Corpi di comunicazione dell'esercito americano. U.S. Army Command and General Staff College, Combined Arms Research Library, World War II Operational Documents Collection

La grande guerra del 5G

Eugenio Cau

Lo scontro commerciale tra Stati Uniti e Cina è quasi cominciato. Non nei settori che tutti si attendevano, come il ferro, la coltivazione di soia e le automobili, ma nel nuovo standard per la comunicazione mobile

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La grande guerra del 5G

 

Mentre eravamo voltati dall’altra parte, la guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina è quasi cominciata. Non nei settori che tutti si attendevano, come il ferro, la coltivazione di soia e le automobili, ma nel 5G.

 

Molto brevemente: la settimana scorsa l’Amministrazione Trump ha imposto delle pene durissime contro ZTE, azienda cinese tra i leader del settore, annunciando che le aziende americane non potranno più rifornire ZTE di componenti e tecnologia (attualmente ZTE impiega il 25-30 per cento di tecnologia americana nei suoi prodotti). La ragione è una vecchia storia di sanzioni iraniane violate. Grave, ma apparentemente risolta. Gli americani l’hanno rispolverata con poco costrutto, e a tutti è sembrato un pretesto per colpire i cinesi. ZTE ha detto che il provvedimento mette in crisi la sua stessa esistenza.

 

Questa settimana l’America ha aperto un’indagine anche su Huawei, altra azienda cinese leader nel settore. Stessa questione di sanzioni iraniane violate. Qui c’è ancora tutta l’indagine da fare, ma mentre il procedimento per ZTE è durato anni, siamo pronti a scommettere che quello contro Huawei sarà più breve.

 

I media anglosassoni dicono che Trump è pronto a usare tutti i mezzi a sua disposizione per colpire ancora.

 

La Cina per ora non ha risposto come si fa nelle guerre commerciali, ossia colpendo le aziende americane, ma il presidente cinese Xi Jinping ha fatto un discorso alla fine della settimana scorsa in cui ha detto: dobbiamo smettere di affidarci alla tecnologia americana, è ora di cominciare a fare innovazione a casa nostra e diventare indipendenti. Jack Ma, il fondatore di Alibaba, ha ribadito il messaggio un paio di giorni fa, e questo significa: i cinesi ormai hanno capito che comunque vada lo scontro con Washington è inevitabile, e si stanno preparando sul lungo periodo.

 

Xi Jinping ha assunto toni quasi marziali, invitando il popolo a stringere la cintura e iniziare una grande impresa come fu la conquista dell’atomica:

   

Come hanno notato molti analisti, se dopo ZTE anche Huawei fosse colpita da dure punizioni americane lo sviluppo stesso della tecnologia 5G potrebbe essere rallentato e perfino messo in crisi. Insieme, le due aziende costituiscono una bella fetta del mercato globale, e hanno molti contratti di ricerca e sviluppo, anche con compagnie italiane ed europee.

 

Ma perché il 5G? Ricorderete che qualche anno fa, quando siamo passati dalla tecnologia di trasmissione dei dati mobile 3G a quella 4G, non fu tutta questa rivoluzione. Le pagine Facebook si caricavano un po’ più veloce, ecco tutto. Perché allora il 5G dovrebbe essere diverso, e perché le due superpotenze si stanno facendo la guerra per averne il controllo?

 

In teoria, tutto dipende dall’interconnessione sempre maggiore. Le macchine che si guidano da sole, per esempio, hanno bisogno di essere continuamente connesse a internet. Attualmente, però, le connessioni sono debolucce e incerte: serve il 5G. Sarà così per tutto: dalle telecamere di sorveglianza agli Apple Watch alle centrali elettriche, tutto sarà mosso dal 5G. Se mai un giorno i robot dovessero ribellarsi e sottomettere l'umanità, saranno connessi tra loro dal 5G (magari per allora avremo un 6 o un 7G, ma il risultato non cambia).

 

Insomma, nelle previsioni di chi se ne intende, il 5G dovrebbe diventare una grande infrastruttura, come un ponte o una strada. Ma se ponti e strade sono infrastrutture neutre, e poco importa chi innalza i piloni e stende l’asfalto, non vale lo stesso ragionamento per il 5G.

 

Anche se ci saranno degli standard per il 5G, non è indifferente sapere chi costruisce i componenti e gestisce le reti. Avere la possibilità di controllare, monitorare o accedere alle reti 5G di un paese significherà avere in mano un’arma potente.

 

Funziona così per tutte le grandi tecnologie che segneranno il nostro futuro. Sull’intelligenza artificiale le potenze si guardano con sospetto, i social media occidentali e quelli cinesi (per non parlare di quelli russi, indiani…) sono già mondi separati, la ricerca genetica usa standard differenti.

 

Stiamo costruendo le infrastrutture del futuro, ma non sono come le vecchie ferrovie. La guerra del 5G potrebbe essere il preludio di un’altra grande delusione digitale: fatto per unire, sta diventando ragione di conflitto.

 

 

Mentre succedeva il patatrac di ZTE, la settimana scorsa, mi trovavo a Shenzhen, in Cina, a visitare il quartier generale dell'azienda. Coincidenza notevole. Ho scritto un reportage per il Foglio, si può leggere qui.


   

VALLEY E ALTRE VALLEY

 

Cosa è successo questa settimana

 

 

    

  • Non è detto, tuttavia, che i giornali siano sempre nemici. Guardate per esempio questi articoli contro il GDPR, la nuova regolamentazione Ue sui dati personali. Sono usciti lo stesso giorno sul New York Times e sul Wall Street Journal, e dicono praticamente la stessa cosa. Coincidenze?
  • Ancora il Wsj: più che di Facebook, bisogna avere paura di Google.
  • Alek Minassian, l'autore dell'attacco di Toronto che ha ucciso 10 persone questa settimana, poco prima di partire per la sua missione assassina ha scritto su Facebook: "La ribellione incel è già iniziata". Cos'è incel? E' un movimento online di giovani uomini frustrati che odiano le donne perché non vogliono avere rapporti con loro (involuntary celibacy), cosa che loro considerano un diritto. Alcuni di questi frustrati, alla fine, le donne le uccidono pure. Qui c'è una spiegazione del New York Times che mette molta tristezza.
  • La settimana scorsa a Las Vegas c'è stato un grande evento di e-sport (gente che gioca ai videogiochi in maniera professionale) con Fortnite, uno sparatutto che in questo periodo va fortissimo. Uno di The Verge ci è andato e si è divertito molto.
  • Questa è una buona risorsa: uno specchietto di tutte le compagnie che stanno sviluppando dei chip per l'intelligenza artificiale (Facebook si è aggiunta da poco).

  


VIDEO BONUS

   

Questo è un gran pezzo di tecnoarcheologia, recuperato da Hacker News. Un documentario di 30 minuti che racconta l'ultimo giorno della linotype al New York Times, vale a dire della stampa alla vecchia maniera, nel 1978. Ci sono interviste ai giornalisti preoccupati per l'avvento della "nuova tecnologia" di stampa e immagini d'archivio stupende.

   


LONG READ, METTETEVI COMODI

La lettura che migliorerà la vostra giornata: i ricercatori del MIT stanno studiando un modo per controllare i sogni.

 

Un bel saggio spiega perché presto il mondo della moda sarà dominato dalle macchine: in fondo, anche lo stile è un algoritmo. Ricordate Meryl Streep ne "Il Diavolo Veste Prada"? Nel remake, tra vent'anni, un computer potrebbe assumere lo stesso ruolo.

 

Gran intervista che segna il ritorno di Marissa Mayer, ex ceo di Yahoo.

 

Da inserire nell'elenco "cose terribili che potrebbero essere provocate dall'intelligenza artificiale": la guerra nucleare.

 

A proposito. L'esercito americano ha creato una Corea del nord con la realtà virtuale per addestrare i suoi soldati.

 

L'ultima mania salutista nella Silicon Valley è il digiuno – a intermittenza, però.

 

Appello ai ragazzi giovani che leggono: se siete ancora in tempo e state decidendo quali studi fare, date retta a zio Silicio e iscrivetevi a qualunque cosa abbia a che vedere con l'intelligenza artificiale. Gli ingegneri bravi nel campo sono così pochi che questo tipo qui prende quasi due milioni di dollari all'anno lavorando per un'associazione non profit (!).

 

Se poi vi annoiate a fare i milioni, potete usare l'AI anche per fare le magie.

 

Il New Yorker ha un ritratto bellissimo della donna che ha disegnato le prime icone del primo Macintosh. Oggi le diamo per scontate, ma l'idea di poter comunicare con un computer per immagini, al tempo, fu rivoluzionaria.

 

YouTube ha un problema di bestialità. Nel senso di gente che compie atti carnali con gli animali. (Dicono di averlo risolto, speriamo).

 

Pezzo musicale numero uno. Come insegnare all'intelligenza artificiale a scrivere una canzone pop di successo.

 

Pezzo musicale numero due. Una volta che l'AI avrà imparato, non preoccuparsi troppo per le sorti dell'industria.


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Letterboxd, nome a parte, è una app interessante per chi ama il cinema. E' un database con tutti i film immaginabili, che vi consente di tenere traccia di quelli visti e di quelli che vorreste vedere, con trailer, informazioni sugli autori e sul cast e così via. Ha anche qualche funzione social, se avete altri amici appassionati. Bella grafica. PerAndroid e per iPhone.

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  • Eugenio Cau
  • E’ nato a Bologna, si è laureato in Storia, fa parte della redazione del Foglio a Milano. Ha vissuto un periodo in Messico, dove ha deciso di fare il giornalista. E’ un ottimista tecnologico. Per il Foglio cura Silicio, una newsletter settimanale a tema tech, e il Foglio Innovazione, un inserto mensile in cui si parla di tecnologia e progresso. Ha una passione per la Cina e vorrebbe imparare il mandarino.