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editoriali

Scuola e sud, parole spese male

Redazione

Due temi importanti, ma i partiti hanno proposto solo spesa e demagogia 

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Non è che non se ne parli, come pure accusa qualche accorata voce sempre pronta a denunciare il disinteresse delle politica. In verità se n’è parlato molto. Il problema vero è in che modo se ne parla. E per come se ne è parlato durante la campagna elettorale, se ne è parlato persino troppo. La scuola e il sud. Due “problemi” italiani ovviamente non aggregabili, per quanto si intreccino in più punti. Della scuola, nonostante il parere di Galli della Loggia sul Corriere di ieri, si è parlato molto a inizio campagna. Post pandemia e crisi sociale, fragilità dei giovani e scontento dei docenti sono ormai argomenti troppo urgenti per non essere presi in considerazione. Il sud è diventato il punto infiammato della competizione di domenica: “Il sud decide il voto”, titolava ieri in prima pagina Repubblica. Il problema, appunto, è come se ne è parlato: nel complesso male, dunque persino troppo.

Per quanto riguarda la scuola, Pd, Sinistra-Verdi, M5s e centrodestra (appena differenziato, non moltissimo, il Terzo polo) hanno puntato tutto sulla spesa: più stipendi  (ma con quale controllo della qualità?), assunzioni, più strutture, gratuità a schiovere (libri, autobus, mense) senza la minima indicazione delle coperture. Populismo come insensata cura di un settore già incrostato di spesa pubblica mal governata, come ha segnalato la Fondazione Agnelli. Quanto al sud, il “papà del Reddito di cittadinanza” ha capito che è solo con promesse di spesa a pioggia che assomigliano al voto di scambio che poteva rialzare un M5s in caduta libera e insidiato dalla destra, portatrice a sua volta di vaghe promesse di detassazioni e spesa pubblica. E infatti anche Enrico Letta nelle ultime settimane ha modificato agenda e comunicazione e si è buttato al sud. Per dire cosa? Ad esempio, per promettere 300 mila assunzioni pubbliche. Un modo di affrontare temi seri senza verità e senza dire la verità agli elettori (sul costo reale delle promesse). Un modo populista e demagogico. Troppo e male.

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