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Accorgersene prima?

Il Nyt e la pedofilia negli scout

Ottantaduemila denunce in America e anni di silenzio. La radice del problema

Maurizio Crippa

L'organizzazione dei Boy Scouts of America travolta dalle cause e in bancarotta. Ma il fatto non scatena particolari campagne scandalistiche, e lo stesso trattamento avevano avuto le organizzazioni sportive e persino il Dalai Lama. A differenza di quanto avvenuto per anni, in una campagna ideologica contro la chiesa cattolica

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Archiviato o quasi l’affaire Trump, passato un decennio dagli anni ruggenti in cui il New York Times metteva sul più alto banco degli imputati Papa Ratzinger accusandolo di essere il massimo insabbiatore di casi di pedofilia nella chiesa, e ora che il rapporto McCarrick ha sgonfiato fino a un certo grado di ragionevolezza storica quel fluviale romanzo criminale, anche il New York Times ha trovato il tempo di accorgersi che il grave scandalo della pedofilia non riguardava solo la chiesa cattolica. E di raccontare che negli Stati Uniti sono più di 82 mila le persone (tra gli 8 e i 93 anni) che hanno presentato  nell’ultimo decennio denunce contro i Boy Scouts of America, una delle più grandi organizzazioni educative del mondo, con oltre due milioni di  bambini e adolescenti iscritti, per accuse di abusi sessuali. Un numero di cause che, secondo gli stessi avvocati patrocinatori, supera abbondantemente il totale di quelle mosse nel paese contro la chiesa cattolica. Ora si arriva ai conti, perché il tribunale fallimentare del Delaware aveva fissato a ieri il termine ultimo per presentare le istanze di risarcimento. L’associazione degli scout americani, davanti all’enormità delle cause, aveva già presentato a febbraio la domanda di concordato preventivo per gestire la bancarotta attraverso il “Chapter 11” in vista della  costituzione di un fondo di risarcimento e in modo da poter a proseguire nelle proprie attività. Oltre al tremendo danno di immagine, c’è il tracollo di un vero impero economico e c’è chi si domanda se le ricchezze dei Boy Scouts of America basteranno. Si tratta di fondi e beni per un miliardo di dollari, più centinaia di proprietà in tutti gli stati. Uno degli attorney che da anni seguono le cause contro l’organizzazione, Paul Mones, ha dichiarato che, pur sapendo che erano moltissime, non avrebbe “mai immaginato un numero così ampio”.

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Archiviato o quasi l’affaire Trump, passato un decennio dagli anni ruggenti in cui il New York Times metteva sul più alto banco degli imputati Papa Ratzinger accusandolo di essere il massimo insabbiatore di casi di pedofilia nella chiesa, e ora che il rapporto McCarrick ha sgonfiato fino a un certo grado di ragionevolezza storica quel fluviale romanzo criminale, anche il New York Times ha trovato il tempo di accorgersi che il grave scandalo della pedofilia non riguardava solo la chiesa cattolica. E di raccontare che negli Stati Uniti sono più di 82 mila le persone (tra gli 8 e i 93 anni) che hanno presentato  nell’ultimo decennio denunce contro i Boy Scouts of America, una delle più grandi organizzazioni educative del mondo, con oltre due milioni di  bambini e adolescenti iscritti, per accuse di abusi sessuali. Un numero di cause che, secondo gli stessi avvocati patrocinatori, supera abbondantemente il totale di quelle mosse nel paese contro la chiesa cattolica. Ora si arriva ai conti, perché il tribunale fallimentare del Delaware aveva fissato a ieri il termine ultimo per presentare le istanze di risarcimento. L’associazione degli scout americani, davanti all’enormità delle cause, aveva già presentato a febbraio la domanda di concordato preventivo per gestire la bancarotta attraverso il “Chapter 11” in vista della  costituzione di un fondo di risarcimento e in modo da poter a proseguire nelle proprie attività. Oltre al tremendo danno di immagine, c’è il tracollo di un vero impero economico e c’è chi si domanda se le ricchezze dei Boy Scouts of America basteranno. Si tratta di fondi e beni per un miliardo di dollari, più centinaia di proprietà in tutti gli stati. Uno degli attorney che da anni seguono le cause contro l’organizzazione, Paul Mones, ha dichiarato che, pur sapendo che erano moltissime, non avrebbe “mai immaginato un numero così ampio”.

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La grande associazione dello scoutismo americano è stata fondata nel 1910, ha una storia gloriosa e ha contribuito in modo determinante alla formazione di milioni di americani, attraverso una visione umanistica in cui la componente religiosa cristiana – ma si potrebbe meglio dire la “religione americana” – è sempre stata ed è tuttora forte. Non è però un’organizzazione cattolica, ne fanno parte la chiesa riformata d’America, le chiede metodiste, luterane, i mormoni, vi aderiscono religioni non cristiane nonché associazioni laiche e sociali di qualsiasi tendenza. E la sorveglianza sui comportamenti sessuali dei giovani (nonché, in teoria, degli educatori) è sempre stata ai primi posti del progetto educativo.

 

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Si può ovviamente supporre, anche in base all’esperienza di altre azioni di massa su questo genere di abusi, che i casi reali siano stati molti meno, ma non è una giustificazione e nemmeno il punto più interessante. Che è invece questo: se esiste, o è esistito per lungo tempo nei decenni passati, questo tipo di abusi e violenze andrebbe inquadrato come un problema più generale della società americana, e non solo di quella. Eppure al di fuori degli “spotlight” sulla pedofilia dei religiosi cattolici, vera  o anche presunta – il caso del cardinale Pell, una campagna condotta con gran strepito dai media anglosassoni e finita con una sentenza di innocenza dopo una carcerazione ingiusta – il tema è rimasto a lungo nell’ombra. Non avevano scatenato un “caso sport” la condanna  dell’ex medico della Nazionale di ginnastica degli Stati Uniti, Larry Nassar, condannato a 60 anni di carcere per abusi e pedopornografia, o altre centinaia di casi denunciati. E alla grande stampa liberal non è nemmeno passato per la mente di chiedere processi contro il Dalai Lama che due anni fa, in una conferenza pubblica a Dharamsala, ammise di essere a conoscenza da 25 anni di abusi sessuali da parte dei suoi monaci sui giovani che avrebbero dovuto istruire. Le notizie  riprese ora dal New York Times sugli scout, peraltro senza particolare clamore scandalistico, appaiono una volta di più come una prova evidente che la campagna mediatica mondiale contro la chiesa cattolica, di cui il New York Times è stato alfiere, non fosse tanto rivolta alla salvaguardia dei minori (ci si sarebbe occupati anche di altre organizzazioni). Il bersaglio (colpito, se non proprio affondato) erano il celibato ecclesiastico e l’eterosessualità. Due baluardi, oltre la monogamia, dell’antropologia cattolica. Ma adesso che la gran bibbia liberal degli Stati Uniti non è più pressata da altre urgenze, crediamo sinceramente che troverà il tempo di approfondire.

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