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Parlare bene dei figli

Redazione

Viva il cinema che denuncia gli attacchi politici contro i giovani

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In una scena di “Figli”, l’ultimo film scritto da Mattia Torre, la pensionata madre di Sara respinge così la richiesta di aiuto della coppia trentenne alle prese con la nuova nascita: “Noi anziani siamo una forza silenziosa e tranquilla, ma se ci incazziamo sono dolori. Perché siamo di più. Siamo tantissimi. Ogni 100 giovani ci sono 165 anziani. E questo significa maggioranza assoluta, e cioè Camera, Senato e governo. Abbiamo le tv, perché condizioniamo palinsesti e linee editoriali: Sanremo è fatto per noi e così la grande fiction nazional-popolare. Gli inserzionisti pubblicitari, intorno a cui ruota il mondo, hanno noi come chiodo fisso. Le case di proprietà e i libretti di risparmio su cui si regge l’economia di questo paese, e senza i quali chiudevamo come la Grecia, sono in mano nostra. Il teatro tiene grazie a noi, e così anche quel che resta del cinema. E con il nodo pensioni teniamo in scacco l’intera economia nazionale. Ci manca solo un po’ più di coesione e saremo pronti a fare il culo a tutti”.

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In una scena di “Figli”, l’ultimo film scritto da Mattia Torre, la pensionata madre di Sara respinge così la richiesta di aiuto della coppia trentenne alle prese con la nuova nascita: “Noi anziani siamo una forza silenziosa e tranquilla, ma se ci incazziamo sono dolori. Perché siamo di più. Siamo tantissimi. Ogni 100 giovani ci sono 165 anziani. E questo significa maggioranza assoluta, e cioè Camera, Senato e governo. Abbiamo le tv, perché condizioniamo palinsesti e linee editoriali: Sanremo è fatto per noi e così la grande fiction nazional-popolare. Gli inserzionisti pubblicitari, intorno a cui ruota il mondo, hanno noi come chiodo fisso. Le case di proprietà e i libretti di risparmio su cui si regge l’economia di questo paese, e senza i quali chiudevamo come la Grecia, sono in mano nostra. Il teatro tiene grazie a noi, e così anche quel che resta del cinema. E con il nodo pensioni teniamo in scacco l’intera economia nazionale. Ci manca solo un po’ più di coesione e saremo pronti a fare il culo a tutti”.

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Non è la prima volta che il cinema italiano si occupa di pensionati: in “Andiamo a quel paese” Ficarra e Picone decidono, come lavoro, di mettersi al servizio degli anziani poiché le pensioni sono “l’unico patrimonio culturale trasmissibile alle future generazioni”, una sorta di nuovo petrolio. Ma stavolta il teatrale monologo del genitore egoista pare il manifesto politico dell’Italia attuale. Delle Sardine che hanno contribuito alla sconfitta di Salvini ci si è chiesti subito chi le manovrasse: Romano Prodi? La chiesa? L’Europa? I giovani non sono considerati soggetti della politica né i loro bisogni sono oggetto dell’azione politica: il tentativo di rispondere ai problemi dei trentenni, dalle difficoltà occupazionali a quelle a metter su famiglia (i “figli”, appunto) al debito pubblico fino a quello ambientale, si risolve in vecchie promesse, piccole mance e vecchie tasse verniciate di verde. Intanto, dopo le elezioni in Emilia-Romagna governo e sindacati – peraltro senza obiezioni da parte delle forze di opposizione – si sono già messi alacremente al lavoro sulle pensioni, per una nuova versione di quota 100. Il prezzo del biglietto di questo spettacolo sarà, ancora una volta, scaricato sui giovani: i figli, appunto.

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