vero peccato.

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Ammetterete che siamo in un circolo dell’assurdo, quel circolo di cui Ionesco diceva: coccolatelo, diventerà vizioso. O c’è il peccato o non c’è. Se non c’è, che cosa ha fatto di male il deputato di Orbán? Il conflitto tra il suo esame razionale dei valori, meglio la famiglia naturale, e la sua libido, meglio un’orgia tra soli maschi in una sera desolata di lockdown a Bruxelles, è la condizione dell’umanità da sempre. Nella casistica di questo contrasto l’adulterio, credo abbastanza diffuso, è re.

  

Abbiamo appena festeggiato con toni pomposi e frivoli i cinquant’anni del divorzio in Italia e in fondo che cosa è il divorzio se non l’adulterio istituzionalizzato? Dunque i modernisti dovrebbero dire che il deputato di Orbán ha onorato il valore della libertà pansessuale bussando alla porta di quel bar, è vittima di una gestione inquisitoria dell’ordine pubblico, venata di omofobia, e il suo vero peccato contro questi valori è di aver difeso la famiglia naturale. Ma fino a questo punto il modernista non ci arriva. Lo scioglimento del suo paradosso è rinviato.

 

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Chi predica bene e razzola male fa una figura grottesca, ma solo se si creda ai contenuti edificanti della predica. Per me, che difendo la famiglia naturale, il cedimento al desiderio oltre le inibizioni è scandaloso e ridicolo, sebbene sussista sempre la differenza tra peccato e peccatore. Inoltre si può essere legati a una visione tradizionale della famiglia senza escludere la trasgressione privata a quel valore. Per chi irride la predica, invece, quel cedimento è una testimonianza, o dovrebbe esserlo, di spirito libertario o libertino. Ma a tanto il modernista, di nuovo, non ci arriva.

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