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Non voglio “uscire migliore” dal virus, mi basta immunizzato

Giuliano Ferrara

L’assurdo, un po’ ridicolo, assillo della catarsi pandemica e un mondo di cui invece, non ci dobbiamo scusare

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Le frasi motivazionali cosiddette sono manipolabili con ironia ma non reversibili nel tempo: “Andrà tutto bene”, che non è stata male come trovata, semplice, ingenua, non pretenziosa, non può diventare “è andato tutto bene”. Lutti, strazi, paure, disperazione, abbandoni forzati, isolamento, blocco delle attività economiche, perdite, difficoltà a tirare avanti, stupefacente rovescio di fortuna, l’impensabile, l’inaudito attuale, distanze e vicinanze imposte, l’inquietudine per il futuro: tutto questo, quale che sia la possibile ripresa dopo questo benedetto picco, tra qualche settimana o mese, dipende, resterà. Sarà un’elaborazione complicata, richiederà equilibrio, forza o energia fisica e mentale, intelligenza e sentimento. Però non capisco o trovo ansiogena e in fondo sconnessa dalla verità dell’esperienza questa idea che dobbiamo sperare di uscire migliori dalla crisi pandemica. Migliori: in che senso?

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Le frasi motivazionali cosiddette sono manipolabili con ironia ma non reversibili nel tempo: “Andrà tutto bene”, che non è stata male come trovata, semplice, ingenua, non pretenziosa, non può diventare “è andato tutto bene”. Lutti, strazi, paure, disperazione, abbandoni forzati, isolamento, blocco delle attività economiche, perdite, difficoltà a tirare avanti, stupefacente rovescio di fortuna, l’impensabile, l’inaudito attuale, distanze e vicinanze imposte, l’inquietudine per il futuro: tutto questo, quale che sia la possibile ripresa dopo questo benedetto picco, tra qualche settimana o mese, dipende, resterà. Sarà un’elaborazione complicata, richiederà equilibrio, forza o energia fisica e mentale, intelligenza e sentimento. Però non capisco o trovo ansiogena e in fondo sconnessa dalla verità dell’esperienza questa idea che dobbiamo sperare di uscire migliori dalla crisi pandemica. Migliori: in che senso?

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Vero che gli umili sono stati più decenti dei tromboni, degli attaccabrighe, dei rompicoglioni, dei saputi, hanno detto e fatto le cose più utili e belle, meritano il premio delle loro qualità, del loro essere solerti, amichevoli, coraggiosi senza ostentazione, e per dirla tutta si sono comportati e manifestati come forse non ci saremmo aspettati che fossero o che fossimo, quando è stato il caso. Ma la storia del senso di colpa in occidente, e la sua attualizzazione estrema in una cultura di impostazione freudiana, non giustifica lo scambiare un’epidemia con una catarsi. Non mi sento purificato dal virus, non chiedo alle circostanze eccezionali in cui stiamo vivendo una lezione morale per come si debba stare al mondo, per essere migliore nel futuro, dopo il relativo risanamento sanitario e epidemico, men che meno un processo in piena regola al recente passato dell’umanità. Dall’idolatria, dal pensiero magico, dalla schiavitù, dal patriarcato indiscutibile e violento, da forme insopportabili di sfruttamento della miseria, dall’idea che l’uno sia per l’altro uno strumento e non un fine, perfino dalle edificanti e cupe scene di vita vittoriana, dal mondo di Dickens e dei fanciulli perduti, dall’intreccio di malattia maldicenza e bêtise che nell’Ottocento si intrecciava al macello sociale, dalle guerre d’acciaio scambiate per tempeste, dalla pialla carceraria del totalitarismo, dalla corruzione della scienza in scientismo, da tutto questo lungo qualche strano percorso siamo pure usciti.

 

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Il virus ha aggredito una civiltà che abbiamo vissuto e difeso in certi approdi versatili e anche troppo umani, più o meno consapevolmente, e che ci ha educato se non forgiato al meglio, in mezzo a mille trappole e sotterfugi, con l’aiuto obliquo, equivoco, dell’egoismo e della logica dello scarto, con odiose persistenze del legno storto dell’umanità, ma una civiltà di cui non dobbiamo vergognarci. Il giovane scrittore Giordano, con misura, ha pubblicato un libriccino in cui conclude, sul contagio, che non è in grado di concludere se non augurandosi che impariamo, secondo la lezione del Salmo, a contare i nostri giorni per avere un cuore saggio. Ecco, questo è un miglioramento auspicabile, rinvenibile negli archetipi del nostro più lontano passato scritturale. Ma la purificazione dei moralisti, la catarsi e la rigenerazione per accedere a una nuova vita nel rigetto di quella sospesa dalla quarantena, questo no: mi accontenterei di una buona immunizzazione.

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