Foto Mauro Scrobogna /LaPresse

Editoriali

Sicurezza sì, boicottaggio no

Redazione

Riaprire la scuola. I “ma” di dirigenti e sindacati non devono essere alibi

Riaprire le scuole a settembre è un obiettivo fondamentale del governo e, si dovrebbe dire, del paese. Farlo assicurando il massimo possibile della sicurezza non è semplice, richiede decisioni appropriate e la responsabilità di tutti, a cominciare dai dipendenti della scuola per vaccinarsi, tutti e al più presto. Sottolineare i problemi che restano aperti è un atto di responsabilità, invece agitare le difficoltà per rendere più difficile il rientro completo no, non lo è.

 

Le rappresentanze scolastiche che hanno incontrato il ministro Patrizio Bianchi nei giorni scorsi oscillano paurosamente tra i due atteggiamenti. Da alcune dichiarazioni, per esempio quella di una sindacalista che afferma che “non saranno i dirigenti scolastici a trasformarsi in virologi”, si trae l’impressione che la giusta ricerca di norme certe si trasformi in una richiesta di “rischio zero”, che nasconde un rifiuto a riprendere le lezioni in presenza. La didattica a distanza, che non soddisfa affatto le esigenze di apprendimento degli studenti, per i docenti è piuttosto comoda. O almeno lo è per una parte, magari minoritaria, ma spesso ben sindacalizzata, dei docenti: quelli che hanno investito di meno nella Dad, e dunque non ne hanno neppure saggiato i limiti.

 

C’è il sospetto, speriamo infondato, che proprio per questo si sollevino tante obiezioni al percorso, comunque complesso ma che si può e si deve affrontare, per ritornare alla presenza in classe di docenti e studenti. Si possono studiare le misure adottate in altri paesi  – la scelta della Francia di limitare la Dad, in caso di focolai, agli studenti non vaccinati è interessante – o sui trasporti, ma fare confusione per rendere ancora più difficile il rientro sarebbe inaccettabile. Sicuramente la gran parte degli addetti della scuola è impegnata a fornire la migliore istruzione possibile, ma c’è il rischio che posizioni corporative esageratamente contrattualistiche finiscano col travisare la loro volontà. Un principio di sicurezza se usato in modo ragionevole è sacrosanto, se assolutizzato finisce col coincidere con il sabotaggio.

 

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