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Lezioni di libertà alla Boldrini

Giulio Meotti

Sono tutte donne e femministe. Accademiche, poetesse, giornaliste. Sono state boicottate, licenziate o aggredite per aver espresso solidarietà a J. K. Rowling e aver detto che il sesso è reale e che i bambini non possono scegliere il gender. Inchiesta su un nuovo reato di pensiero

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Cosa accadrebbe se una giornalista sostenitrice della teoria transgender, dopo anni di aggressioni editoriali e mobbing professionale, rassegnasse le dimissioni da uno storico giornale della sinistra, dicendosi stanca del clima, degli attacchi subiti e della mancanza di protezione da parte del direttore, e se poche ore dopo gli autori di un famoso musical si rifiutassero di andare alla radio pubblica britannica al fianco di un’altra scrittrice paladina del transgender? Grande levata di scudi, immediate campagne di opinione, unanime denuncia della società aperta erosa dal pregiudizio sessuale. È quello che è appena successo a Suzanne Moore e a J. K. Rowling, ma a parti invertite e senza le reazioni prevedibili. Moore, vincitrice del Premio Orwell per il giornalismo un anno fa, si è dimessa dal Guardian, il giornale per il quale scriveva da venticinque anni, dopo mesi di mobbing ideologico e persino una lettera firmata da 338 colleghi e indirizzata al caporedattore, Katharine Viner, dove la si accusava di “transfobia”.

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Cosa accadrebbe se una giornalista sostenitrice della teoria transgender, dopo anni di aggressioni editoriali e mobbing professionale, rassegnasse le dimissioni da uno storico giornale della sinistra, dicendosi stanca del clima, degli attacchi subiti e della mancanza di protezione da parte del direttore, e se poche ore dopo gli autori di un famoso musical si rifiutassero di andare alla radio pubblica britannica al fianco di un’altra scrittrice paladina del transgender? Grande levata di scudi, immediate campagne di opinione, unanime denuncia della società aperta erosa dal pregiudizio sessuale. È quello che è appena successo a Suzanne Moore e a J. K. Rowling, ma a parti invertite e senza le reazioni prevedibili. Moore, vincitrice del Premio Orwell per il giornalismo un anno fa, si è dimessa dal Guardian, il giornale per il quale scriveva da venticinque anni, dopo mesi di mobbing ideologico e persino una lettera firmata da 338 colleghi e indirizzata al caporedattore, Katharine Viner, dove la si accusava di “transfobia”.

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“Per loro è come se avessi scritto il ‘Mein Kampf’”, ha raccontato Moore al Telegraph. “Ho ricevuto un messaggio da un collega che diceva: ‘Vorrei poterti difendere, ma ho paura di perdere il lavoro’. Ci sono molte persone con mutui e figli che vorrebbero parlare ma non possono, soprattutto le donne”. Intanto gli autori di “Six” si rifiutavano di apparire insieme a Rowling nello show della Bbc di Graham Norton. Toby Marlow e Lucy Moss, autori del musical, hanno cancellato la loro apparizione alla Bbc finché Rowling non farà “ammenda con la comunità trans”. “Mettere a tacere uno scrittore in un presunto bastione della stampa liberal toglie il fiato, ma il fatto che Viner non si sia precipitata in sua difesa è ancora più scioccante”, ha scritto sul Times Selina Todd. Questa docente di Storia moderna a Oxford è stata messa sotto protezione dall’università per aver criticato il transgender.

 

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C’erano minacce concrete alla sua sicurezza. Moore si è messa nei guai proprio difendendo Todd. Una accademica aggredita, una giornalista che interviene in sua difesa, i colleghi che chiedono che sia messa a tacere, la giornalista che si dimette. Tutto in nome dell’“inclusività”. “Oggi la democrazia è minacciata e dobbiamo tutti difendere il diritto delle persone alla libertà di parola e di dibattito”, racconta Todd al Foglio. La storica doveva essere presente a una celebrazione a Oxford, che lei stessa ha contribuito a organizzare, per il cinquantesimo anniversario della Conferenza nazionale di liberazione delle donne. Ma la sera prima le è stato chiesto di non presentarsi. Una collega, Lola Olufemi, l’aveva chiamata “transofoba”.

 


“Nel caso Rowling è in gioco il diritto di parlare senza intimidazioni”, ci spiega Selina Todd, la storica di Oxford boicottata


 

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I casi Moore e Todd sono soltanto due episodi di una isteria che nella cultura anglosassone si è condensata attorno al nome di J. K. Rowling e alla critica femminista al transgender, ovvero all’idea che la differenza sessuale sia reale, che l’orientamento sessuale non sia un sentimento sufficiente per definirsi donna e che i bambini dovrebbero essere protetti da questo scandalo medico-culturale. Parliamo di decine di casi, pezzi di un puzzle che formano un nuovo reato di opinione. Abbiamo provato a parlare con tutte loro. Laura Boldrini è considerata una icona del nuovo femminismo e rivendica libertà di espressione da ogni forma di censura. Le voci qui raccolte ci raccontano di tante femministe come lei, ma la cui libertà di espressione è soffocata e censurata dalla stessa famiglia culturale dell’ex presidente della Camera. Un paradosso su cui varrebbe la pena riflettere.

 

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L’autrice della saga di “Harry Potter” è oggetto di un quotidiano shit-storm sui social, di minacce di morte e di stupro, di boicottaggio di attori, scrittori e accademici, nonché di prese di distanza persino dalle Nazioni Unite. Rowling aveva postato una serie di commenti su Twitter. “Se non esistesse un genere sessuale, la realtà odierna delle donne verrebbe cancellata. Amo e rispetto i transessuali, ma cancellare il concetto di genere sessuale impedisce di discutere apertamente le nostre vite”. “È totale il disprezzo per il diritto di Rowling di affermare la sua convinzione secondo cui le donne sono definite dal sesso biologico” continua la professoressa Todd parlando con il Foglio.

 

“Include il disprezzo o il rigetto della violenza maschile subita da Rowling. Coloro che sostengono il diritto delle persone transgender di accedere a servizi e case sicure per sole donne si affidano interamente al presupposto per cui escluderle provocherebbe loro dolore. Ma la loro reazione alla Rowling mostra che per loro i sentimenti e i diritti delle donne valgano intrinsecamente meno di quelli degli uomini che vogliono definirsi donne”. In gioco c’è molto di più del diritto di autodefinirsi. “È il diritto di tutti noi di affermare convinzioni perfettamente legali senza intimidazioni”, ci dice Todd. “Ciò è particolarmente preoccupante nel momento in cui assistiamo alla crescente popolarità di movimenti antidemocratici in tutto il mondo.

 


“L’idea che ascoltare qualcuno con cui non sei d’accordo sia ‘dannoso’ si è radicata in molte università inglesi e americane”


 

È importante che siamo tutti in grado di discutere l’uno con l’altro. Solo discutendo con coloro con cui non siamo d’accordo possiamo sviluppare prospettive migliori, più sfumate e più nitide sulle questioni globali, compresi i diritti e come questi possono essere rispettati. Tradizionalmente, i movimenti per il cambiamento e il miglioramento sono stati quelli che hanno accolto un dibattito vigoroso. Dobbiamo capire il valore del disaccordo, non vederlo come una minaccia. L’idea che ascoltare qualcuno con cui non sei d’accordo sia ‘dannoso’ si è radicata in molte università del Regno Unito e degli Stati Uniti e porta a mettere a tacere coloro con cui alcuni studenti e personale non sono d’accordo”.

 

“In realtà – conclude Todd – questa cultura del ‘non dibattito’ porta semplicemente al dominio di gruppi particolarmente intimidatori, sia nei campus sia più in generale nella società”. La politica canadese Lorraine Brett ha dovuto cancellare un tweet a favore della Rowling, mentre un poster femminista con scritto “I love J. K. Rowling” è stato bandito dalla Network Rail alla stazione di Waverley, a Edimburgo. La deputata laburista Rosie Duffield ha ricevuto minacce di morte dopo aver messo like a un tweet che suggeriva che solo “le persone con una cervice” dovrebbero essere chiamate donne. Lo scandalo culturale dell’anno ha visto protagonista una paladina dei ceti di sinistra, delle charities britanniche, del Partito laburista, un’amica di Barack Obama, una ex dipendente di Amnesty International che si è opposta alla Brexit e che detesta Trump con tutta se stessa.

 

Rowling da un paio di anni sostiene pubblicamente che gli uomini che si dichiarano donne non sono donne e che questa ideologia cancella l’identità femminile. E per questo non fa che ricevere minacce di morte. Ne riceve più di chiunque altro nel Regno Unito. “Uccidiamo J. K. Rowling”, recitano migliaia di messaggi sui social. Questa è una storia in cui non c’è la destra bigotta e reazionaria. Non ci sono gli islamisti. Non c’è alcuna contrapposizione politica. È una guerra intestina dentro al mondo femminile e di sinistra, in cui a indossare i panni di chi silenzia i punti di vista avversi è la parte che pretende di essere più progressista. Ed è una storia in cui non si contano più i licenziamenti. La editor di un’agenzia letteraria di New York è stata cacciata a seguito di commenti “offensivi” sul transgender. Si tratta di Sasha White, che ha perso il lavoro alla Tobias Literary Agency dopo avere espresso solidarietà all’autrice di “Harry Potter”.

 

La sua bio sui social diceva già tutto: “Il gender non conformista è meraviglioso; negare il sesso biologico no”. Poi il rifiuto di usare pronomi neutri gender fluid. E il licenziamento di White dalla Tobias Literary Agency è stato confermato dall’agenzia: “Non c’è spazio per sentimenti anti trans. Così ci siamo separati da Sasha”. Poi è toccato all’autrice di libri per bambini, anche lei licenziata dopo avere espresso sostegno per Rowling. Si tratta di Gillian Philip, cui è stato dato il benservito dalla Working Partners, che progetta serie letterarie per case editrici, per aver aggiunto l’hashtag #IStandWithJKRowling al proprio account Twitter. Fu quando Maya Forstater, una femminista britannica, perse il lavoro al Center for Global Development, un think tank londinese, per una serie di tweet e per un saggio in cui affermava che è la biologia a determinare il genere, che Rowling decise di prendere posizione.

 


“Dobbiamo essere in grado di parlare dei due sessi”, ci spiega Maya Forstater, licenziata per averlo detto. Il suo caso spinse J. K. Rowling a intervenire sul gender


 

Lanciando l’hashtag #IStandWithMaya, Rowling scrisse: “Vestitevi come volete. Chiamatevi come volete. Andate a letto con ogni adulto consenziente che volete. Vivete la vostra vita al massimo, in pace e sicurezza. Ma far perdere il lavoro a una donna per aver dichiarato che il sesso è una cosa reale?”. “Dobbiamo essere in grado di parlare dei due sessi, questo è importante per i diritti delle donne e in particolare per la tutela dei bambini, ma è anche importante per la qualità delle nostre istituzioni, i media, i tribunali, le università, la politica, ovunque abbia potere sulle persone”, racconta ora Maya Forstater al Foglio. “Ovviamente le persone devono essere educate e accomodanti con coloro che si identificano come trans, ma questo non significa che il sesso debba essere ridefinito o cancellato.

 

Se le persone sono costrette a mentire o fingere, ciò danneggia fondamentalmente le istituzioni e le nostre relazioni. Ogni donna che ha difeso la verità sul sesso, una verità che non era controversa fino a pochi anni fa, è stata punita e molte sono incapaci di farlo perché spaventate. Rowling ha portato questo allo scoperto”. “Il problema è che anche una donna in una posizione di potere come Rowling può essere attaccata senza sosta e minacciata di violenza nei termini misogini più crudi” dice al Foglio Sasha White, licenziata dall’agenzia letteraria. “Minacce di morte e stupro, minacce di mutilazione. Ci sono video di persone che bruciano i suoi libri. Il messaggio che questo invia a tutte le altre donne che non sono nella sua posizione di potere è ciò che è davvero spaventoso. È il potere della censura e della cancel culture di diventare un ‘autocontrollo’ in cui le persone hanno paura di parlare.

 

È diventato in qualche modo un enorme problema sociale qui negli Stati Uniti. L’ironia per me è che i conservatori ne hanno sentito parlare in tutti i suoi dettagli cruenti da un po’ di tempo. Per le persone di sinistra come me è per molti versi una triste sorpresa vedere come le questioni più grandi che dovrebbero riguardarci, questioni economiche e politiche, si perdano nell’enorme distrazione della politica dell’identità. Tutto è diventato una questione di politica dell’identità. Questo è difficile da capire per le persone che guardano dall’esterno. Essendo stata un obiettivo della cancel culture e dell’autoritarismo ideologico, capisco fin troppo bene quanto sia reale”. White ha pagato un prezzo molto alto.

 


“Il mio capo mi ha licenziata perché aveva paura che questa mafia avrebbe danneggiato la sua attività calunniandolo se non avesse troncato i legami”, ci racconta Sasha White, costretta a lasciare il lavoro di editor in una casa editrice di New York dopo i tweet a favore di Rowling


 

“Avevo un account Twitter personale ma pubblico e non anonimo, dove ho espresso le mie opinioni su varie questioni, inclusa l’ideologia dell’identità di genere. Un account anonimo mi ha ‘segnalato’ al mio datore di lavoro chiamandomi ‘terf’ da un account segreto. Ho ricevuto un torrente di minacce e insulti ma anche, con mia sorpresa, uno tsunami ancora maggiore di sostegno da parte di persone che sostenevano le mie opinioni, o in molti casi semplicemente sostenevano il mio diritto di esprimere la mia opinione e di non perdere di conseguenza i miei mezzi di sussistenza. Molti di questi sostenitori stavano cercando modi concreti per sostenermi o ‘coprirmi le spalle’ durante questa prova. Il diritto alla libertà di parola e al pensiero critico è una questione essenziale per me.

 

Quindi, dopo molte riflessioni e discussioni, il mio piccolo team di Plebity.org ha deciso di lanciare un ‘Fondo per la libertà di parola’ come un modo per offrire supporto materiale alle persone che perdono il lavoro a causa dell’esercizio del diritto alla libertà di parola. Non ci interessa se siamo d’accordo o meno con le loro idee specifiche, il nostro obiettivo è incoraggiare le persone a unirsi per proteggere il diritto di tutti di esprimere liberamente la propria opinione”. Secondo White, l’ideologia trans è una nuova religione. “Vedo elementi dogmatici nell’attuale attivismo sul gender e, più in generale, sulla giustizia sociale. C’è un’atmosfera in cui le persone ripetono i mantra perché sentono di doverlo fare per non essere punite socialmente. Uno di questi mantra è ‘le donne trans sono donne’. Rispetto l’umanità e la dignità delle donne trans, ma sono maschi, il che significa che non sono donne.

 

C’è del negazionismo scientifico che mi ricorda alcuni movimenti religiosi. Il mio capo mi ha licenziato perché aveva paura che questa mafia avrebbe danneggiato la sua attività calunniandolo online se non avesse troncato i legami. Quando mi ha licenziato lo ha annunciato pubblicamente e ha anche promesso di fare una donazione per gli interventi chirurgici trans. Sperava che questo lo avrebbe protetto da ulteriori critiche e attacchi”. Alla professoressa Kathleen Lowrey è andata di poco meglio. Le era stato comunicato che le sue opinioni stavano in qualche modo rendendo l’ambiente di apprendimento “insicuro”. Così se ne “chiedevano” le dimissioni. Alcuni studenti sono andati all’ufficio per “l’insegnamento sicuro e i diritti umani” dell’Università dell’Alberta, in Canada, a lamentarsi di Lowrey. L’accusa verso questa ricercatrice è di aver espresso “idee femministe di genere”. La Lowery aveva spiegato nel suo corso di Antropologia delle donne che il sesso è un dato fondamentale, aggiungendo tuttavia che gli studenti erano liberi di non esser d’accordo.

 

Cambiamo paese e andiamo in Scozia. La polizia ha appena avvertito una delle principali poetesse di Edimburgo che c’erano serie minacce alla sua sicurezza. A Jenny Lindsay è stato consigliato di non partecipare a eventi se non accompagnata, dopo essere stata presa di mira sui social, accusata di “transfobia”. In un nuovo saggio sulla rivista di poesia Dark Horse, Lindsay ha raccontato come è stata denigrata e attaccata. Intitolato “Anatomy of a Hounding”, il saggio svela come i colleghi poeti non vogliano più condividere un palco con lei. “Ostracismo sociale e autoritarismo culturale”, così lo definisce. “Ho cominciato a sentire che stavo vivendo una sorveglianza e una denigrazione quasi kafkiana, senza sapere quali fossero le esatte accuse, senza quindi i mezzi per contestarle. Il mio reddito – come sempre precario – è diminuito notevolmente rispetto agli anni precedenti.

 


“Hanno attaccato il mio editore, le persone che lavoravano con me hanno interrotto i contatti, gli amici hanno detto di non voler apparire con me, ho perso lavori retribuiti e ho subìto minacce al lancio del mio libro”, ci dice la poetessa scozzese Jenny Lindsay, trollata come “transfobica” sui social


 

In occasione della Giornata internazionale della donna a marzo, Lindsay è stata citata al Parlamento scozzese da Joan McAlpine come esempio di una poetessa femminista sottoposta a “folle online che cercavano di impedirle di trovare lavoro”. “Lo scandalo fondamentale del caso Rowling è che è stata completamente travisata” racconta al Foglio Jenny Lindsay. “Le bugie sono diventate verità attraverso i social media e da parte di persone che non riescono a capire il suo pensiero, che è importante, né il suo intento, che è positivo. Accanto al trolling violentemente aggressivo, pornografico e misogino, il suo trattamento ha completamente scioccato le donne che erano già sconvolte dall’ideologia regressiva di questo movimento. È difficile pensare a qualcuno così travisato sui social e sui media tradizionali. Ciò che è anche scandaloso è che la stragrande maggioranza del pubblico è effettivamente d’accordo con lei, ma questo viene sempre ignorato”.

 

Lindsay dice che questo movimento è soffocante. “La presa ideologica attraverso le arti, il mondo accademico, l’istruzione, il mondo aziendale, è netta. Sì, c’è molto in gioco qui. Stiamo assistendo a un indebolimento della sicurezza dei diritti delle donne, anche prima di qualsiasi modifica legislativa alle cosiddette politiche di ‘identificazione personale’. Quindi, anche senza alcun cambiamento nella legge, le donne vedono la propria esistenza fisica respinta come non importante e la legislazione di cui abbiamo bisogno per proteggere i nostri diritti respinta come irrilevante. La posta in gioco non sono solo i diritti, ma un completo rovesciamento dell’analisi femminista. L’‘identità di genere’ inverte i principi femministi. Più di tutto questo, tuttavia, è la pura violenza dell’attivismo. Donne pedinate, molestate, picchiate, diffamate, le loro opere bandite, tentativi di ‘cancellazione’: è un comportamento maccartista, ma in un modo molto moderno, con il sorriso e la pretesa di essere un movimento per i diritti”.

 

Lindsay ha visto il suo mondo crollarle addosso. “Mi sono opposta alla pubblicazione di un articolo in una pubblicazione artistica che chiedeva il pestaggio delle attiviste lesbiche al London Pride” continua. “L’autore di questo pezzo ha tentato di attaccare violentemente la femminista Julie Bindel in un incontro all’Università di Edimburgo pochi giorni dopo la pubblicazione. Invece di riconoscere quanto fossero validi i miei argomenti sulla violenza, sono stata attaccata per averlo fatto notare a accusata di sentimenti ‘anti trans’. Hanno attaccato il mio editore, le persone che lavoravano con me hanno interrotto i contatti, gli amici hanno detto di non voler lavorare con me, ho perso un lavoro retribuito, hanno scritto una lettera aperta su di me indirizzata alla Biblioteca di poesia scozzese, ci sono state persone che minacciano il lancio del mio libro…

 

È stata l’esperienza più incredibilmente spaventosa. Ho lasciato Edimburgo, dopo che vi avevo vissuto la maggior parte della vita. Come scrittrice, è quasi impossibile quantificare esattamente come questo abbia influenzato le mie opportunità, ma basti dire che il mio reddito ha subito un enorme crollo quando è iniziato questo trattamento e sono abbastanza sicura che sarà così per un po’ di tempo. In modo devastante, la Scottish Pen, un’organizzazione per la libertà di espressione, non è riuscita a offrirmi alcun supporto ed è stata anche attivamente coinvolta nel sostenere la mia persecuzione attraverso il suo project manager che ha firmato la lettera aperta”. E quando la stampa inglese ne ha parlato, è stato anche peggio. “Ho perso ancora più lavoro, non per le mie opinioni, ma perché alcuni clienti non desiderano associarsi a questo problema e non importa quanto siano ragionevole le opinioni né la qualità del mio lavoro.

 

 

Questo è ridicolo. Tuttavia, tre miei sostenitori hanno organizzato un crowdfunding e hanno raccolto 9.308 sterline in tre settimane, dimostrando che c’è un numero crescente di persone assolutamente inorridite. L’edizione di Dark Horse che ha ospitato il mio saggio è stata la più venduta nei suoi venticinque anni di storia. Le istituzioni artistiche, accademiche ed educative stanno agendo completamente contro l’opinione pubblica su questo argomento: il pubblico vuole discutere. Dopo aver seguito da vicino questo fenomeno da almeno cinque anni, vedo che peggiora anziché migliorare. Si tratta di uno sforzo multiforme, altamente supportato e concertato da parte di organizzazioni di base e professionali, per cambiare il linguaggio basato sul sesso in un linguaggio basato sul gender e sta accadendo in tutto l’occidente. La Scozia è piccola e ci sono molte opportunità per far luce su questo e, si spera, per opporvisi, ma quella dimensione significa che le persone possono anche essere ‘cancellate’ molto facilmente”.

 

Chiunque sostenga le idee di Rowling sta diventando persona non grata nelle università e nei circoli culturali anglosassoni. Il sindacato degli studenti dell’Università di Bristol ha sostenuto la proposta di vietare qualsiasi oratore che metta in dubbio il transgender. Donna, nera, ebrea, lesbica e femminista, l’accademica Linda Bellos avrebbe dovuto parlare all’Università di Cambridge, ma un’associazione femminista ha revocato l’invito perché Bellos avrebbe messo in discussione la “trans politica”. “Come possono questi sostenitori del trans giustificare il fatto di mettere a tacere un punto di vista secondo cui i ragazzi crescono per essere uomini e le ragazze per essere donne?”, spiega Bellos al Foglio. “Immagini una persona bianca che affermi di essere nera, la ragione per cui mi oppongo alle possibili transizioni è che manca di rispetto alla reale discriminazione e oppressione che le donne e le persone di colore subiscono. Non sono favorevole alle loro opinioni, ma non desidero metterle a tacere negando loro il diritto di parola”.

 

Una professoressa ha trovato la porta del suo ufficio all’Università di Reading coperta di urina dopo aver discusso le modifiche alla legge sul gender. Rosa Freedman, che è anche ebrea, è stata chiamata “nazista” e hanno scritto che “dovrebbe essere violentata”. Katherine Newey all’Università di Exeter è stata presa di mira da studenti dopo aver twittato sui diritti delle donne. Gli studenti di Medicina del King’s College di Londra avevano chiesto a Heather Brunskell-Evans, ricercatrice e portavoce del Women’s Equality Party, di tenere una conferenza sulla “sessualizzazione delle donne”. Ma pochi giorni dopo aver parlato alla radio, la facoltà ha fatto sapere a Brunskell-Evans che l’evento era stato cancellato a causa delle “preoccupazioni” che le sue opinioni sul transgender avrebbero violato lo “spazio sicuro” dell’università. L’accademica aveva sostenuto che gli adulti transgender si possono definire “in qualsiasi modo vogliano”, ma i bambini no: “Se un bambino decide che è un astronauta, ci si può giocare sopra, ma chiaramente il bambino non è un astronauta”.

 

Il più grande scandalo della vicenda Rowling “è stata la demonizzazione da parte di figure influenti perché non si inchina totalmente e inequivocabilmente ai principi della trans-ideologia secondo cui gli uomini possono essere donne reali e che i loro diritti di identificarsi come tali per ogni scopo, incluso l’accesso agli spazi designati per le donne dovrebbe sostituire il diritto delle donne alla sicurezza”, spiega al Foglio Brunskell-Evans. “Questi codardi hanno trovato forza nel numero e, senza alcuna preoccupazione morale per la violenza contro le donne sollevate dalla Rowling, hanno tentato di costringerla a scusarsi per il suo ‘pensiero sbagliato’”. È più che uno scandalo, “è terrificante dato il passato relativamente recente dell’Europa. Quando il divieto dei libri, alcune voci messe a tacere, l’aggressione verso un gruppo specifico (in questo caso le donne) diventano così accettabili come comportamenti, anzi diventano la linea d’azione moralmente giusta, allora questo autoritarismo significa che la democrazia liberale è essa stessa nei guai”.

 

Brunskell-Evans torna anche sui propri di guai. “Sono stata segnalata al vicerettore per i miei scritti perché facevano sentire insicure le persone trans, sono stata espulsa come portavoce dal Women’s Equality Party perché non credo che i bambini possano nascere nel corpo sbagliato, ho avuto bisogno di protezione quando dovevo parlare all’università, sono stata minacciata con la forza in una tromba delle scale da uomini in passamontagna che si sono dichiarati donne i cui genitali maschili non sono tagliati, ho visto i miei libri banditi da una libreria del centro di Londra, sono stata segnalata alla polizia del West Yorkshire, il Tavistock NHS Hospital Trust ha intrapreso azioni legali per cercare di impedire la pubblicazione di un mio libro che esprime preoccupazione per la transizione medica dei bambini”.

 


“C’è stata una campagna per farmi licenziare, i miei seminari sono stati contestati, ci sono state petizioni contro il mio lavoro, la porta del mio ufficio è stata vandalizzata e un invito è stato ritirato”, ci racconta la filosofa inglese Kathleen Stock


 

Quando Kathleen Stock, filosofa all’Università del Sussex, ha premuto il tasto “invia” su un blog sapeva che si stava autocondannando al linciaggio. Stava criticando la teoria per cui, per cambiare sesso, basta “autoidentificarsi”. Reazioni? Cartelli contro di lei, condanne del sindacato, appelli a licenziarla, aggressioni online. Una campagna per impedirle di parlare al Royal Institute of Philosophy ha generato migliaia di consensi. È nel Sussex tradizionalmente di sinistra che la professoressa Stock ha incontrato alcuni dei suoi più grandi critici: gli studenti hanno presentato diverse denunce formali, mentre alcuni colleghi le hanno fatto capire che non era la benvenuta. “C’è stata una campagna per farmi licenziare, i miei seminari sono stati contestati, ci sono state petizioni contro il mio lavoro, la porta del mio ufficio è stata vandalizzata e un invito è stato ritirato”, racconta Stock al Foglio.

 

“La Rowling viene denigrata per aver detto, ad alta voce, cose su cui la maggior parte delle persone concorda: che la biologia – che si nasca maschio o femmina – influisce su determinati fatti sociali, incluso se sei più suscettibile alla violenza sessuale; che ci sono differenze importanti tra donne e transessuali di cui dobbiamo poter parlare liberamente; e che ci sono gravi pericoli intorno alla transizione medica dei bambini. Eppure viene ritratta come una specie di mostro. Ancora peggio, gli uomini che dicono le stesse cose non subiscono gli stessi attacchi. Questo rivela la natura misogina dell’abuso che subisce”. La posta in gioco va oltre la Rowling. “Nel Regno Unito c’è un tabù nel nominare la biologia. Gli spogliatoi, le docce, i dormitori degli ostelli e le prigioni usano l’‘autoidentificazione’, ovvero se ci si ‘identifica’ come un uomo o una donna. Quindi non un intervento chirurgico, ma solo un sentimento. Non c’è controllo.

 

Se le donne non possono parlare del motivo per cui questo è importante per loro, ma devono fingere che un maschio che ‘si identifica’ come donna diventi donna, allora sono esposte al rischio nei luoghi in cui si spogliano e dormono. Inoltre, ci sono molti rischi legati alla soppressione della libertà di parola quando si tratta di bambini, che crescono pensando che sia letteralmente possibile cambiare sesso e che i loro sentimenti siano più importanti dei fatti. Di conseguenza, alcuni bambini sono sottoposti a procedure mediche che ne alterano la vita. La maggior parte di loro sono bambine. Eppure, se non possiamo parlarne, non possiamo scoprire perché così tante ragazze vogliono identificarsi al di fuori del sesso di nascita. Vogliono impedirmi di parlare di sesso biologico e perché è importante, perché pensano (a torto) che parlare di sesso biologico sia un insulto per le persone trans.

 

A molti trans non importa. Temo che sia diventato un tabù a causa dell’intensa attività di lobbying e di campagne dei gruppi di attivisti, le organizzazioni governative e la maggior parte delle istituzioni che hanno cambiato le loro politiche per dare priorità all’identità di genere rispetto al sesso”. Alla fine Kathleen Lowrey ha perso l’incarico di presidente dei programmi di studio all’università. Dice di essere stata sottoposta a pressioni per dimettersi da quel ruolo e quando si è rifiutata di farlo, è stata sollevata dall’incarico. Lowrey ha salvato il posto per un soffio. “Il più grande scandalo del caso Rowling è stato l’abuso misogino a cui è stata sottoposta per aver parlato”, racconta Lowrey al Foglio.

 


“Quando il divieto dei libri, alcune voci messe a tacere e l’aggressione verso un gruppo specifico diventano la linea d’azione moralmente giusta, allora questo autoritarismo significa che la democrazia liberale è nei guai”, ci spiega Heather Brunskwell-Evans, cui hanno tolto la parola al King’s College di Londra


 

“La questione della libertà di parola è interessante. Mi concentrerò sulle conseguenze per i diritti delle donne. Gli attivisti trans insistono affinché tutti smettano di descrivere l’oppressione basata sul sesso con accuratezza e precisione. Se il tuo stupratore dice di essere una donna, devi ammettere in tribunale che ‘lei’ ti ha violentata con il ‘suo’ pene; non solo, in paesi come il Canada, questo crimine sarà registrato come commesso da una donna. Basti pensare alle conseguenze per le statistiche criminali e, se condannato, questo stupratore sarà ospitato in una prigione femminile. Sta accadendo in Canada. Non si tratta di ferire i sentimenti. Si tratta di essere in grado di descrivere e documentare la realtà. Perché c’è un movimento politico contrario a questo? Le conseguenze sono semplicemente enormi”.

 

Lowrey si ritiene fortunata. “La vera, e spaventosa, lezione del mio caso non è per altri accademici come me, ma per ogni singola donna che non ha un lavoro con protezioni speciali. Non si può avere una democrazia in tali condizioni. Ancora una volta, perché c’è un movimento politico deciso a creare tali condizioni? Sono stata usata come esempio per spaventare gli altri. Conosco molte di queste donne e sono spaventate. Siamo arrabbiate e ci stiamo organizzando”. Nelle università, questa ideologia è ormai dogma. “È assolutamente egemonica” conclude Lorwey. “Non direi ‘soffocante’, perché ciò suggerisce che non è possibile resistere. La resistenza è possibile, ma il problema è una combinazione di mancanza di coraggio e di informazioni. Quando ho tenuto un corso che includeva critiche femministe del gender era la prima volta che gli studenti sentivano questa prospettiva”.

 

È quasi impossibile tenere un elenco delle accademiche boicottate in Inghilterra. Jo Phoenix, professoressa di criminologia alla Open University, avrebbe dovuto tenere una conferenza all’Università dell’Essex sui diritti transessuali nelle carceri, quando Twitter è entrato in azione, con dipendenti e studenti della facoltà che hanno twittato accuse secondo cui una “transfobica” sarebbe arrivata nel campus. Alle dieci di mattina Phoenix è stata avvertita dal personale universitario che alcuni studenti stavano minacciando di interrompere la sua lezione. A mezzogiorno, l’università aveva già deciso di toglierle il microfono. “La cosa che mi preoccupa più del caso Rowling è il tentativo di denunciarla da parte di ex fan e di coloro che si guadagnavano da vivere con lei (i giovani attori della serie di Harry Potter!)” ci spiega la professoressa Phoenix.

 

“È un tentativo di imporre il silenzio assoluto alle opinioni politiche eterodosse. Non sto scrivendo questo da una posizione libertaria. Non lo sono. Tuttavia, credo nel dibattito, credo nel dibattito politico”. Questo riguarda anche l’università. “La questione evidenziata dallo scandalo che ha travolto Rowling è importante per le università perché la questione del sesso biologico rispetto alle identità di genere e la relazione che questo dovrebbe avere quando si bilanciano i diritti è un dibattito teorico, empirico e legale di enorme importanza. Tuttavia, se un lato del dibattito viene dichiarato ipso facto non ortodosso e indicibile, il dibattito non può avere luogo. Potremmo non essere tutti d’accordo sul fatto che il nostro senso di identità provenga dalla biologia. Ma negare la possibilità di avere queste discussioni è molto pericoloso.

 

Nel mio caso, la mia conferenza è stata annullata perché alcune persone hanno affermato che la mia presenza nel campus equivaleva a mettere in atto la violenza contro i trans. Sono una moderata. Sostengo i diritti trans. E se pensare attraverso la complessità è ora inteso come incitamento all’odio o una forma di violenza, allora questo è un enorme problema per gli accademici e la libertà accademica”. Quando il vicedirettore di una rivista universitaria è stato licenziato per “transfobia”, dopo aver twittato che “le donne non hanno il pene”, molti hanno pensato che fosse il solito commento sessista. Angelos Sofocleous è stato licenziato da Critique, la rivista di filosofia dell’Università di Durham e come direttore da The Bubble, la rivista online dell’università. Una email del presidente della Philosophy Society lo informava che era stato rimosso dalla sua posizione perché i suoi commenti “sminuivano le esperienze trans”.

 


“Sono stata oggetto di proteste, di tentativi di togliermi la parola, di lettere aperte e petizioni, di reclami al mio datore di lavoro e ai colleghi, di tentativi di interrompere il mio insegnamento, di abusi online, tutto per aver sostenuto che ci sono due sessi”, ci racconta l’australiana Holly Lawford-Smith


 

Poi però ci si è accorti che la mordacchia ideologica colpiva anche tante donne, tante femministe. Sarah Honeychurch dell’Universià di Glasgow è stata licenziata come redattrice della rivista accademica Hybrid Pedagogy, dopo aver firmato una lettera di femministe che metteva in dubbio il rapporto delle università con l’ente Lgbt Stonewall. Ha ricevuto una mail formale da Chris Friend, caporedattore della rivista, che le chiedeva di dimettersi. Michele Moore, professoressa all’Essex University, si è trovata oggetto di una petizione che ne chiedeva le dimissioni dalla rivista Disability and Society, per aver detto che i bambini con problemi psicosociali sono vulnerabili alla “transizione”. Il giornale di filosofia femminista Hypatia ha ospitato un articolo di una docente, Rebecca Tuvel, che si chiedeva se, “accettando la decisione di cambiare sesso presa da singoli transessuali dovremmo anche accettare le decisioni prese dai singoli di cambiare razza”.

 

Il paradosso filosofico non è stato accolto con favore. Una petizione contro la Tuvel vedeva anche la firma di una redattrice di Hypatia. Il periodico è stato accusato di permettere che “studiosi cis bianchi” si abbandonino alla “transfobia”. Hypatia si è scusata per l’articolo, la direttrice ha dato le dimissioni e le redattrici sostituite. Stati Uniti, Canada, Inghilterra e Austrialia… Una conferenza di Holly Lawford-Smith, filosofa dell’Università di Melbourne, è stata oggetto di proteste e richieste di cancellazione. “Il più grande scandalo in quello che sta accadendo è che gli attivisti per l’ideologia dell’identità di genere sono riusciti a garantire la diffusione pubblica al punto che è possibile che la loro posizione autoritaria, misogina e antiscientifica appaia come ‘progressista’”, dice Lawford-Smith al Foglio.

 

“Rowling ha sollevato punti perfettamente evidenti sull’esistenza e l’importanza del sesso e sulla necessità di continuare a proteggere i diritti delle donne. Ma è un’eresia per una persona che sostiene, come articolo di fede e non di ragione, che il sesso è uno spettro, che è donna chiunque si identifichi come donna e che chi mette in dubbio l’identità trans sta letteralmente causando il suicidio dei trans. Le uniche brave donne sono quelle compiacenti e Rowling non ci conforma”. Anche Lawford-Smith ha pagato. “Sono stata oggetto di proteste, di tentativi di togliermi la parola, di lettere aperte e petizioni, di reclami al mio datore di lavoro e ai colleghi, di tentativi di interrompere il mio insegnamento, di abusi online, tutto per aver sostenuto che ci sono due sessi, che è impossibile cambiare sesso, che anche se fosse possibile farlo e dichiararsi semplicemente ‘donna’ questo non sarebbe insufficiente, che il femminismo riguarda le donne e che è lecito escludere i maschi, tutte cose abbastanza scontate”.

 

Come la famosa mela di Tommaso d’Aquino. Si racconta che, all’inizio delle lezioni, il grande teologo medievale fosse solito portare in aula una mela, mostrandola agli studenti: “Chi pensa e dice che questa non è una mela, esca pure, perché io non potrei insegnargli proprio niente”. Se dicesse “il sesso è reale, chi pensa il contrario esca”, oggi sarebbe San Tommaso a dover abbandonare l’aula. Nella superstizione fanatica dell’homo liquidus, chi dice la verità, anche la più elementare, è trattato come uno che rompe gli specchi.

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