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La fine della santificazione dell’individualismo solitario

Giuliano Ferrara

La clandestinità di nozze, riti e cene eucaristiche fotografa una sorpresa pandemica

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Il matrimonio ebraico del figlio del Rav a Williamsburg (Brooklyn), settemila riuniti in sinagoga per una celebrazione rituale clandestina a faccia nuda e senza precauzioni sanitarie mentre scuole cinema e teatri nella capitale del movimento e dell’evento sono chiusi, addormentati; le messe clandestine come estremo fenomeno di religiosità cattolica praticante nell’ambito della resistenza tradizionalista alle linee guida del Vaticano e delle diocesi; le feste clandestine tra cui quella enorme di Parigi in cui si materializza la presenza reale dei corpi umani al ballo convocato nel XIII arrondissement via web e via e-mail con indirizzo segreto: sono i segni spettrali e trionfanti di un comunitarismo spirituale, tra pentimento e divertimento, fede e incredulità, conversione confessionale e sacrilegio civile.

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Il matrimonio ebraico del figlio del Rav a Williamsburg (Brooklyn), settemila riuniti in sinagoga per una celebrazione rituale clandestina a faccia nuda e senza precauzioni sanitarie mentre scuole cinema e teatri nella capitale del movimento e dell’evento sono chiusi, addormentati; le messe clandestine come estremo fenomeno di religiosità cattolica praticante nell’ambito della resistenza tradizionalista alle linee guida del Vaticano e delle diocesi; le feste clandestine tra cui quella enorme di Parigi in cui si materializza la presenza reale dei corpi umani al ballo convocato nel XIII arrondissement via web e via e-mail con indirizzo segreto: sono i segni spettrali e trionfanti di un comunitarismo spirituale, tra pentimento e divertimento, fede e incredulità, conversione confessionale e sacrilegio civile.

 

L’assembramento dissimulato su consiglio del rabbino, del prete e del dj si presenta come un atto di resistenza, e si sottrae al controllo e alla sorveglianza delle autorità che continuano a lodare e incentivare l’intimità domestica, la solitudine, la distanza sociale come nuova comunione e solidarietà in tempi di emergenza sanitaria. La risorgenza del clandestino sembrerebbe inspiegabile e in controtendenza: un matrimonio si può rinviare, sono cose di senso comune, la messa da residuale e pratica ordinaria si riaccende di adorazione rinchiusa nella sua catacomba, misteriosamente, e questo è già più strano della banale disaffezione secolare ai riti, la festa di quartiere che attira da tutta la città in un covo illegale nel lockdown o confinement ha il sapore di una pagana e primitiva danza della pioggia, con il contorno usuale della trasgressione giovanile che si fugge tuttavia. La comunità forte, come l’homo ludens, non può aspettare il vaccino, la pandemia ha già comprato tutto il tempo disponibile, ha esaurito le gioie del famoso individualismo solitario davanti a uno schermo, ora in certo senso si vendica l’animale sociale, e si vendica per curiosi percorsi consigliati da un’autorità superiore trascendente e monoteista, per la santificazione del quotidiano o delle feste, o dionisiaca. I meglio antropologi e sociologi del contemporaneo teorizzano da anni che la società aperta e globalizzata realizza fino all’estremo il sogno della fine delle istituzioni totali, matrimonio, rito, cena eucaristica, assemblea, e tutto diventa secolo, atomismo individuale, cifra di mercato, anonimato virtuale, consumo visivo e digitale. Invece ovunque è rivalutata, contro quella da remoto, la scuola in presenza, la scuola collettiva, pubblica, una specie di frequente comunione dell’uomo scristianizzato nelle mani dello stato e dei suoi demiurghi, e pare pullulino anche fenomeni clandestini di istruzione ribelle, tra tamponati, una imitazione privata dell’andare a scuola per chi si può permettere un home schooling con i criteri dell’istruzione pubblica privatizzati. Si predica come problema europeo, oltre il sospetto del consumismo, la “salvezza del Natale” o del Capodanno, che è una formula ridicola ma dice molto dell’antico regime e dei suoi punti di resistenza, verso il pranzo parentale affollato e clandestino, verso il botto già semiclandestino e la movida di San Silvestro: insomma, la voglia di vivere (e dunque di vivere insieme) che è l’essenza del contagio secondo gli esperti. Se la voglia di vivere, celebrandosi alle nozze, pentendosi di fronte al Santissimo, addirittura salvando il ritiro famigliare pullulante e comunitario, non fosse in parte autocontraddittoria, sotto questa società aperta mai così chiusa comunitarista e settaria sarebbe da metterci la firma. Clandestinamente, ovvio.

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