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Scrittrice per bambini difende J. K. Rowling. La cacciano dalla casa editrice

Giulio Meotti

La purga perbenista di Gillian Philip, tra gli autori di “Erin Hunter”

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Roma. Un’autrice di bestseller per bambini è stata licenziata dopo avere espresso sostegno per la collega scrittrice J. K. Rowling. Alla romanziera Gillian Philip è stato dato il benservito in quanto autrice di titoli per un’importante casa editrice dopo che ha aggiunto l’hashtag #IStandWithJKRowling al proprio account Twitter. La sua decisione ha scatenato un fiume di attacchi online e di email al suo datore di lavoro, Working Partners, che progetta serie per case editrici. Philip, 56 anni, aveva espresso sostegno per la creatrice di “Harry Potter”, finita nella bufera per avere scritto che il sesso è reale, che i trans non sono vere donne e che l’autoproclamata identità di genere non può cancellare quella femminile. La Rowling è stata sottoposta a trolling massiccio, è stata accusata di essere “transfobica” e ha subìto il boicottaggio di editor, colleghi scrittori e persino degli amministratori dei siti di fan di “Harry Potter”. 

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Roma. Un’autrice di bestseller per bambini è stata licenziata dopo avere espresso sostegno per la collega scrittrice J. K. Rowling. Alla romanziera Gillian Philip è stato dato il benservito in quanto autrice di titoli per un’importante casa editrice dopo che ha aggiunto l’hashtag #IStandWithJKRowling al proprio account Twitter. La sua decisione ha scatenato un fiume di attacchi online e di email al suo datore di lavoro, Working Partners, che progetta serie per case editrici. Philip, 56 anni, aveva espresso sostegno per la creatrice di “Harry Potter”, finita nella bufera per avere scritto che il sesso è reale, che i trans non sono vere donne e che l’autoproclamata identità di genere non può cancellare quella femminile. La Rowling è stata sottoposta a trolling massiccio, è stata accusata di essere “transfobica” e ha subìto il boicottaggio di editor, colleghi scrittori e persino degli amministratori dei siti di fan di “Harry Potter”. 

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Gillian Philip – fra gli autori di “Erin Hunter”, pubblicata in Italia da Giunti – è stata licenziata per il suo sostegno alla Rowling. James Noble, caporedattore di Working Partners, ha risposto così alla raffica di lamentele: “I mondi creati da Erin Hunter sono pensati per essere inclusivi per tutti i lettori e vogliamo farvi sapere che Gillian Philip non scriverà più i romanzi di Erin Hunter”. La decisione è stata condannata da Toby Young, fondatore della Free Speech Union, che ha dichiarato: “Ogni giorno, le persone vengono distrutte e il loro nome trascinato nel fango. Chiunque contesti l’opinione di questi attivisti è immediatamente preso di mira per la cancellazione”.

 

La serie di Erin Hunter è pubblicata da HarperCollins, una delle più grandi case editrici al mondo. “Sono delusa che il duro lavoro e l’atteggiamento professionale che ho apportato a HarperCollins e Working Partners non abbiano contato nulla di fronte a una folla violenta di troll anonimi su Twitter. E’ preoccupante che le mie preoccupazioni sui diritti e gli spazi delle donne siano state presentate come ‘transofobe’ e che questa accusa sia stata sostenuta dai miei ex datori di lavoro”. Chris Snowdon, amministratore delegato di Working Partners, ha dichiarato: “Erin Hunter non è una sola persona ma una squadra diversificata di creativi e scrittori. Gillian Philip aveva associato lo pseudonimo di Erin Hunter alle sue opinioni personali. Alla luce di questa situazione, è stata presa la decisione di non lavorare più con Gillian Philip”. E’ bastato un hashtag per distruggere uno scrittore. Nulla di nuovo, purtroppo.

 

Uno degli autori della serie “Doctor Who”, Gareth Roberts, è stato estromesso dall’antologia di storie basate sul programma televisivo a causa di quello che l’editore Bbc Books (di proprietà della Penguin Random House e dell’emittente pubblica britannica) ha descritto come “linguaggio offensivo sulla comunità transgender”. Roberts, che è gay, aveva detto di non credere nell’identità di genere: “E’ impossibile per una persona cambiare sesso biologico. Non credo che si nasca nel corpo sbagliato”. Un altro scrittore omosessuale, l’irlandese John Boyne, già autore del bestseller “Il bambino col pigiama a righe”, era incorso nell’ira dei social dopo avere pubblicato un nuovo romanzo in omaggio alla comunità trans, “My brother’s name is Jessica”, ma rifiutandosi di usare la parola “cis” (persona non transgender): “Non mi considero un cis; mi considero un uomo… Rifiuto l’idea che qualcuno possa obbligare qualcun altro a usare un termine indesiderato”.

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Rowling, Philip, Roberts e Boyne. Quattro scrittori plasmati dalle battaglie per i diritti delle donne e dei gay e che ora i custodi dell’ortodossia vorrebbero vedere bruciare assieme ai loro libri. Come Peter Kien, il sinologo di Elias Canetti, che prende fuoco insieme ai suoi volumi al culmine di “Auto da fé”.

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